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Sacro Cuore di Gesù

19 giugno 2020

Siamo stanchi, oppressi, cerchiamo di reagire, ma è sempre difficile: preoccupazioni, ansie, attese deluse, voglia di serenità, ricordi da cancellare, momenti di sofferenza che si trascinano. Trovare una soluzione non è semplice e forse una soluzione non c’è. L’apatia e l’indifferenza, come se niente fosse, non sono il rimedio. Gesù si fa incontro a noi e ci dice: «Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e troverete ristoro per la vostra vita». Il giogo della vita è pesante, ma Egli ci promette che «il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero». Come poterci fidare? Tutti sembrano avere in mano la soluzione: a chi credere? Siamo sempre diffidenti, forse a ragion veduta, quando sotto la risoluzione dei problemi c’è sempre un interesse e il nostro cuore resta appesantito. Perché il Signore si propone a noi non come soluzione ma come ristoro? A differenza dei tanti ciarlatani presenti nel mondo Egli non si presenta mai come l’appianamento dei nostri problemi, ma come ristoro alle nostre fatiche. Non è un ciarlatano che ci attrae a sé per un interesse personale, perché la sua vera passione è la nostra felicità, la nostra vita a prezzo della sua.

È guardando al suo dolce cuore d’amor ferito che comprendiamo la mitezza e la grandezza del nostro Dio il quale – come dice Mosè nel Deuteronomio – «si è legato a voi e vi ha scelti, non perché siete più numerosi di tutti gli altri popoli, ma perché il Signore vi ama e perché ha voluto mantenere il giuramento fatto ai vostri padri». L’unico pensiero di Dio è quello di amarci intensamente non cercando qualcosa per sé, ma donando tutto a noi nel figlio suo Gesù Cristo. Questo ci consola e rafforza in Dio la nostra fiducia, non perché Egli risolva i nostri problemi, ma perché ci dona la forza e il coraggio di affrontarli sapendo che Lui è al nostro fianco e non ci lascia in preda al nostro sconforto, ma lo allevia con il suo aiuto e con la sua grazia.

Questo diventa per noi un rifugio, ma anche una lezione di vita. Contemplare il suo Cuore oggi, diventa per noi occasione di conversione, perché il nostro cuore sia sempre più simile al suo, come ci ha ricordato l’apostolo Giovanni: “Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perché l’amore è da Dio: chiunque ama è stato generato da Dio e conosce Dio. Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore. In questo si è manifestato l’amore di Dio in noi: Dio ha mandato nel mondo il suo Figlio unigenito, perché noi avessimo la vita per mezzo di lui. In questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati. Carissimi, se Dio ci ha amati così, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri”. Non è facile vivere l’amore, soprattutto quando vige il “si salvi chi può”, quando ciascuno pensa a se stesso, a difendere le proprie posizioni, a prevalere sull’altro con uno spirito di sopravvivenza o per mostrarsi più forte e più ambizioso; ma questo non c’entra nulla con l’amore. L’amore dona e non cerca il proprio interesse.

In questa fase storica della nostra umanità, mentre il Signore ci vuole ristorare mettendoci al sicuro nel suo cuore, chiediamo a Lui la grazia di essere capaci di amore fraterno, per collaborare con lui ad alleviare le fatiche e le sofferenze gli uni degli altri, perché torni a regnare l’amore e non l’interesse personale e questo ci doni quella gioia e quella serenità che scaturiscono da un Dio che ama il suo popolo, malgrado il peccato, e ci aiuta ad essere gli uni per gli altri motivo di gioia e di felicità: di pesantezze ne abbiamo già molte, ora abbiamo solo bisogno di ristoro. E nel cuore di Cristo lo troveremo.