Pasqua di Risurrezione

1 aprile 2018

Tra le donne che vanno al sepolcro c'è lei, Maria Maddalena. I suoi occhi quel mattino sono ancora chiusi, ottenebrati dal dolore. Vede il sepolcro, lo vede vuoto, ma non vede altra possibilità che il trafugamento del cadavere. Per questo corre dai suoi discepoli a dire: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!». Vede, ma non con gli occhi della fede. E come lei anche i due discepoli, il più anziano, Pietro, e il più giovane, il discepolo amato. Corrono entrambi per vedere il sepolcro vuoto e accertarsi che Maria non si sbagliasse; corrono i due, il più giovane e il più vecchio, perché nella vita di fede non c'è età nella quale non si debba correre. Bisogna correre nella fede, sia che siamo giovani, sia che siamo più anziani. L'importante è correre, non smettere mai: la fede non può fermarsi, la fede non può fermare. Chi si ferma non ha fede, chi non corre verso quel sepolcro vuoto è apatico, ma degli apatici il Signore non sa che farne. Il Signore vuole farci correre! Gente che corre, che va, che viene, gente che non sta più nella pelle. Quanti di noi sono corsi oggi per venire al sepolcro e vedere che fosse davvero vuoto? Quanti dei nostri ragazzi e giovani, adulti e anziani corrono con le gambe della fede ogni domenica intorno all'altare per contemplare il sepolcro vuoto e incontrare il Signore risorto? Correre, correre, non smettere mai di correre. Pietro, il più anziano fa più fatica, il discepolo amato, più giovane, arriva per primo. Ma attende, non entra, aspetta Pietro. Nella vita di fede tutti corriamo, chi arriva prima, chi dopo: ciò che conta è aspettarsi, per fare insieme esperienza del sepolcro vuoto, per credere insieme che il Signore non è più lì. Insieme, nella Chiesa, dobbiamo camminare, correre, muoverci, ma mai in solitaria, mai! Solo insieme possiamo rendere forte la nostra fede, anche di fronte alle sorprese che il Signore ci mette davanti anche se non le comprendiamo subito, come è avvenuto quella domenica mattina presso il sepolcro per le donne e per i discepoli. La fede ci fa muovere, la fede ci fa correre, la fede ci fa vedere. E come Maria, la fede ci farà vedere il Risorto nel giardino della nostra esistenza, lo incontreremo sulle strade della nostra vita, nei luoghi dove lui ci ha condotto perché la nostra vocazione si esprima al meglio e si realizzi. Comprenderemo che lui è vivo, non più morto, capiremo che proprio perché vivo noi potremo ancora udire la sua voce, ascoltare i suoi consigli, prendere ogni giorno la direzione giusta per le nostre scelte. «Raccontaci, Maria: che hai visto sulla via?». «La tomba del Cristo vivente, la gloria del Cristo risorto, e gli angeli suoi testimoni, il sudario e le sue vesti. Cristo, mia speranza, è risorto; e vi precede in Galilea». Ma soprattutto potremo anche noi fare come i due discepoli di Emmaus in quella stessa sera: dopo averlo incontrato risorto presso l'altare ogni domenica, Pasqua settimanale, saremo chiamati per vocazione ad andare dai suoi discepoli e dire: «Abbiamo trovato il Cristo!» e dire loro ciò che egli ha detto al nostro cuore.