XXVII del tempo ordinario C

Madonna del Rosario

2 ottobre 2022

 

Fede e preghiera: due facce della stessa medaglia. Non c’è l’una senza l’altra e la prima è alimentata dalla seconda. Se i discepoli chiedono al Signore di aumentare in loro la fede, Paolo invita Timoteo a tener vivo in lui il dono dello Spirito che ha ricevuto mediante l’imposizione delle mani, un dono immenso che come fuoco deve essere sempre alimentato, un dono grande, quello della fede, che come lampada può ardere se non viene mai meno l’olio della preghiera. È quanto vorremo mettere al centro della nostra riflessione in questo anno pastorale che va ad iniziare e che oggi vogliamo mettere sotto la materna protezione di Maria mediante la preghiera del Rosario. Questa forma di preghiera che sembra così arcaica e che alle giovani generazioni non dice più nulla, in realtà ha mantenuto viva la fede di tante persone, dei nostri padri, dei nostri nonni, una fede che certamente avrà incontrato momenti bui che l’hanno fatta vacillare, ma che sempre si è stabilizzata con la preghiera e in modo speciale con quella del Rosario. Forse può apparire strano dover ripetere tante volte la stessa invocazione, ben cinquanta Ave Maria, intercalate all’inizio di ogni mistero dal Padre nostro e al termine da un Gloria. Eppure dentro questa preghiera noi ci sentiamo coccolati dalla Madre, benedetti dal Padre e consolati dallo Spirito pregando mentre pensiamo ai misteri che hanno donato a noi la salvezza mediante la vita del Figlio, Gesù Cristo. Se apparentemente questa pratica popolare sembra monotona e a tratti imbarazzante, riscoprirla all’interno della famiglia, nella comunità e a livello personale ci fa sperimentare come nel cammino della vita non siamo soli e, mentre dalle nostre labbra escono parole che la tradizione ci ha consegnato, il nostro cuore percepisce un’elevazione spirituale che solo chi prega può avvertire: le preoccupazioni vengono alleviate, le gioie vengono rafforzate, i dolori vengono leniti e gli affetti vengono protetti, perché stanno al sicuro nelle mani di Maria, nostra Madre.

Quando sentiamo che la nostra fede vacilla, prendiamo tra le mani la corona del Rosario e iniziamo a sgranarla pregando, certi che quella preghiera è la voce dei figli che sale al Signore attraverso la potente intercessione di Maria, voce che chiede al Signore: «Accresci in noi la fede!». Certo, il Signore ci ha detto: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe» e questo non è facile, ma non deve mai venire meno in noi la certezza che anche un piccolo granello di senape può diventare il più grande arbusto sulla faccia della terra. E allora preghiamo, perché solo la preghiera alimenta la nostra fede e anche se ci sembrerà di aver tirato insieme nulla, se ci sembrerà che la nostra preghiera cambi niente, non sentiamoci servi inutili che hanno fatto quanto dovevano fare solo perché hanno esaudito le richieste di un padrone, sentiamoci piuttosto vivi e capaci di continuare a bussare alla porta di Dio, non per ottenere quello che vogliamo, ma perché Egli possa donarci ciò di cui abbiamo veramente bisogno.

Capiterà a volte di non vedere esauditi i propri desideri, ma non per questo la nostra preghiera non è valida. Capiterà di alzare le nostre grida al Signore, come il profeta Abacuc, ed imprecare:

Fino a quando, Signore, implorerò aiuto
e non ascolti,
a te alzerò il grido: «Violenza!»
e non salvi?
Perché mi fai vedere l’iniquità
e resti spettatore dell’oppressione?
Ho davanti a me rapina e violenza
e ci sono liti e si muovono contese;

stiamo certi che Egli non gode nel guardare le sventure dei suoi figli, perché nessun padre e nessuna madre sono così cinici. La risposta che Dio dà al profeta è la chiave di lettura ai nostri perché:

«Ecco, soccombe colui che non ha l’animo retto,
mentre il giusto vivrà per la sua fede».

Dio non sta a guardare il dolore dei propri figli, ma sa bene – sembra dirci questa risposta – che il dolore passa, il dolore fortifica, il dolore guarisce: la fede ci aiuta a superare quei momenti che la vita ci ha presentato come conto amaro e la fede nel Signore, alimentata proprio dalla preghiera, se non cambia il corso degli eventi, ci permette di affrontare a testa alta le avversità, perché non soccombe l’animo retto del giusto che mediante la fede vivrà e supererà anche le più atroci ostilità.

La vita non è fatta di sole avversità, ma di momenti gioiosi, sereni, pacifici, entusiasmanti e ricca di soddisfazioni: non dimentichiamoci di elevare al Signore la nostra preghiera di ringraziamento, perché Egli gioisce con noi come ogni padre gioisce per la buona riuscita dei figli. E accanto al Signore non può che esserci Maria, nostra Madre, che fa il tifo per noi e ci sostiene nella buona e nella cattiva sorte.

Sapendo di avere così grande protezione, perché la fede nelle nostre comunità viene sempre meno e perché la preghiera è sempre più abbandonata? Perché nelle nostre famiglie si fatica a pregare – per non dire che non si prega più – e nei più giovani la preghiera è un atto relegato alla memoria di quando si andava a catechismo? Se abbiamo il Signore e la Madonna e gli angeli e i santi dalla nostra parte, perché molti preferiscono voltare le spalle come se non ne avessero bisogno?