Maria Madre di Dio

1 gennaio 2020

Giornata Mondiale per la pace

Tra un brindisi e l'altro ci siamo augurati un “Buon anno. E queste due parole riassumono un auspicio che racchiude per tutti qualcosa di bello. Ma l'augurio più bello ce lo rivolge il Signore attraverso la sua Parola che gli uomini possono mettere da parte, ma che il tempo che passa non può consumare. 

Il Signore faccia risplendere per te il suo volto

e ti faccia grazia.

Il Signore rivolga a te il suo volto

e ti conceda pace.

Di fronte a queste parole non possiamo che sentirci pervasi da una sensazione di speranza, non possiamo che sentirci riempiti di pace dal Signore stesso. E tra le cose che più desideriamo non può mancare un nuovo anno di pace. Il Signore ci dona la pace se siamo disposti a far brillare sul nostro volto il suo volto, se i nostri giorni sono illuminati dalla sua luce, quella che illumina ogni uomo e lo conduce attraverso il tempo e la storia a costruire la propria vita. Sappiamo però che questo è possibile, ma non facile. Ogni giorno siamo alle prese con persone, vicende, stati d'animo che ci prendono tutta la personalità e non è semplice sentirci in pace, anzi, a volte questa viene minata da una semplice lite, addirittura da un avvenimento che ci fa saltare i nervi e, anche se solo per un attimo andiamo in collera, è abbastanza per rovinarci la giornata e il sentimento di pace che avevamo dentro. Torniamo allora con il cuore e la mente nel presepio: lasciamoci inondare da quella pace che lì troviamo, quella pace cantata dagli angeli la notte del Natale, quando si rivolsero ai pastori dicendo loro: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama». Questa espressione è molto forte, perché ci dice che la gloria di Dio è la pace tra gli uomini da lui amati. Oppure potremmo dire di avvertire in noi la gloria di Dio, di un Dio non lontano, solo se saremo operatori di pace e costruiremo la pace tra noi. Fino a quando non tenteremo anche solo di vivere nella pace, difficilmente avvertiremo la gloria di Dio che dimora in noi, come dimorava nella tenda dove l'antico popolo di Israele si radunava sotto la guida di Mosè. E oggi, in quel presepio, sotto quella tenda, vediamo e contempliamo la gloria di Dio nel Bambino Gesù, lo contempliamo con gli occhi Maria, sua e nostra Madre, ma anche con gli occhi di Giuseppe suo sposo e di coloro che passo dopo passo sono arrivati come noi a quella mangiatoia, sotto quella tenda, per lasciarsi riempire della gloria di Dio che in noi si trasforma in pace, come un giorno quell'acqua nelle giare si trasformò nel vino della gioia senza fine. Di gioia, che genera pace, hanno bisogno le nostre relazioni, le nostre famiglie, le persone che incontriamo: abbiamo bisogno di quella pace di cui Dio ci riempie per esserne portatori in ogni ambiente di vita quotidiana. Non possiamo invocare la pace sul mondo se nel nostro mondo non siamo in grado di diffonderla e di difenderla. Entriamo continuamente nel presepio, simbolo delle nostre relazioni personali, affettive, matrimoniali, familiari: impariamo a stare lì davanti a quel Bambino e lasciamoci avvolgere dalla sua pace. A lui, otto giorni dalla sua nascita, venne dato il nome Gesù attraverso il rito della circoncisione, secondo la legge ebraica. E questo nome, che l'angelo aveva annunziato, significa: Dio salva. Sì, Dio è la nostra salvezza in Gesù Cristo, perché Dio, fattosi uomo in Gesù, ha voluto entrare nella nostra storia di uomini per salvarci dal male e riempirci della sua gloria, della sua pace. Dio, attraverso la circoncisione del Figlio, ci dice che non si estranea dalle leggi dell'uomo, perché si è fatto uomo per far sì che l'uomo potesse diventare come Dio, ricolmo di gloria e di pace. Lasciamoci riempire come anfore, lasciamoci riempire di gloria per trasformarla in pace di cui le nostre relazioni hanno bisogno. E perché questo avvenga occorre che il Signore faccia risplendere per noi il suo volto e ci faccia grazia; rivolga a noi il suo volto e ci conceda pace.