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XXIX del tempo ordinario B

21 ottobre 2018

Che faccia tosta hanno Giacomo e suo fratello Giovanni, nel chiedere al Signore ciò che essi vogliono. Senza peli sulla lingua, vanno dal Signore a chiedergli una cosa, dando per scontato che Egli possa realizzare le loro aspettative; un po' come avviene per noi, che sappiamo a chi e che cosa chiedere dando per scontato che questa o quell’altra persona di fronte a noi e alla nostra richiesta non si tiri sicuramente indietro e ci conceda tutto quanto richiesto. Un po’ come fanno i bambini, che dai genitori vogliono… E se non fosse così? E se quando meno ce l'aspettiamo quella o quest’altra persona non fosse più lì ad esaudire i nostri desideri? Che rabbia, che nervoso, che botta in testa. Questa fu la sensazione che provarono Giacomo e Giovanni insieme a tutti quelli che se l'erano presa con loro per gelosia, invidia o più semplicemente per la loro sfacciataggine, anche se tutto sommato pure gli altri ambivano a ciò che i due fratelli, Giacomo e Giovanni, avevano chiesto. Sedere alla destra del Signore, nella sua gloria, come richiesto dai due fratelli, non è cosa da poco, il problema è capire dove sedere alla sua destra e quale sia questo trono di gloria al quale ambivano tanto. Ma l'ambizione, che ha fatto scatenare malumori tra il gruppo, non era l'unico problema: infatti la vera questione era l'ignoranza che aleggiava in tutto il gruppo di quegli amici che si erano trovati a vivere con il Maestro, avendo risposto alla sua chiamata, ma che non avevano ancora compresa bene. La realtà dei fatti era ben diversa da come se la immaginavano loro. Fin dal primo giorno che l'avevano incontrato aveva acceso in loro quel qualcosa di affascinante: aveva fatto prendere il largo a Simone, malgrado la pesca notturna fosse andata male, riempiendo le loro reti di pesci in quantità smisurata; e poi via via, quanti altri segni straordinari: aveva cambiato l'acqua in vino alle nozze di Cana; aveva guarito la suocera di Pietro e molti altri ammalati; sul monte aveva cambiato d'aspetto mostrando loro la gloria di Dio; cinque pani e pochi pesci erano diventati il pranzo abbondante per cinquemila uomini. Chi di noi non l'avrebbe seguito, cercato, e trovato per fargli la stessa domanda che i meno timidi tra i discepoli avevano avuto il coraggio di rivolgergli? Per uno così non c'era da dubitare nemmeno al primo minuto, nemmeno quando aveva detto a Simon Pietro: «Prendi il largo», malgrado quella notte fosse stata un vero e proprio fallimento lavorativo. Per uno così bisogna non solo prendere il largo, ma andare a fondo, capire cioè a cosa ci chiama, comprendere che la sua chiamata non è per la gloria e gli onori, ma per una vita spesa in pienezza. Facevano fatica i discepoli a comprendere questo; facciamo fatica noi, i nostri ragazzi e i nostri giovani a lasciarci conquistare da uno che ti chiede tutto per darti cento volte tanto. Facciamo fatica anche noi come i suoi apostoli a comprendere che il trono di gloria sarebbe stata ed è la croce stessa e che quel posto accanto a lui il Padre non l'ha riservato per i suoi discepoli, per grandi autorità o governanti, ma per due malfattori, bisognosi più di tutti di incontrare la misericordia di Dio. Facevano fatica a comprendere che per regnare con lui sarebbero dovuti passare attraverso la rinuncia totale della propria vita, divenendo però i primi messaggeri e missionari della Parola di Dio che li portò sì alla passione e morte, come avvenne per il Maestro, ma nello stesso tempo a regnare per sempre con lui nella gioia eterna dei cieli. Lo capirono dopo, perché pensavano che quel regno di gloria fosse qualcosa di terreno, tanto che quando videro il trono della sua gloria su questa terra, cioè la croce, fuggirono tutti, lasciando Gesù solo sul Calvario. Cosa imparare da questa lezione? Una sola cosa: Gesù chiama i nostri ragazzi e giovani a prendere il largo verso orizzonti nuovi, chiama ciascuno a lasciare gli ormeggi che ci legano a questa terra, confondendo la gloria materiale con quella eterna, chiama le famiglie ad abbandonare le paure di qualcosa di troppo esigente che il Signore si aspetta, per diventare missionari del Vangelo nella nostra terra o in terre lontane, senza cercare gratificazioni umane, ma solo la gioia divina per aver portato Cristo a qualcuno. Ci saranno missionari tra i nostri ragazzi, tra i nostri giovani  che siano disposti a prendere il largo senza paura? Ci saranno famiglie missionarie disposte a trasmettere la gioia del dare anziché del ricevere, invitando i più giovani ad accogliere la vocazione missionaria che il Signore rivolge? Ci saranno cristiani capaci di prendere il largo verso persone vicine per annunciare loro il Vangelo con la vita e il buon esempio?