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Pentecoste

31 maggio 2020

A ciascuno di noi – scrive l’apostolo Paolo – è data una manifestazione particolare dello Spirito per il bene comune. Il bene comune. Mai come in questo tempo abbiamo sentito la necessità di appellarci al bene comune, ciascuno nella sua parte di responsabilità: medici, scienziati, intellettuali, politici, governatori, amministratori, cittadini. Ciascuno nella sua parte siamo stati chiamati a vivere questo momento terrificante attraverso atteggiamenti diligenti: chi attraverso decisioni, chi suggerendo comportamenti, chi somministrando cure che potessero rivelarsi efficaci, anche se non sempre sono state tali. Eppure tutti abbiamo e dobbiamo sempre, al di là di questo frangente, essere capaci di collaborare per il bene comune e il bene di tutti. Sono allora quanto mai vive le parole di Paolo che nella sua lettera ai Corinzi continua: “Come infatti il corpo è uno solo e ha molte membra, e tutte le membra del corpo, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche il Cristo. Infatti noi tutti siamo stati battezzati mediante un solo Spirito in un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o liberi; e tutti siamo stati dissetati da un solo SpiritoCosa c’entra Cristo in tutta questa vicenda e che ruolo ha il Signore nella nostra vita? Il Signore nella Pentecoste ha effuso sugli apostoli riuniti con Maria nel Cenacolo lo Spirito Santo, lo Spirito Paraclito, lo Spirito Consolatore. E oggi lo effonde su di noi, sull’umanità intera.

Spirito Santo: è così chiamato perché è il soffio (spirito) che proviene da Dio, quel soffio che dàvita alla nostra vita, quel soffio che Dio aveva infuso nelle narici di Adamo ed Eva per donar loro esistenza, così il Signore non smette di effonderlo su di noi perché la nostra vita sia alimentata dal suo soffio, perché la nostra vita sia santa. E qualsiasi posizione rivestiamo nella società, egli desidera che la nostra vita sia vissuta in santità. Per questo oggi più che mai lo invochiamo sugli scienziati perché continuino le ricerche per il bene comune senza pensare alla propria fama, ma mettendosi al servizio dell’umanità sfinita e abbattuta e bisognosa di risollevarsi; lo invochiamo su coloro che ci amministrano e ci governano, perché non cerchino la fama e l’interesse personale, ma il bene comune che il nome politica racchiude; lo invochiamo sui tanto cari e preziosi medici e sul personale sanitario di ogni genere e grado, perché per il bene comune sentano dentro di sé la forza dello Spirito che li sostiene nei momenti più faticosi come quelli che ci siamo lasciati alle spalle, proprio mentre il loro spirito era sotto terra e la disperazione si avvertiva dietro quelle maschere protettrici; e lo invochiamo su noi cittadini, perché lo Spirito Santo continui a pervadere la nostra vita come ha pervaso quella casa dove erano riuniti gli Apostoli con Maria nel giorno di Pentecoste colmandola di santità, ben consapevoli che il bene che ciascuno compie lasciandosi guidare dall’azione dello Spirito in santità di vita giova al bene di tutti.

Lo Spirito è Paraclito. Questo termine significa “colui che difende”, cioè l’avvocato. Lo Spirito che procede dal Padre, come professiamo nel simbolo della nostra fede, ha il compito il proteggerci dal male, di prendere le nostre difese, non per mascherare il male fatto, ma per prevenirlo. Quanto male è ancora presente nel mondo. All’inizio di questa epidemia, nelle ore più buie, tutti cercavamo di vedere il bene nel momento del male e questo bene comune era denominato “cambiamento”. Eravamo quasi certi che questo male che ci aveva tutti stretto in una morsa di solidarietà e di amore fraterno avrebbe cambiato il nostro modo di pensare, di ragionare, di agire, rendendoci più capaci di gesti di amore, di perdono, di affetto sincero, anche verso coloro con i quali abbiamo da sempre qualche conto in sospeso. Qualcosa è successo, e questo non per un virus, ma per l’opera del Signore che sa tessere il bene anche quando il male incombe, ma molto è stato sprecato. Sì, tutto sommato siamo gli stessi di prima. Appena il mare in tempesta si è calmato, abbiamo assistito all’insorgere delle solite polemiche, di dibattiti politici osceni, della ricerca della fama e della visibilità, del parlarci alle spalle, delle critiche e dell’irresponsabilità di molti non curanti di salvaguardare il bene comune, ma di cercare ancora di portare a casa la ragione e di fare della vita una piena realizzazione del proprio volere e del proprio piacere. Insomma se è cambiato qualcosa, è cambiato gran poco. E tutto perché non ci sentiamo quel corpo ben compaginato di cui parla l’Apostolo, ma abbiamo pensato che ogni membra di questo corpo sociale ed ecclesiale avesse ed abbia una sua autonomia. Ecco perché invochiamo lo Spirito Paraclito: perché ci difenda da questi mali.

Lo Spirito è il Consolatore. Non ci lascia soli il Signore e lui stesso l’aveva detto: «Non vi lascio orfani: pregherò il Padre, perché mandi a voi lo Spirito Consolatore». Abbiamo avuto tanto bisogno di consolazione e ne abbiamo ancora bisogno. Le famiglie toccate da una grave perdita, a motivo anche di questa malattia, che non hanno potuto nemmeno salutare e dare un’ultima carezza ad una persona cara hanno bisogno più che mai di consolazione, di vicinanza, di sostegno in un momento di prova. E lo Spirito si rende presente in ciascuno di noi, perché diventiamo, dentro questo corpo che è la Chiesa, operatori di consolazione, membra attive di vicinanza, di speranza, di bontà, capaci di recare conforto a coloro che in un momento così lacerante hanno bisogno di ricucire quegli strappi che il dolore, la sofferenza e la rabbia fanno sentire.

Siamo membra di uno stesso corpo, tutti uniti dallo Spirito dato a noi nel Battesimo, perché guidati dalla potente azione dello Spirito possiamo agire in questo mondo per il bene comune. E parleremo lingue nuove, quelle che lo Spirito ci suggerirà, vincendo i nostri egoismi e le nostre chiusure, per concorrere al bene di tutti e di ciascuno.