VI del tempo ordinario A

16 febbraio 2020 

Gesù è la novità più assoluta, ma la novità non è necessariamente il contrario di ciò che è vecchio, antico, passato di moda. Egli stesso infatti dice di non essere venuto nel mondo per rottamare la legge antica, ma per portarla a compimento, per darle pienezza, per realizzarla. Prendiamo i comandamenti che Dio diede a Mosè, i dieci comandamenti: sono forse passati di moda? Per molte persone sì, per i beceri radicali e i modernisti di oggi sono roba vecchia e obsoleta come gli insegnamenti della Chiesa; eppure quelle regole che Dio ha dato al suo popolo sono ancora le stesse che ci permettono di vivere in questo mondo con una coscienza che non ci porta al famoso detto latino homo homini lupus (l’uomo lupo dell’uomo) ed è grazie a quelle regole che riusciamo ancora a sopportarci senza eliminarci. Cosa intende il Signore allora quando dice che è venuto a darne compimento? Se ci fermiamo agli antichi comandamenti vivremmo in una situazione dove è vietato commettere determinate azioni cercando di rispettare le persone e una sana convivenza con esse. Gesù non vuole stravolgerle, ma dare un senso nuovo a queste regole. Non si tratta infatti di tentare di andare d’accordo senza pestarsi i piedi a vicenda scatenando reazioni inconsulte, ma di amarsi di vero cuore andando oltre agli sgarri e alle offese ricevute. Non si tratta di non uccidersi a vicenda, ma di saper vivere usando gli uni per gli altri la misericordia che Dio non solo ci insegna, ma ci aiuta anche a mettere in atto. Non si tratta soltanto di non rubare, ma di condividere con gli altri ciò che si è e, se possibile, anche ciò che si possiede. Non si tratta di non dire menzogne o falsa testimonianza, ma di dire la Verità, quella che porta alla giustizia e alla buona testimonianza. Non si tratta di non guardare la donna d’altri per non cadere nelle tentazioni, ma di amare ed essere fedeli e rispettosi con la propria. E per questo vale anche il viceversa. Non si tratta di onorare il padre e la madre portando soltanto un fatuo rispetto, ma di amarli e sostenerli anche nei momenti della prova, della sofferenza, della malattia, senza scaricarli e senza metterli da parte quando – direbbe la mentalità opportunista di oggi – non servono più. Non si tratta di non bestemmiare e di andare a Messa tutte le domeniche per un puro atto di abitudine o di adempimento a un comandamento o per fare un piacere alla mamma o alla nonna, ma per amare Dio con tutto il cuore, con tutta la mente e con tutto se stessi, perché solo amando Dio la nostra vita sarà in grado di amare il prossimo come se stessi andando oltre alle semplici regole di buon vicinato, ma per mettere in atto ciò per cui siamo creati, ovvero essere felici e amare, come Dio ama noi. Tutto questo ci dimostra ciò che Gesù ha detto: «Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non son venuto per abolire, ma per dare pieno compimento». La visione di Gesù ci porta dunque a dire che non serve solo adempiere un comando per sentirsi apposto in coscienza, ma occorre trovare il vero senso di quei comandi, la vera realizzazione. Il Signore, però, ci chiede un passo ulteriore molto importante: i comandamenti che mettiamo in atto devono aiutarci non solo ad essere felici noi, ma a rendere felici anche gli altri, coloro che ci stanno accanto. Per chi agirà al contrario, la sentenza di Gesù è molto chiara: «Chi dunque trasgredirà uno solo di questi precetti, anche minimi, e insegnerà agli uomini a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli». Non limitiamoci perciò a vivere i comandamenti come un qualcosa di abitudinario o un peso da portare e da scontare, viviamoli con serenità e con la gioia di trasmettere agli altri ciò che rende felici noi, ovvero il Vangelo di Cristo. Ancora: se il Vangelo diventa la nostra gioia non possiamo che sceglierlo come fondamento della nostra vita e delle nostre scelte, sicuri che gli insegnamenti e i comandamenti antichi e portati a compimento in Gesù diventano l’ago della nostra bussola e sono il criterio ispiratore delle nostre scelte, da quelle più semplici a quelle più complesse, da quelle personali a quelle familiari, da quelle di ragazzi a quelle di giovani e adulti, da quelle di fidanzati verso il sacramento del matrimonio a quelle di anziani sazi di anni e di esperienze. Ci ribadisce il libro del Siràcide: “Se vuoi osservare i suoi comandamenti, essi ti custodiranno; se hai fiducia in lui, anche tu vivrai. Egli ti ha posto davanti fuoco e acqua: là dove vuoi tendi la tua mano. Davanti agli uomini stanno la vita e la morte, il bene e il male: a ognuno sarà dato ciò che a lui piacerà”. Chiediamo in dono al Signore, per intercessione di Maria, il dono della Sapienza che viene dall’Altissimo, perché aiuti noi, le nostre famiglie, ogni uomo e donna, marito e moglie, padre e madre, ogni educatore e ogni figlio a crescere secondo i comandamenti di Dio, per vivere nella gioia, essere pienamente felici, testimoniarli per rendere felici gli altri e per scegliere sempre ciò che è buono e giusto. Questo significa mettere in atto le parole stesse di Maria riferite a Gesù: «Fate quello che vi dirà». Don Bosco, uomo di saggezza e di virtù, vegli sempre sui nostri ragazzi e  giovani, sulle nostre famiglie e sui nonni, sugli educatori e su tutti i sacerdoti. Amen.