VI del tempo ordinario A

12 febbraio 2017

Dopo averci detto che siamo sale della terra, dandoci come compito quello di insaporire la nostra vita e questo mondo, Gesù ci indica la via giusta per farlo: mettere in pratica i comandamenti di Dio. Forse la parola comandamento sa molto di imposizione, che è una cosa alla quale siamo un po' avversi, perché le cose imposte non ci piacciono. Eppure la Parola del Signore diventa per noi un comandamento, quasi un imperativo se riconosciamo nella sua parola la via giusta che lui ci traccia per essere veramente felici. Certamente sta a noi poi scegliere se ascoltarla oppure no, se prestarle attenzione o andare per la nostra strada. Il Signore, attraverso il Siracide, ci parla chiaro: siamo liberi di scegliere il bene o il male, il giusto o ciò che è sbagliato, ciò che conta piuttosto che ciò che non conta. Tuttavia dobbiamo anche accettarne le conseguenze. Leggiamo infatti nel libro del Siracide: "Egli ti ha posto davanti fuoco e acqua: là dove vuoi stendi la tua mano". E non c'è bisogno di aver studiato teologia per capire cosa vuole dirci Dio. Lo sappiamo bene anche noi che se tendiamo la mano sul fuoco ci scottiamo, ma se la tendiamo all'acqua potremo dissetarci. Sta a noi scegliere. Talvolta però le nostre decisioni avvengono più per istinto, o forse per convenienza. Infatti chi si avvicina al fuoco lo fa per scaldarsi, non accorgendosi che basta avvicinarsi troppo con un passo falso per restarne ustionati. Chiunque di noi è in cerca del vero bene per sé, ma il rischio è che questo bene si trasformi in un pericolo. Leggiamo ancora nel Siracide: "Davanti agli uomini stanno la vita e la morte, il bene e il male: a ognuno sarà dato ciò che a lui piacerà". Il Signore sembra proprio voler sottolineare questa libertà che portiamo dentro. Sembra proprio dirci che nessuno è obbligato a scegliere per forza il bene, ma ognuno sceglie ciò che più gli piace. Tuttavia ogni scelta ti porta alla vita o alla morte. Occorre dunque aprire bene gli occhi e valutare cosa è davvero conveniente scegliere. D'altronde la vita ti impone questo: se scegli di svoltare a destra non puoi svoltare a sinistra e se al contrario vuoi svoltare a sinistra non puoi svoltare a destra. Noi siamo di quelli che vorrebbero andare dritti, imperterriti per la strada che stanno percorrendo, dimenticandoci che la vita a un certo punto ci pone dei bivi con i quali confrontarci, il bene e il male, le scelte sagge con quelle banali, la vita e la morte, la luce e le tenebre, la sapienza o la stupidità. Cosa fare? Occorre scegliere. Se vogliamo il vero bene nostro e di chi ci sta accanto occorre quel sale di cui ci parlava Gesù Cristo, occorre la sapienza che viene da Dio che ci guida a fare scelte di gusto. Impariamo ad invocare lo Spirito della Sapienza perché ci illumini e a nostra volta possiamo essere quella luce di cui ancora Gesù ci ha parlato. Non solo. Chiediamo al Padre il dono della Sapienza attraverso il suo Spirito, perché avvenga in noi ciò che l'apostolo Paolo scrive ai Corinzi presentando loro la sapienza che viene da Dio e che ci permette di vedere chiaramente ciò che è bene rifiutando ciò che sembra bene, ma che non è. Quante volte preghiamo che il Signore ci doni lo Spirito della Sapienza per scegliere ciò che è giusto e corretto per noi e per gli altri? Quante volte ci soffermiamo in preghiera per chiedere al Signore che ci doni quella sapienza necessaria a far sì che le nostre parole, le nostre azioni, le nostre decisioni abbiano buon gusto, siano buone, siano corrette e insaporiscano la vita altrui. Occorre proprio fermarsi in preghiera per lasciarsi insaporire e illuminare dal Signore. Egli ci dice: «Avete inteso che fu detto...ma io vi dico». La questione del bene e del male di cui parla il Signore, non è una questione di sole regole da rispettare, ma è quella Parola («ma io vi dico») che ci permette di prendere la direzione giusta, anche se abbiamo sempre pensato che la strada giusta la stiamo già percorrendo. Siamo testardi, lo sappiamo, ma non è chiudendoci nelle nostre testardaggini che avremo la verità dalla nostra parte. Non è dicendo semplicemente che una cosa è giusta che essa lo è veramente. Anche chi fa uso di stupefacenti pensa di fare la cosa migliore per sé, perché la sensazione di felicità provata assumendo determinate sostanze è alta, ma sappiamo bene che questa non è la cosa giusta e che pian piano determinate scelte portano alla rovina. Un esempio forse estremo? Io lo chiamerei attuale che può diventare metafora anche per tante altre scelte più o meno gravi, ma che pian piano portano alla rovina della propria persona e non necessariamente del proprio corpo, ma anche dell’atteggiamento, del comportamento, del modo di parlare e ragionare. Cosa ci costa allora a fermarci un po’ per metterci davanti al Signore in preghiera e chiedergli il dono della Sapienza per scegliere il vero bene, abbandonando ciò che è male?