II domenica dopo Natale

3 Gennaio 2021

 

Dio ha posto la sua tenda in mezzo a noi, Dio ha riempito le nostre anfore della sua Sapienza e la nostra vita della sua gloria, come avvenne al tempo di Mosè, quando nell’ora in cui l’assemblea si radunava per la preghiera, nella tenda della convocazione, Dio scendeva e la riempiva della sua gloria. Come si manifesta la gloria di Dio?

Nell'assemblea dell'Altissimo

[la Sapienza] apre la bocca,
dinanzi alle sue schiere proclama la sua gloria,
in mezzo al suo popolo viene esaltata,
nella santa assemblea viene ammirata,
nella moltitudine degli eletti trova la sua lode

e tra i benedetti è benedetta.

Queste parole ci fanno riflettere, proprio perché la Parola si è fatta carne e ha posto la sua dimora in mezzo a noi. E la parola di Dio incarnata in Cristo Signore è la Sapienza che dimora in noi e ci dona parole sapienti che arricchiscono innanzitutto ciascuno di noi e quanti le ascoltano.

Talvolta la sapienza sembra non aver posto nella nostra vita: davvero possiamo paragonarci ad anfore nelle quali viene gettata ogni cosa come, ad esempio, le parole che ascoltiamo dalla TV e dalla Radio, quelle che vediamo in rete, le notizie del mondo, quelle belle e quelle brutte, quelle liete e quelle tristi; ascoltiamo quello che fanno gli altri e ci conformiamo ad essi riempiendo così la nostra esistenza anche di questo; sentiamo giudizi riguardo a qualcuno e deponiamo anch’essi nelle nostre anfore, così da tirarli fuori al momento opportuno quando incontriamo la tal persona o quando si tratta di amplificarli e diffonderli quando siamo con altri; e così via, i nostri barili si riempiono. Ma ci sarà posto ancora per la Sapienza che tutto purifica lasciando solo parole buone?

Assistiamo in questi giorni a guerre, fatte di parole pesanti, di insulti, di accuse: no vax, sì vax, politici di destra e sinistra, persone comuni che si intendono di niente e che vomitano parole aggressive contro chi non la pensa come loro. È uno schifo che ribadisce come non ci siamo lasciati riempire di Dio neanche in questo Natale, come le nostre relazioni non siano ricolme di Sapienza, ma di ignoranza, come nelle teste e nei cuori di tutti non ci sia posto per il Signore.

La sapienza parla e non sparla; essa apre la bocca e dice:

Prima dei secoli, fin dal principio,

Dio mi ha creato,

per tutta l'eternità non verrò meno.

Nella tenda santa davanti a lui ho officiato

e così mi sono stabilita in Sion.

Sì, chiediamo a Dio che stabilisca la sua Sapienza in noi, nelle nostre città, nella nostra nazione, nel mondo intero; ci doni la Sapienza per imparare a valutare e discernere ciò che è intelligente da ciò che è stupido; ci dia la capacità di scegliere da che parte stare, cioè dalla parte del bene e non del male, dalla parte della saggezza e non della stoltezza, dalla parte di Dio e non di quella del mondo e della sua mentalità di basso livello. Stabilisca la sua dimora in noi che siamo la tenda nella quale manifestare la sua gloria, siamo l’anfora da riempire e colmare di Lui, nostro Dio, e della Parola che si è fatta carne in Cristo e si può far carne in noi, nei nostri pensieri e nelle nostre parole.

Attraverso la Sapienza impegniamoci a far sì che gli animi tesi si allentino e i piedi di guerra diventino – come scrive il profeta Isaia – i piedi belli del messaggero che sui monti annuncia la pace, del messaggero di buone notizie che annuncia la salvezza, che dice a Sion: «Regna il tuo Dio» (Isaia 52,7). Apriamo le nostre mani e poniamole davanti a noi come quando vogliamo raccogliere acqua per dissetarci, come anfore pronte a lasciarci riempire di Dio, perché anche le nostre azioni siano più sapienti e seguano meno gli istinti.

Ci accorgeremo presto che

dalla sua pienezza

noi tutti abbiamo ricevuto:
grazia su grazia.