XXIX del tempo ordinario C

16 ottobre 2022

 

Pregare: cosa significa?

Se cerchiamo un’immagine efficace per comprendere meglio questa sacra azione, possiamo trovarla in Mosè: quando alzava le mani Israele prevaleva; ma quando le lasciava cadere, prevaleva Amalèk. Poiché Mosè sentiva pesare le mani, presero una pietra, la collocarono sotto di lui ed egli vi si sedette, mentre Aronne e Cur, uno da una parte e l’altro dall’altra, sostenevano le sue mani. Se prendiamo in considerazione queste poche righe, comprendiamo molto bene che la preghiera è un’elevazione verso Dio, proprio come le mani alzate di Mosè, proprio come le nostre mani quando si innalzano verso Dio per chiedere una grazia o che esaudisca una nostra preghiera, proprio come le mani di ognuno quando implora un proprio fratello.

Anche la povera vedova avrà alzato le sue mani portandole al cuore mentre implorava il giudice disonesto, affinché le facesse giustizia malgrado questi non volesse ascoltarla. Eppure le mani alzate di quella donna hanno importunato così tanto quel giudice che esaudì la sua richiesta.

Le mani alzate sono un’ottima immagine per comprendere cosa significhi pregare e non a caso quando invitiamo i bambini a farlo diciamo loro di mettere le mani giunte: questa posizione ci fa portare in alto le mani, così come facciamo, seppur in modo diverso, quando ci rivolgiamo al Padre secondo quanto Gesù ci ha trasmesso.

Il salmista utilizza un’altra immagine, anch’essa molto efficace:

Alzo gli occhi verso i monti:
da dove mi verrà l’aiuto?
Il mio aiuto viene dal Signore:
egli ha fatto cielo e terra.

Non solo le mani, ma anche gli occhi sono un segno d’invocazione che comunemente, e forse senza accorgercene, utilizziamo; quanti sospiri vengono accompagnati da occhi rivolti verso l’alto, occhi che sono più eloquenti di tante parole che cercano di trovare nello sguardo dell’altro e dell’Altro una speranza di esaudimento.

Alzare le mani o gli occhi è un gesto simbolico per dire quanto sia importante per ciascuno alzare il cuore verso Dio per far giungere a lui la nostra supplica, i nostri desideri, le nostre lodi, la nostra richiesta di perdono, il nostro ringraziamento, ma anche la nostra preghiera di intercessione.

La preghiera, infatti, non è soltanto personale, volta a soddisfare le proprie richieste, ma anche quelle degli altri. Così Mosè pregava per il suo popolo, ovvero per il popolo di Dio al quale apparteneva, come ogni sommo sacerdote era chiamato ed è chiamato a fare. E per cosa pregava? Perché Dio sostenesse il suo popolo nella battaglia contro i nemici e Israele potesse vincerli. Non facciamo lo stesso anche noi oggi? Certamente non preghiamo perché nella guerra mondiale che ci sta coinvolgendo vinca l’una o l’altra parte, ma perché questa orribile morsa di violenza finisca presto, finisca subito: anche noi alziamo le mani, gli occhi, i sospiri, ma soprattutto il cuore, perché Dio, mediante la sua potenza, possa toccare il cuore dei potenti e infonda in loro desideri di pace. Preghiamo anche perché sia noi che ogni uomo possa sconfiggere il nemico atroce, il maligno, che infonde nel cuore il desiderio di violenza che viene dall’odio che è generato a sua volta dalla smania di potere. I nemici del popolo di Israele sono solo l’immagine del nemico che ci dichiara guerra, il male: Mosè ci insegna che attraverso una preghiera costante e spesso invadente, come quella della vedova, possiamo ottenere il bene che desideriamo non solo per noi, ma anche per gli altri e per il mondo intero. E Aronne e Cur che tengono alzate le mani di Mosè? Sono l’immagine della fede della Chiesa che ci sostiene anche quando siamo stanchi, affaticati, delusi e la preghiera potrebbe venir meno.

Ma è proprio così importante pregare? L’evangelista Luca annota: Gesù diceva ai suoi discepoli una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai. Dunque pregare non un optinal, ma una necessità, un bisogno.

Anche San Paolo ci viene in aiuto per comprendere il significato e l’importanza della preghiera; a Timoteo, suo discepolo, scrive: Figlio mio, tu rimani saldo in quello che hai imparato e che credi fermamente. Conosci coloro da cui lo hai appreso e conosci le sacre Scritture fin dall’infanzia: queste possono istruirti per la salvezza, che si ottiene mediante la fede in Cristo Gesù. Come non leggere tra le righe la bellezza di aver imparato a pregare fin da piccoli ed è proprio la preghiera a mantenere forte la fede, quella stessa che ci permette di leggere la Scrittura, ispirata da Dio, che è anche utile per insegnare, convincere, correggere ed educare nella giustizia, perché l’uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona. Qual è quest’opera buona alla quale tutti siamo chiamati? Lasciamocelo dire ancora dall’apostolo: Ti scongiuro davanti a Dio e a Cristo Gesù: annuncia la Parola, insisti al momento opportuno e non opportuno, ammonisci, rimprovera, esorta con ogni magnanimità e insegnamento. La preghiera che alimenta la fede non ci chiude in noi stessi, ma ci porta ad essere intercessori e missionari gli uni per gli altri, per il mondo intero, per la giustizia e la pace che proprio nella preghiera invochiamo:

O Padre, che hai accolto l’intercessione di Mosè,
dona alla Chiesa di perseverare nella fede e nella preghiera
fino a quando farai giustizia ai tuoi eletti

che a te gridano giorno e notte.

Di una cosa c’è bisogno: della fede alimentata dalla preghiera.

Ma quando il Signore tornerà sulla terra, troverà ancora la fede?