XXIV del tempo ordinario B

16 settembre 2018

La logica di Dio e quella dell'uomo continuano ad essere distanti tra loro. Non solo la parola di Dio non va usata a proprio piacimento per far dire a Dio ciò che vuole l'uomo, ma è evidente che Dio non si abbassa nemmeno ad assecondare i progetti dell'uomo quando questi si oppongono al suo disegno: infatti Dio stravolge volentieri i piani dell'uomo, esaltando gli umili e abbassando i prepotenti, rimettendo in piedi gli sfiduciati e aprendo gli occhi di chi vede solo se stesso, facendo parlare chi è muto perché proferisca parole buone e sagge e aprendo le orecchie di chi è sordo e si ostina a non sentire. Che poi la logica di Dio e dell'uomo siano disgiunte ce lo dimostra la folla dei tempi, i discepoli e persino il grande Pietro. Alla famosa domanda: «Cosa dice la gente di me?», i discepoli riportano i pettegolezzi di paese, quei pettegolezzi che erano in vigore duemila anni fa e che sono in vigore tutt'oggi anche nei nostri paesi, bar e negozi. E quei pettegolezzi dimostrano come nessuno aveva capito chi era veramente Gesù, attribuendogli chi la fama del profeta, chi la persona di Giovanni Battista, chi quella di Elia. Non c'era anima viva che avesse riconosciuto nel Cristo il Messia, il Figlio di Dio. E nemmeno i discepoli l'avevano ben compreso, perché alla fatidica domanda: «Voi, chi dite che io sia?», nessuno si è preso la briga di rispondere se non Pietro, che, sì l'ha riconosciuto come il Cristo, ma a quanto pare, dalle parole di Gesù riportate negli altri vangeli, non era tutta farina del suo sacco, ma di Dio che lo aveva ispirato. Anche noi come loro, che non ci lasciamo scappare i pettegolezzi, mostriamo di non conoscere Gesù, perché lui è la Parola di Dio fatta carne, una parola che a stento esce dalle nostre bocche perché impegnate in altro. Chi non parla di Dio è perché non conosce Dio. Effettivamente siamo più convinti di conoscere gli altri, vita, morte e miracoli, più che Dio che nel suo Figlio si è mostrato a noi. Ma ancora: comprendiamo come la logica di Dio sia ancora lontana da quella dell'uomo quando noi stessi vogliamo che Dio la pensi come noi. Quante volte preghiamo con l'intento che Dio ci ascolti e faccia ciò che gli chiediamo. È sbagliato? Non del tutto, ma la preghiera non deve portare Dio dalla nostra parte, ma noi dalla parte di Dio. Anche perché il Signore sa già cosa desideriamo e ciò di cui abbiamo bisogno, quindi non serve tirare le coperte di Dio dalla nostra parte, ma piuttosto metterci noi sotto la coperta di Dio, sotto la sua protezione e la sotto la sua volontà. Allora comprenderemo meglio Lui, il suo disegno sulla nostra vita, lo conosceremo sempre di più e ci sforzeremo di conoscere meglio anche gli altri portando loro una parola buona anziché perderci in vane e inutili chiacchiere. Pietro è l'esempio lampante di tutto questo. Prima, dando ascolto all'ispirazione datagli da Dio, professa che Cristo è il Messia, il Figlio del Dio vivente, e due minuti dopo, preso dalla logica umana secondo la quale il Messia sarebbe arrivato per liberare il popolo dal dominio straniero, si mette a sgridare il Maestro, un po' come fanno i genitori di oggi che assecondando i figli insultano gli insegnati. Ah che mondo perverso! Come puoi Pietro rimproverare Cristo? Lui è il Maestro, tu sei il discepolo! Povero Pietro, povera umanità, poveri noi! Non avendo capito Dio, voleva imporre il pensiero dell'uomo. Ed ecco che Cristo ristabilisce l'ordine, quello che il mondo di oggi ha perso; ma non è detta l'ultima parola, se nel nostro piccolo contribuiamo a ristabilirlo. Solo mettendoci alla sequela di Cristo non ragioneremo più come Satana, come il demonio, secondo la mente del diavolo che, come dice il termine stesso, è colui che divide, spezza, separa, ma secondo la legge di Dio. Il diavolo vuole separarci dal Signore; noi, invece, dobbiamo metterci dietro a lui. Quel «Vade retro», infatti, non significa allontanare, ma mettersi dietro. Gesù non allontana Pietro, ma gli impone di mettersi dietro a lui, alla sua sequela, per non pretendere di sapere più di Dio. Così anche a noi dice: «Vade retro», cioè «Mettiti dietro, prendi sulle tue spalle la logica della croce e seguimi». Solo nella logica della croce le nostre opere andranno di pari passo alle parole che pronunciamo e la nostra fede, come ci dice l'apostolo Giacomo, seguita dalla opere sarà una fede buona e non una fede morta in se stessa. E allora, e solo allora, la nostra logica inizierà ad avvicinarsi a quella di Dio, comprenderemo Dio e lo seguiremo più volentieri.