XVI del tempo ordinario B

22 luglio 2018

Solennità del Sacro Cuore di Gesù

Dopo averci illustrato chi è il profeta, dopo averci mostrato il ruolo del profeta e dopo aver sostenuto il profeta in mezzo alle non poche difficoltà nell'adempiere questo compito così arduo e faticoso, il Signore non risparmia il profeta anche da qualche sferzatina. Insomma, per il profeta il Signore non riserva solo parole di elogio e di consolazione, ma anche parole dure qualora il profeta non si comportasse in maniera degna dell'incarico conferitogli. Usando il paragone con il pastore che pasce il gregge, Dio attraverso il profeta Geremia si rivolge a coloro che sono chiamati a guidare il popolo santo: «Guai ai pastori che fanno perire e disperdono il gregge del mio pascolo. Perciò dice il Signore, Dio d’Israele, contro i pastori che devono pascere il mio popolo: Voi avete disperso le mie pecore, le avete scacciate e non ve ne siete preoccupati; ecco io vi punirò per la malvagità delle vostre opere». Oggi il Signore si rivolge anche a me, prete, e potrebbe essere una pagina appetitosa per chi ce l'ha con i preti o per chi avendo il dente avvelenato con me o con qualche sacerdote vuole levarsi qualche sassolino dalla scarpa o qualche macigno. Ma, guardando a cose di maggior rilievo, il Signore attraverso il profeta Geremia si scaglia contro quei pastori che non fanno i pastori, che non vivono da pastori, che disinteressandosi del gregge loro affidato vivono in modo dissoluto non prendendosi cura del gregge stesso di Dio, lasciando che questo gregge si disperda sui monti e vaghi nel vuoto. Nella liturgia della parola di questa domenica troviamo questo binomio: dispersione e unione. Il profeta si scaglia contro coloro che disperdono il popolo, tanto che Dio stesso denunciando questa situazione di degrado nel suo gregge è pronto ad assumermene lui stesso il comando del pascolo: «Radunerò io stesso il resto delle mie pecore da tutte le regioni dove le ho scacciate e le farò tornare ai loro pascoli; saranno feconde e si moltiplicheranno. Costituirò sopra di esse pastori che le faranno pascolare, così che non dovranno più temere né sgomentarsi; non ne mancherà neppure una. Oracolo del Signore». Paolo nella sua lettera agli Efesini, ci raduna tutti attorno alla figura di Cristo scrivendo: “Fratelli, ora, in Cristo Gesù, voi che un tempo eravate lontani, siete diventati vicini, grazie al sangue di Cristo. Egli infatti è la nostra pace, colui che di due ha fatto una cosa sola, abbattendo il muro di separazione che li divideva, cioè l’inimicizia, per mezzo della sua carne”. Il Signore Gesù, prendendo in disparte i suoi, li conduce in un luogo dove riposarsi un po' dopo aver compiuto l'impresa missionaria ed evangelizzatrice. Li porta in un luogo dove ricaricarsi, nel quale stare con lui e trovare l'energia giusta per riprendere la missione. Qui sì noi preti abbiamo bisogno di una tiratina d'orecchie dal Signore, più che da coloro che amato criticare i preti solo per antipatie congenite o personali. A volte o spesso, noi preti, siamo capaci di sbatter la testa a destra e a manca, dimenticandoci di stare con il Signore, di passare del tempo con lui, per raccontargli le fatiche e le gioie missionarie. Talvolta invece, presi da un profondo senso del dovere o dalla paura di essere criticati di lazzaronismo pastorale, ci buttiamo più nelle cose da fare, spesso anche inutili, dimenticandoci di fermarci davanti al Signore e godere di quella rigenerazione interiore di cui avevano bisogno gli apostoli all'inizio della predicazione e di cui hanno bisogno molti preti oggi, io compreso, per ascoltare la voce del Signore e per imparare a valutare il proprio impegno pastorale. Non solo i pastori devono riunirsi attorno al Signore, ma anche ogni cristiano. Il Signore Gesù, dopo aver riunito i suoi scende dalla barca e riunisce anche la moltitudine che lo segue. Egli stesso prova compassione per loro e li raduna attorno a sé per far loro dono della sua parola e dei suoi insegnamenti. Gesù ha un cuore grande, perché non fugge dalla gente e non si limita a salutarli passando. Il cuore del Signore è colmo di passione e si muove verso questa gente che trova in lui una guida sicura. Celebrando la festa del Sacro Cuore nella Comunità di Ponte Selva, da 125 anni sotto la guida del Cuore di Gesù, non può che nascermi un pensiero che si intreccia con la Parola di Dio di questa domenica: una porzione di terra che si stava sviluppando grazie alla grande fabbrica che dava lavoro a molti operai; una semplice donna, Venturina, in una piccola stanza pone l'immagine del Sacro Cuore perché le operaie possano riunirsi per la preghiera; dopo alcuni anni quella stanza viene abbattuta per lasciar posto a una chiesa dedicata al Cuore di Cristo. Anno dopo anno, la devozione al Sacro Cuore è diventata una Comunità chiamata a uniformare il proprio cuore al Cuore di Cristo, un cuore compassionevole, un cuore pieno d'amore, un cuore che ama a dismisura, un cuore che raduna e non disperde. Ecco allora cosa trarre per me, sacerdote e pastore, e per te, o cristiano: tutti siamo chiamati a radunarci attorno a Cristo, Buon pastore dal Cuore compassionevole, tutti siamo collaboratori di Cristo perché il suo gregge si riunisca e non si disperda, tutti siamo chiamati a stare con lui, anche e soprattutto nel tempo delle ferie estive, per riposare lo spirito e rinfrancarci per ricominciare con slancio, con entusiasmo, con consapevolezza la nostra opera evangelizzatrice alla quale siamo chiamati. Accogliamo l’invito che il Signore ci ha rivolto: «Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’». Ritiriamo in disparte con il Signore, riposiamo lo Spirito e riprendiamo la nostra testimonianza evangelica ogni giorno.