Tutti i Santi

1 novembre 2017

Momento certamente forte di questa prima tappa del nostro anno pastorale è sicuramente la festa dei santi e il ricordo dei nostri cari defunti. Queste ricorrenze ci aiutano a rispondere alla domanda che il Signore pone anche a noi oggi, come ai primi discepoli: «Che cercate?». Il ricordo dei santi ci spinge a guardare in alto, verso questi fratelli che godono la gloria del cielo, ma nello stesso istante ci spinge a cercare nella vita la via della santità, quella stessa via che loro stessi hanno percorso e che siamo chiamati per vocazione a percorrere anche noi. Chi sono i santi? Non sono certamente persone diverse da noi, infatti anche noi possiamo essere chiamati santi dal momento che, pur nella fatica, cerchiamo e ci sforziamo di vivere il vangelo. Siamo santi per vocazione e la vocazione alla santità è propria di ogni cristiano. San Paolo nelle sue lettere ci parla di vocazione alla santità, quando agli Efesini scrive: “Un solo corpo e un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione” (Ef 4,4). E all’amico Timoteo aggiunge: “Egli infatti ci ha salvati e ci ha chiamati con una vocazione santa, non già in base alle nostre opere, ma secondo il suo progetto e la sua grazia. Questa ci è stata data in Cristo Gesù fin dall'eternità” (2Tm 1,9). La vocazione santa di cui ci parla l’apostolo non è altro che la chiamata del Signore a un progetto di salvezza che si manifesta proprio nel nostro essere discepoli di Cristo, chiamati a mettere in pratica il suo vangelo attraverso quei nuovi comandamenti che sono le beatitudini stesse: poveri in spirito, afflitti, miti, affamati e assetati di giustizia, misericordiosi, puri di cuore, operatori di pace, perseguitati per la giustizia. E poi ci mostra che la via della santità non è certo semplice. Egli stesso infatti aggiunge alla fine del suo discorso: «Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia». Ma nello stesso istante dice: «Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli» (Mt 5,1-12a). Ecco perché la porta per la santità non è larga, anzi; ecco perché la via verso la santità non è facile da percorrere. In un altro passo evangelico troviamo Gesù che istruisce i suoi dicendo loro: «Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che vi entrano» (Mt 7,13). «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno» (Lc 13,24). La santità non è un gioco da ragazzi, ma fin da ragazzi possiamo cercare la via che conduce alla porta della santità sforzandoci così di entrarvi. Così come la vocazione non è un gioco, ma una cosa seria, da prendere sul serio. E allora, rispondendo alla chiamata del Signore che ci chiede: «Che cosa cercate?», potremo dirgli a chiare lettere che cerchiamo la via della santità, potremo ribattere che cerchiamo di entrare per la porta stretta della santità, potremo persino chiedergli aiuto per accedere alla santità seguendo i suoi insegnamenti, facendo delle beatitudini uno stile di vita. Sarebbe sciocco pensare che la grande moltitudine di cui ci ha parlato l’Apocalisse sia composta da uomini e donne perfette; sarebbe banale pensare che molti uomini e donne nel corso dei secoli siano stati perfetti perché santi. È più intelligente pensare che siano santi perché si sono sforzati di entrare per quella porta stretta che ha fatto lasciar fuori quelle cose ingombranti che impedivano loro di accedervi. Così come sarà per noi saggio pensare che uomini e donne, conosciuti o meno, hanno percorso la via impervia del vangelo, ma non sono tornati indietro perché la ritenevano troppo faticosa. Ecco cosa dobbiamo far imparare ai nostri ragazzi: la vocazione è seria, richiede sacrificio, qualsiasi essa sia, ma se realizzata secondo gli insegnamenti e i progetti di Dio porterà certamente a un pieno compimento, che chiamiamo santità. Occorre aiutare i nostri giovani a vivere la propria vocazione non come un peso, ma non senza pesi. Perché le vocazioni sacerdotali e religiose stanno scomparendo? Perché la vocazione matrimoniale è sempre più sminuita? Perché si pensa che la chiamata di Cristo sia troppo impegnativa e non si vuole fare fatica. Non si parla più di vocazione perché è impegnativo rispondere alla domanda: «Che cosa cerchi nella tua vita?». Ma chi è avanti negli anni e ha vissuto la fatica di metter su casa e di esporsi alle incombenze della vita potrà testimoniare ai più giovani che la vocazione, se vissuta in santità di vita, può sembrare impegnativa, ma quanto mai arricchente di soddisfazioni. E allora, mostriamoci grati al Signore per averci chiamato alla santità nei nostri diversi ministeri e nelle nostre diverse scelte di vita, ma nello stesso momento mostriamo a noi stessi e ai più giovani che la santità dentro le diverse forme di vocazione è possibile, anche se spesso faticosa da perseguire.