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Santa Famiglia 

29 dicembre 2019

 

Il quadretto familiare che abbiamo davanti, quello della Santa Famiglia di Gesù, Giuseppe e Maria, ci parla di una famiglia che deve fuggire, scappare, rifugiarsi altrove. Qualcuno, con tutto rispetto e obbedienza, ci parlerà ancora una volta, come sempre, delle famiglie costrette a scappare, a fuggire e rifugiarsi altrove. Io no, non lo faccio, perché non ne trovo il nesso. Trovo invece più appropriato parlare di Gesù nelle nostre famiglie, che – come scrisse l'apostolo Giovanni nel prologo del suo Vangelo – venne tra i suoi, ma i suoi non l'hanno accolto, da subito, dai primi momenti della sua vita. E mentre il Vangelo di Luca ci dice che in quel periodo storico tutto il mondo era in pace, Gesù con suo padre e sua madre si trova a dover affrontare il primo rifiuto di questa umanità nella figura di Erode, che per paura di perdere il suo potere si mette a dare la caccia a questo bambino, anzi, al divino Bambino. Quella che abbiamo davanti è l'immagine di un padre e una madre che difendono il Figlio di Dio, che non lo lasciano nelle mani del vecchio Erode che come il faraone, al tempo degli Ebrei in Egitto, aveva ordinato lo sterminio di tutti i figli maschi. La storia sembra ripetersi nella sua scelleratezza e mentre viene nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo – scrive ancora l'evangelista Giovanni –, il mondo nella figura di Erode resta abbagliato da un desiderio di potere, da una smania di onnipotenza, dal delirio di supremazia. E allora il mio pensiero va a quella famiglia, alla Santa Famiglia, che per custodire il figlio deve semplicemente uscire dal territorio di Erode, come le nostre famiglie devono uscire dal territorio di quei carnefici che vogliono togliere ai nostri figli la loro relazione con il Signore, per mettere al suo posto altre divinità, le stesse che appartenevano a Erode: il potere, l'onnipotenza, il successo. Gesù sembra ormai messo da parte in molte famiglie di oggi e del nostro paese, e più che ricercato per essere messo al bando viene proprio dimenticato, perché – si pensa – le nostre famiglie, i nostri figli, i nostri legami non abbiano nulla a che fare con il Dio della vita, con il Dio dell'amore, con il Dio della gioia. Più che fuggire da questo mondo, il Signore Gesù sembra essere imprigionato dentro una gabbia di indifferenza perché, non solo allora non c'era posto nell'alloggio, ma oggi addirittura nel nostro cuore. Ed ecco allora che Erode è ancora vivo quando si vuole oscurare alla mente dei nostri bambini il vero senso del Natale che stiamo celebrando, quando ciò che conta nella vita è il dio denaro o il dio successo, quando il Natale diventa la collezione di innumerevoli giocattoli o regali a non finire perdendo di vista Lui, il grande dono di Dio per l'umanità. Un'umanità, la nostra, che ha bisogno di Dio per riscoprire le proprie relazioni d'amore all'interno della famiglia, prima ancora che fuori, chissà dove. Altrimenti come ce lo spiegheremmo quell'odio che nasce e cresce proprio all'interno di nuclei familiari, dove i genitori sono disprezzati, altri parcheggiati perché danno fastidio, i figli sommersi da ogni attenzione, ma incapaci di  un gesto di cortesia o di buona educazione appena usciti di casa? Come ci spieghiamo la violenza tra padri e madri che si ritorce sui figli che crescono con il desiderio di vendetta, come ce lo spieghiamo il fatto di vedere genitori che sono pronti a stendere tappeti rossi sulle volontà dei figli e non sanno porre limiti? Come ci spieghiamo nipoti sottratti allo sguardo amorevole dei nonni, perché generi o nuore non vanno d'accordo con i suoceri spesso per cose futili che comunemente chiamiamo eredità? E in queste situazioni Cristo dov’è? No, non è scappato in Egitto o chissà dove, Cristo in questo Natale, forse già da molti anni, non ha potuto entrare in quelle case per dimorarvi, per abitare, ma è rimasto ancora sotto la sua tenda, oggi qui, oggi là, in attesa che qualche famiglia torni a lasciargli un posto, dove poterlo vedere, dove poterlo toccare nei gesti d'amore quotidiani, dove è possibile ancora professare la fede in Lui, perché è dalla fede in lui che scaturiscono tutti gli altri atteggiamenti conformi al Vangelo e a una vita bella, felice, piena. Nelle case dove non c'è posto per Dio, ma solo per divinità, dove Dio è inutile e messo al bando, non si vive, si vivacchia, non si ama, si sta insieme, non ci si perdona, ci si ignora, non si crescono figli, ma fantocci nelle proprie mani. È ora di lasciare che Dio riempia le nostre anfore di lui. È ora che le nostre famiglie siano ricolme di Dio. È ora di rileggere la pagina del Siracide, per trasmetterla di generazione in generazione:

Il Signore ha glorificato il padre

al di sopra dei figli

e ha stabilito il diritto della madre sulla prole.

Chi onora il padre espìa i peccati e li eviterà 

e la sua preghiera quotidiana sarà esaudita.

Chi onora sua madre

è come chi accumula tesori.

Chi onora il padre avrà gioia dai propri figli

e sarà esaudito nel giorno della sua preghiera.

Chi glorifica il padre vivrà a lungo,

chi obbedisce al Signore

darà consolazione alla madre.

Figlio, soccorri tuo padre nella vecchiaia,

non contristarlo durante la sua vita.

Sii indulgente, anche se perde il senno, 

e non disprezzarlo,

mentre tu sei nel pieno vigore.

L’opera buona verso il padre

non sarà dimenticata,

otterrà il perdono dei peccati,

rinnoverà la tua casa. 

E tutto questo può bastare perché i genitori incarnino il volto di Dio e i figli il volto di quel Bambino di Betlemme, che speriamo non debba più scappare da Erode, quell'Erode che si aggira ancora in molte case oggi.