IV di Avvento B

20 dicembre 2020

Davide, quando si fu stabilito nella sua casa, e il Signore gli ebbe dato riposo da tutti i suoi nemici all’intorno, disse al profeta Natan: «Vedi, io abito in una casa di cedro, mentre l’arca di Dio sta sotto i teli di una tenda». Ma quella stessa notte fu rivolta a Natan questa parola del Signore: «Va’ e di’ al mio servo Davide: “Così dice il Signore: Forse tu mi costruirai una casa, perché io vi abiti?».

Potremmo chiamarla “inversione di tendenza”. Proprio mentre sembrava tutto pianificato, gli architetti e gli ingegneri erano stati chiamati, i geometri e i muratori allertati e l’appalto ai falegnami e decoratori era stato stipulato per sostituire una tenda con una casa – e che casa – Dio blocca i lavori, come la nostra classica burocrazia. Burocrate Dio? No: gli piaceva la tenda, per il momento.

Mancanza di fiducia nel re Davide e in tutti i suoi imprenditori? No: preferiva stare sotto ad una tenda, per il momento.

Certo tra una tenda e una casa più che dignitosa chiunque di noi avrebbe scelto la casa, ma Dio vuole essere Lui quella casa sicura per l’uomo. Dio ha sempre abitato una tenda: da quando ha seguito il suo popolo con Mosè dall’Egitto alla terra promessa, fino a quando ha preso carne nel Figlio suo Gesù Cristo. Ma questo è il paradosso: mentre noi uomini pensiamo di edificare dimore a Dio, è lui che si sceglie la sua dimora in mezzo a noi. E come la sceglie? Sontuosa come una reggia o fragile come una tenda? La risposta è semplice: Maria.

Maria è la tenda che Dio si è scelta per abitare questa terra; Maria è la dimora umile adatta a Dio per entrare nella storia dell’uomo; Maria è la casa di colui che tutto protegge. Maria è la tenda, fragile, ma sicura; è la dimora umile, tuttavia sarà la prima ad entrare nella Gerusalemme del cielo in anima e corpo; è la casa che custodisce Colui che del mondo è il Creatore. Altro che Davide e le sue imprese, Dio aveva bisogno di Maria e della sua fiducia.

Sì, a Dio non servivano persone colte per edificare una dimora; a Dio serviva la fiducia di Maria per abitare la tenda di questo mondo, quella delle nostre relazioni, delle nostre famiglie. Pensiamo di abitare in case solide, e lo sono, ma in realtà dimoriamo, di passaggio, nella tenda della nostra esistenza, fragile e insicura. Ma Dio la custodisce e ha scelto proprio la fragilità come luogo dove abitare, perché quel che manca a noi, ce lo mette lui. Siamo fragili, come tende, e basta un colpo di vento per essere sbattute chissà dove, tuttavia abbiamo anche una zavorra che ci tiene saldi: è la fiducia in Dio e in chi amiamo. Dio e le persone amate sono i pali sicuri di questa nostra tenda: ma perché lo siano hanno bisogno della nostra fiducia, come quella di Maria in Dio. Ha esitato Maria, lo sappiamo, ma ripiena di fiducia come un’anfora vergine, nuova, intonsa, ha detto il suo «Sì».

Il «Sì» di Maria ha cambiato la storia dell’umanità, così come il «Sì» di tanti giovani che si fidano l’uno dell’altra ha cambiato, cambia e cambierà la storia di ognuno di noi e di chi verrà dopo di noi e ha permesso, permette e permetterà a questa stessa storia di vedere la vita di figli e nipoti. Se i nostri nonni, i nostri genitori, le mamme e i papà di ieri, di oggi e di domani non avessero detto e non dicessero il loro «Sì» a Dio, nella figura dell’altro o dell’altra, il genere umano sarebbe già estinto da tempo.

Abbiamo bisogno di fiducia, soprattutto in un periodo come questo, dove il futuro è incerto e “del domàn non v’è certezza” (Lorenzo il Magnifico).Abbiamo bisogno di fiducia per affrontare le sfide relazionali ed educative; abbiamo bisogno di fiducia per guardare avanti con occhi di speranza e non di paura.

E Maria ha fatto così. Come non affidarle le nostre mamme che come lei si alzano presto e vanno a dormire tardi, che preparano per i propri mariti e i propri figli tutto l’occorrente per affrontare la giornata, dalla colazione agli indumenti, controllano che i figli siano apposto e non lasciano uscire di casa il marito se non è in ordine e non vanno a dormire la sera se non hanno predisposto tutto per il giorno seguente, se non hanno lavato, stirato, riassettato la casa e resa calda e accogliente per iniziare una nuova giornata, magari anche dopo ore di lavoro intenso. Questa è la fiducia: guardare avanti, sapere di non essere soli, essere coscienti che chi ci ama ci sostiene e ci custodisce, come Maria che sapeva di avere il suo Giuseppe, come ogni moglie che confida nel marito, come ogni mamma che sa di avere il suo sposo e i suoi figli che la sostengono nella prova, nella fatica e nelle pesanti giornate. Come ognuno di noi che, come Maria, sa di avere Dio con sé, perché quando il Signore chiede a noi qualcosa, ci da anche la forza per portarlo a compimento.

Ecco: le nostre vite, fragili come tende, ma calde come una casa, hanno bisogno di essere riempite di fiducia, le nostre famiglie hanno bisogno di fiducia, quella dei genitori verso i figli e dei figli verso i genitori. E la fiducia non può essere né tradita né malriposta. Perché senza fiduciacome quella che Dio ha verso di noi malgrado il nostro peccato – non si guarda al domani e si ha paura del futuro, ma soprattutto anche la casapiù robusta (e non una semplice tenda), se non è riempita di fiducia, prima o poi crolla. Come ogni relazione.