Trinità B

27 maggio 2018

Interroga i tempi antichi e guarda se c’è un Dio come il nostro Dio che ha tanto a cuore il suo popolo. «Sappi dunque oggi e medita bene nel tuo cuore che il Signore è Dio lassù nei cieli e quaggiù sulla terra: non ve n'è altro». E proprio perché non abbiamo altro Dio, Mosè continua dicendo: «Osserva dunque le sue leggi e i suoi comandi che oggi ti do, perché sia felice tu e i tuoi figli dopo di te e perché tu resti a lungo nel paese che il Signore, tuo Dio, ti dà per sempre». Se davvero non abbiamo altro dio all’infuori del nostro Dio, dobbiamo osservare i suoi comandamenti, ma non per fare un piacere a Dio, ma – come dice lo stesso Mosè – «perché sia felice tu e i tuoi figli dopo di te». Dio Padre ci dona i suoi comandi perché noi possiamo essere felici nella vita; lo Spirito attraverso le parole dell’apostolo Giovanni dirà: “In questo infatti consiste l'amore di Dio, nell'osservare i suoi comandamenti; e i suoi comandamenti non sono gravosi” (1Gv 5,3); Gesù, il Figlio, a proposito del suo comandamento, sottolineerà: «Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero» (Mt 11, 29-30). Che cos’è la Trinità se non questo abbraccio amorevole del nostro Dio che per la nostra felicità e la nostra piena realizzazione non ci impone delle regole, ma attraverso dei comandi, ovvero degli insegnamenti, ci permette di essere felici? Purtroppo la parola comando ci suona di imposizione; ma chi di noi non si impone naturalmente e inconsciamente di essere felice? Se dunque vogliamo essere felici non possiamo far altro che osservare i comandamenti del Signore, che come un giogo vengono posti sulle nostre spalle, ma ciò non è una sottomissione, anzi, è la nostra più grande libertà. Il ragazzo e l’adolescente quando si sentono dare degli ordini fanno di tutto per sviarli e trasgredirli, perché nella natura umana della ribellione ogni imposizione deve essere rifiutata, ma, se accolta come possibilità per essere felice e crescere nella maniera più adeguata, allora non può essere respinta, perché è nella natura dell’uomo cercare la felicità. Talvolta però la felicità facciamo fatica a trovarla e ci rifugiamo in cose effimere. In questo momento penso agli anche agli adulti che cercano la felicità non solo nella trasgressione, ma anche nel denaro, nel gioco d’azzardo, in quelle forme di svago che anziché portarci alla felicità ci portano alla dipendenza. Perché i comandi del Signore li vediamo come un’imposizione e i nostri idoli li vediamo come un senso di libertà, quando in realtà non lo sono? Che cos’è la Trinità? La Trinità è quell’abbraccio amorevole di Dio che non ci tiene imbrigliati a sé, ma come ogni abbraccio ci fa sentire a nostro agio in quell’involucro d’amore che mai nessuno oserebbe definire reclusione. L’amore è ciò che ci fa star bene, perché quando ci sentiamo amati allora la nostra vita acquista un senso. Ma proprio quando siamo amati abbiamo la forza di accogliere ogni comando, ogni dritta, ogni consiglio senza sentirci schiavi, perché l’amore non schiavizza, ma rende liberi di essere se stessi e di realizzarsi. Scrive infatti l’apostolo Paolo: “voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: «Abbà! Padre!»”. Non siamo schiavi di Dio, ma suoi figli nel Figlio suo Gesù Cristo e come ogni padre ha cura dei propri figli indicando loro la via giusta da seguire, così anche Dio non vuole renderci schiavi, ma vuole abbracciarci in questo scambio d’amore perché la nostra esistenza abbia un senso, anche se a volte fatichiamo a comprenderlo e a seguire i suoi insegnamenti dettati solo dall’amore per noi, fragili creature, che spesso cadiamo nella schiavitù di idoli che veneriamo dimenticandoci di Dio e della libertà che egli ci ha donato, dove per libertà si parla di vera felicità. Che cos’è la Trinità nel nome della quale siamo stati battezzati? È quella relazione che si instaura tra noi e Dio e tra noi e ogni fratello. Siamo radunati nel nome della Trinità, nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo: in mezzo a noi abita la Trinità, perché è la Trinità che ci lega come fratelli e ci permettere di vivere da fratelli, anche quando, come i fratelli di una famiglia, non sempre riusciamo ad andar d’accordo. Ma solo nel nome della Trinità beata potremo lasciarci avvolgere da questo vortice d’amore, che vince e spazza via ogni contrasto, ogni diffidenza, ogni divisione. Spiegando ai più piccoli il segno di croce, per far restare nella loro memoria l’appoggiare la mano destra sulla spalla sinistra, dico loro di pensare ad un abbraccio. Ecco: al posto delle parole lasciamo parlare i segni, i gesti e i fatti: gustiamo questo abbraccio avvolgente della Trinità e impariamo ad abbracciarci nel suo nome.