Santi Pietro e Paolo, apostoli

29 giugno 2018

«Tu sei Simone, figlio di Giovanni, ti chiamerai Pietro e su questa Pietra edificherò la mia Chiesa». Ancora una volta, come in quel primo incontro, Gesù ribadisce a Pietro l'essere pietra solida sulla quale fondare la Chiesa. Qual grande compito investe il povero Pietro! Egli, umile pescatore, si sente dire che è roccia e sulla solidità della sua fede Gesù scommette tutto il futuro. Pietro, povero Pietro. Altro che roccia, lui è un uomo come tutti, fragile come tutti e forse più di tutti, ma su di lui il Signore appoggia tutta la sua fiducia. Pietro sembra davvero un uomo forte, tutto ad un pezzo, eppure sarà proprio lui a giurare per ben tre volte di non conoscere il Signore nel momento della passione; sarà proprio lui a prendere in disparte il Maestro e a rimproverarlo per aver annunciato ai suoi il tragico compimento che lo attendeva sul Golgota a Gerusalemme; sarà ancora lui che di fronte all'insistente domanda di Gesù: «Pietro, mi ami?», saprà rispondere solo un semplice: «Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Eppure se torniamo a quel primo giorno quando Andrea, fratello di Simon Pietro, incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» - che si traduce Cristo - e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa», che significa Pietro, da queste poche righe comprendiamo la ferma decisione di Gesù di fare di Pietro un suo grande discepolo, il primo dei suoi apostoli. È strano Cristo: pone la sua fiducia in un uomo al primo incontro, sapendo bene che potrebbe tradirlo al primo inghippo, eppure sa quel sta facendo. Solo alla fine lo si capirà, quando la vocazione di Pietro, iniziata con quel primo approccio, troverà compimento in quel «Seguimi» che spingerà Pietro a dare la vita per il Maestro, per quel Signore che neanche conosceva, che non solo gli ha cambiato il nome, ma l'intera esistenza.

E Paolo? Raccontando la sua vocazione scrive: “Ma quando Dio, che mi scelse fin dal seno di mia madre e mi chiamò con la sua grazia, si compiacque di rivelare in me il Figlio suo perché lo annunciassi in mezzo alle genti, subito, senza chiedere consiglio a nessuno, senza andare a Gerusalemme da coloro che erano apostoli prima di me, mi recai in Arabia e poi ritornai a Damasco. In seguito, tre anni dopo, salii a Gerusalemme per andare a conoscere Cefa e rimasi presso di lui quindici giorni; degli apostoli non vidi nessun altro, se non Giacomo, il fratello del Signore”. Anche per Paolo possiamo dire la stessa cosa: Cristo ha scelto proprio colui che stava perseguitando a morte la sua Chiesa. Proprio lui ha chiamato ad essere apostolo dei pagani.

Se Cristo ha scelto e chiamato Pietro e Paolo, volete che non chiami ancora ciascuno di noi, con i nostri limiti e difetti, con i nostri voltafaccia e le nostre titubanze ad essere suoi apostoli? Se ha chiamato due apostoli come Pietro e Paolo per costituirli colonne portanti della sua Chiesa, non volete che continui a chiamare baldi giovani e ragazzi incasinati nella mente e nel cuore, che non sanno dove sbattere il naso al giorno d'oggi? Se ha chiamato questi fragili uomini per renderli grandi apostoli, stiamo certi che continuerà a chiamare nella Chiesa uomini e donne capaci di seguirlo nell'annuncio del Vangelo e nella continua edificazione della Chiesa. Tuttavia si serve di noi, come si è servito di Andrea: se abbiamo trovato il Cristo, mostriamoci gioiosi e chissà che la nostra gioia cristiana diventi strumento di chiamata per nuovi apostoli nella Chiesa di oggi.