IV di Pasqua A

3 maggio 2020

Domenica dell’Eucaristia 

Il Signore è il buon pastore e noi il suo gregge. Basti questa immagine per comprendere la nostra vocazione ad essere Chiesa, comunità, popolo santo che trova nell’Eucaristia la sua piena comunione.

Cosa significa, infatti, partecipare all’Eucaristia? Perché “fare” la comunione? E poi: che bisogno c’è?

Se noi pensiamo al gregge delle pecore e al recinto, troviamo la risposta alla prima domanda: cosa significa partecipare all’Eucaristia? Significa che il Signore risorto, presente nell’Eucaristia, nel pane spezzato, ci raduna attorno alla sua mensa, un po’ come il pastore raduna le sue pecore e le conduce tutte nello stesso ovile, passando dalla stessa porta, dallo stesso varco del recinto. Così anche noi, quando partecipiamo all’Eucaristia siamo convocati da Cristo, buon pastore, che ci chiama tutti nello stesso recinto, simbolo della chiesa, nella sua Chiesa, che siamo noi e ci permette di nutrirci di lui, proprio come le pecore si nutrono ai verdi pascoli primaverili. Anche il salmista ce lo ha ribadito: Su pascoli erbosi mi fa riposare, ad acque tranquille mi conduce. Rinfranca l’anima mia. Partecipare all’Eucaristia, alla Messa domenicale in modo speciale, altro non vuol dire che sentirci popolo santo, famiglia, assemblea – chiamiamola come preferiamo – che si ritrova. Certamente, in questo frangente storico del coronavirus, parlare si assemblea è fuori luogo:ma è proprio in questo periodo nel quale bisogna evitare assembramenti che scopriamo la bellezza di essere assemblea, perché ci manca. Ecco che allora comprendiamo quanto sia importante l’Eucaristia, perché ci permette di essere assemblea di persone che si pongono in relazione con il Risorto, il quale crea un legame d’amore tra persone della stessa comunità.

Il perché fare la comunione viene da sé. Lo dice la parola stessa: comunione, ovverounione-con. Lunità e l’amore fraterno che ci lega e del quale, abbiamo compreso, non possiamo farne a meno, si manifestano nella comunione che riceviamo nell’Ostia santa, vero corpo di Cristoche è lo stesso e medesimo pane che all’unica tavola, all’unica mensa viene spezzato e condiviso, ovvero “diviso-con” coloro che prendono parte allo stesso banchetto. Se vogliamo tornare all’immagine del pastore e del suo gregge non ci vuole molto a comprenderne il paragone o la metafora che dir si voglia: un solo gregge e un solo pastore.

E a proposito di gregge: perché tutte le pecore nello stesso recinto? Perché sotto la guida di un solo pastore? Perché Cristo buon pastore è colui che preserva noi sue pecorelle dai lupi predatori. È ormai mesi che ci stiamo augurando l’immunità di gregge per quanto riguarda questo maledetto virus, ovvero la capacità del nostro organismo di creare anticorpi che lo sconfiggano e se questi vengono sviluppati da tutti, più facile, più veloce e più sicura sarà la vita di tutto il gregge, cioè nostra. Questo avviene anche per la comunione eucaristica che riceviamo: perché, infatti è così importante partecipare alla Messa e accostarsi a ricevere la Comunione? Semplice: se tutti partecipassimo con più gioia, con più entusiasmo, con più convinzione alla Messa, e con altrettanti sentimenti ci predisponessimo a ricevere il Corpo di Cristo nella comunione eucaristica, non solo sperimenteremmo la bellezza di essere un unico gregge sotto la guida di un unico pastore, non solo ci sentiremmo più legati gli uni agli altri da questa relazioned’amore fraterno, ma svilupperemmo in noi quegli “anticorpi spirituali” che ci permetterebbero di vincere quel funesto virus cheè il male che proviene dal diavolo e che ci porta gli uni contro gli altri, trasformandoci da pecorelle in lupi rapaci.

L’immunità di gregge allora non è solo una questione sanitaria e fisica, ma proviene dall’essere l’unico popolo, sotto la guida dell’unico pastore che nell’Eucaristia continua a rinnovare ciò che nella Pasqua noi celebriamo, ovvero l’offerta totale della vita del Cristo. Anche noi siamo chiamati ad offrire la nostra vita: nel momento in cui portiamo all’altare i doni del pane e del vino perché diventino il Corpo e il Sangue di Cristo, desideriamo unire a queste offerte la nostra vita, perché Cristo la trasformi in grazia e in comunione per il bene e la vita della sua Chiesa. E la Chiesa non potrà mai essere fermata da niente e da nessuno, perché non è questione di porte aperte o chiuse, ma è Cristo che rinnovando sull’altare il sacrificio pasquale permette alla Chiesa di non morire mai, ma di risorgere sempre. Il pane è la vita per l’uomo, l’Eucaristia è la vita della Chiesa.