Santa Famiglia B

27 dicembre 2020

Da una parte troviamo Abramo e Sara con il figlio della promessa di Dio, Isacco, dall’altra Giuseppe e Maria con il Figlio di Dio. Entrambe queste coppie si sono lasciate riempire di Dio. Come?

Ed ecco, fu rivolta ad Abramo questa parola dal Signore: «Uno nato da te sarà il tuo erede». Egli credette al Signore, che glielo accreditò come giustizia. Il Signore visitò Sara, come aveva detto, e fece a Sara come aveva promesso. Sara concepì e partorì ad Abramo un figlio nella vecchiaia, nel tempo che Dio aveva fissato.

E nella lettera agli Ebrei si dice che per fede, Abramo, chiamato da Dio, obbedì partendo per un luogo che doveva ricevere in eredità, e partì senza sapere dove andava. Per fede, anche Sara, sebbene fuori dell’età, ricevette la possibilità di diventare madre, perché ritenne degno di fede colui che glielo aveva promesso.

Anche Giuseppe e Maria quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, portarono il bambino Gesù a Gerusalemme per presentarlo al Signore, come è scritto nella legge del Signore.

La promessa fatta ad Abramo e Sara, nostri progenitori nella fede, diventa in Giuseppe e Maria tangibile nel Bambino Gesù: Egli è la promessa che il mondo si aspettava, la nuova alleanza tra Dio e l’umanità che ogni uomo attendeva; la discendenza promessa ad Abramo si è realizzata in Cristo e in noi suoi discepoli, figli di quello stesso Dio da cui Abramo ha ottenuto la realizzazione di tale promessa.

Le parole stesse del vecchio Simeone confermano che Cristo è la promessa che il popolo eletto stava aspettando:

«Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo
vada in pace, secondo la tua parola,
perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,
preparata da te davanti a tutti i popoli:
luce per rivelarti alle genti
e gloria del tuo popolo, Israele».

E noi come Abramo e Sara crediamo e come Maria e Giuseppe consegniamo nelle braccia del Padre le attese e le speranze per quei figli che se non teniamo più tra le braccia, portiamo certamente nel cuore, deponendoli non in una culla o nella mangiatoia, ma in Dio stesso.

Dio si manifesta nel Figlio unigenito, in Cristo, e nel volto di ogni figlio che viene alla luce. Abramo e Sara, Giuseppe e Maria diventano per i genitori di oggi esempio di fede, una fede della quale riempire la vita dei figli attraverso la propria testimonianza cristiana.

Eppure non è sempre così. Quanti bambini oggi vengono presentati al Signore per essere battezzati più per adempiere a una tradizione che non per fede; quanti bambini vengono portati al fonte battesimale più per superstizione, cercando di ammiccarsi Dio, che non per fede; quanti bambini vengono consegnati nella braccia del Padre attraverso il Battesimo, ma poi deve arrangiarsi Lui.

Perché si fatica a trasmettere la fede? Perché molti genitori oggi non reputano importante trasmettere la fede come invece desiderano trasmettere la propria passione al figlio nato? Un esempio di questa trasmissione di passioni è mio papà: il giorno in cui sono nato mi ha regalato una mini moto. Bella la sua passione, ma ha dovuto aspettare mio fratello per vedere realizzarsi questa contagiosità di passioni, perché in me non ha mai attecchito; però lo ringrazio, non tanto per la motoretta, quanto per la fede: quella per cui ha compreso che senza la quale non potevo rispondere alla vocazione che Dio aveva pensato per me e per la quale io sono contento, come lui, mio papà, per me. Adesso anche mio fratello sta provando a fare la stessa cosa con suo figlio, mio nipote, per quanto riguarda la passione per le moto, ma spero stia facendo anche la stessa cosa per la fede, perché Dio possa realizzare nei nostri figli la sua passione, quella di vederli crescere in età, sapienza e grazia, secondo la sua promessa e i suoi disegni, che sono sempre molto, molto più grandi delle nostre passioni.

Ai genitori che hanno fatto di tutto per trasmettere la fede ai propri figli, ma non sempre ce l’hanno fatta – un po’ come mio papà con me per la passione delle moto – auguriamo di non mollare: soffrono i genitori quando non vedono nei figli e i nonni nei nipoti quei valori cristiani e quella fede tramandati in ogni momento. Tuttavia ricordiamoci che l’agricoltore se non vede i frutti dei semi sparsi non si arrende e non dice: «Smetto di seminare»; così anche nelle nostre famiglie, con le parole e con le opere, continuiamo quest’opera di trasmissione della fede, perché – come dice san Paolo – è Dio che fa crescere (1Cor 3,7).

Riempia Dio le nostre famiglie di Sé e fioriscano le stesse virtù e lo stesso amore come nella Santa Famiglia di Nazareth, perché, riuniti insieme nella casa di Dio, possiamo godere la gioia senza fine (Cfr. Coletta Messa Santa Famiglia).