XXXIV del tempo ordinario B

Cristo re dell'universo

25 novembre 2018

Se il regno di Cristo non è di questo mondo, di quale mondo sarà re Cristo? Comprendo bene quel «Dunque tu sei re?» di Pilato. Non gli è bastato chiederglielo una volta sola, ma ha voluto accertarsi che fosse così. E noi? Noi pensiamo d'aver compreso tutto sul regno di Dio? Gesù motiva molto bene il suo essere venuto sulla terra. Dice infatti: «Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità ascolta la mia parola». Ecco allora il perché all'inizio del suo ministero pubblico Gesù aveva esordito dicendo: «Il Regno dei cieli è vicino: convertitevi e credete al Vangelo». In un altro passo, mentre predicava la buona parola, Gesù disse ai suoi di stare bene in guardia da coloro che avrebbero indicato il regno di Dio qui o là, in un posto ben preciso e in un'ora esatta. Disse: «Non andate con loro, non seguiteli». Di profeti di sventura ce n’è pieno il mondo, che con assurde profezie incutono timore per l’imminente fine del mondo. Ma Cristo è stato chiaro: è inevitabile che le catastrofi accadono, ma la fine spetta solo a Dio sapere quando sarà. Noi dobbiamo preoccuparci piuttosto di vivere bene da cristiani su questa terra e la venuta del suo regno non ci farà paura. Dobbiamo piuttosto temere noi stessi e il nostro atteggiamento contrario al Signore e al suo Vangelo che ci allontana dal regno di Dio. Eh sì, il suo regno non è di questo mondo, perché se il regno di Dio fosse in questo mondo nessuno avrebbe condannato Cristo e ancor oggi nessuno lo condannerebbe con la propria indifferenza o con la superficialità nei suoi riguardi. Se il suo regno fosse di questo mondo non ci sarebbero gli eterni problemi che ogni anno si ripresentano: costruire o non costruire il presepio per Natale; tenere o non tenere il crocifisso in luoghi pubblici? Povero Gesù Cristo, da re della vita, della storia, dell'umanità è diventato oggetto di campagne pubblicitarie e politiche, per colpa sì di quegli insensati che lo vogliono levare dalla terra in nome – dicono – di un rispetto religioso che delinea però la loro apatia nei confronti di Dio e si professano anche credenti e praticanti; ma nello stesso momento anche per colpa di chi si scaglia a favore di Cristo in un presepio o inchiodato sulla croce nei luoghi pubblici giusto quando si tira fuori l'argomento, ma di Cristo nostro Signore e delle radici cristiane che vanno predicando penso proprio che gliene importi granpoco o addirittura niente. Ma cosa volete? Il suo regno non è di questo mondo. Il problema vero è questo mondo, che senza la regalità di Cristo vaga senza guida, annaspando qua e là; con le proprie idee, con le proprie convinzioni, con le proprie ideologie libertine che vanno da ogni parte; ognuno vaga senza una meta e ciascuno si fa giudice di se stesso, arbitro di se stesso, chiuso in se stesso. Con il battesimo Dio non ci ha solo resi partecipi della dignità regale, per regnare con lui nella gloria, ma ci ha donato di essere anche sacerdoti e profeti. Sacerdoti, perché mediante il nostro corpo reso santo dalla sua presenza in noi, compiamo l'opera sacerdotale di offrire a Dio il nostro grazie, la nostra lode, la nostra stessa vita come sacrificio a lui gradito. Ecco perché nell’offrire il pane e il vino il sacerdote dice: «Pregate, perché il mio e il vostro sacrificio sia gradito a Dio, Padre onnipotente» e tutta l’assemblea acclama: «Il Signore riceva dalla tue mani questo sacrificio, a lode e gloria del suo nome, per il bene nostro e di tutta la sua Santa Chiesa». E come vorrei che alcuni esercitassero questo servizio sacerdotale ancor di più attraverso il ministero presbiterale, rendendo continuamente presente Cristo nella sua Chiesa ein questo mondo che ha estremamente bisogno di Cristo. Ma occorre avere il coraggio del discernimento, il coraggio della domanda: se il Signore mi chiamasse o chiamasse mio figlio, mio nipote, un giovane di questa mia comunità al ministero sacerdotale, come mi disporrei? Proprio perché santificati nel Battesimo,diventiamo anche profeti di una parola che non è nostra, ma sua, che non è di questo mondo, ma di Dio. Oh se il mondo parlasse più in nome di Dio, anziché ciascuno in nome di se stesso. In questo mondo in nome di Dio ormai si sentono solo i successori di Pietro che chiedono di far cessare le guerre e i vigliacchi terroristi che uccidono in nome di Dio. Ma perché in questo mondo non c'è più posto per Dio? Perché più nessuno parla di Dio se non quando bisogna stupidamente discutere se cancellare le radici cristiane in nome di quel becero rispetto buonista o tenerle, ma nascoste bene perché di Cristo in realtà al mondo di oggi poco importa? Ma tant'è che il suo regno non di questo mondo... E le radici cristiane le si troverà ancora nei grandi supermercati, perché tutto sommato sarà ancora lì che arriveremo per dire che abbiamo radici cristiane… mah….