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IV di Pasqua A

Domenica dell’Eucaristia

7 maggio 2017

Cristo, definendosi il buon pastore che guida il suo gregge, ci dice oggi chi dobbiamo seguire nel sentiero della nostra vita. Ci dice che è Lui che dobbiamo seguire, perché Egli è colui che ci porta ai pascoli più verdi dove sfamarci di erba buona, di erba fresca. E dove sono quei pascoli di erba fresca? Con il salmista anche noi cantiamo: “Il Signore è il mio pastore; su pascoli erbosi mi fa riposare e ad acque tranquille mi conduce” (Sal 22). Sì, Egli ci porta a sfamarci e a dissetarci alla mensa che lui stesso ci prepara, come scrive ancora l’autore del salmo. Ma a quale mensa sederci per sfamarci? A quale mensa sederci per dissetarci? Il profeta Davide scrivendo il salmo del buon pastore ha sicuramente prefigurato la mensa che Gesù stesso ha preparato per i suoi prima di lasciare questo mondo e passare alla gloria del Padre attraverso la morte e la risurrezione. Nell’ultima sua cena, infatti, egli si è donato ai suoi come pane e come vino, donando loro in essi il suo corpo e il suo sangue. Ecco di quale mensa parlava il profeta Davide ed ecco a quale mensa siamo noi invitati per nutrirci e dissetarci non nel corpo ma nello spirito. Aggiunge infatti il salmista: “Egli rinfranca l’anima mia”. È nel pane eucaristico che noi, gregge di Dio, troviamo la forza per seguire il buon pastore; è nel pane eucaristico che Lui, il Signore risorto, ci dà la forza per camminare nei sentieri della vita, anche quando incontriamo ostacoli, difficoltà, sofferenze, fatiche. È proprio grazie alla forza spirituale che riceviamo dal Signore che possiamo progredire nella vita sicuri che Egli è davanti a noi per guidarci, aiutandoci a superare quei momenti che ci porterebbero ad abbandonare il pascolo, il sentiero, il gregge stesso, rifugiandoci in noi stessi, chiudendoci nelle nostre disperazioni, ma anche nei nostri egoismi che ci portano dall’essere pecore docili sotto la guida del pastore a lupi rapaci che divorano gli altri senza pietà. Nutrirci di Cristo, pane vivo, alla mensa che lui imbandisce per noi ci permette di aver lui nel cuore e di seguire la sua parola, come egli stesso ci ha detto: «Il buon pastore apre la porta e le pecore ascoltano la sua voce. Le pecore lo seguono, perché conoscono la sua voce». Ma non solo. Nutrirci di Cristo ogni domenica nell’Eucaristia ci permette di aver Lui in noi che ci difende anche dagli attacchi dei ladri, dei briganti e dei mercenari. E chi sono questi? Sono i peccati che commettiamo, o meglio è il diavolo che è sempre in agguato e pronto a rubre il nostro cuore portandoci a compiere ciò che non vogliamo e ciò che non dobbiamo commettere. Con Cristo questo non può avvenire, perché quando Egli è con noi e noi con Lui, allora non dobbiamo temere. Egli è il buon pastore che si prende cura delle pecore, che le protegge e le difende dagli attacchi del maligno. Quante volte, infatti, ci lasciamo prendere da quei sentimenti che ci portano lontani dal Signore, lontani dal suo gregge che è la Chiesa, che sono i fratelli: invidie, gelosie, maldicenze, pettegolezzi, rabbie, disobbedienze, testardaggini, violenze. È il maligno che come un ladro e un brigante fa irruzione nella nostra vita e ci ruba il cuore portandolo lontano dal Signore. Ma Gesù risorto non ci lascia andare tanto facilmente: Egli si è fatto pane per restare sempre con noi. Si sottrae alla nostra vista umana, come si è sottratto alla vista umana dei discepoli di Emmaus, ma è restato in quel pane spezzato che ha permesso loro di riconoscerlo vivo e risorto. Anche noi possiamo contemplarlo vivo e risorto nel pane eucaristico. Non solo. Possiamo anche nutrirci di lui perché, come il cibo si assimila al corpo, così lui diviene un tutt’uno con noi. Quanto è grande il nostro Dio che si fa piccolo come un pezzo di pane, per farci grandi come lui nell’amore. E come le pecore conoscono e riconoscono la voce del pastore, così anche noi possiamo conoscere e riconoscere il Signore presente nell’Eucaristia. Possiamo anche noi, come i due di Emmaus, riconoscerlo e riconoscendolo non potremo più stare senza lui, non potremo più pensare alla nostra vita senza l’Eucaristia che nutre il nostro spirito, rinfranca la nostra anima, ci difende dal male e ci indica la strada da seguire, ci mostra quale sia la nostra vocazione quotidiana di cristiani e quella speciale alla quale il Signore ci ha chiamati o ci chiama ogni giorno. Genitori, figli, nonni, educatori, sacerdoti e consacrati, lavoratori, studenti, casalinghe: in ogni vocazione siamo chiamati a seguire Cristo buon pastore e questo lo potremo fare sedendo a mensa con lui ogni domenica, ma anche ogni giorno. Ecco perché il cristiano non può vivere senza l’eucaristia, come ogni uomo non può vivere senza pane. Per questo diciamoci a chiare lettere: Mai più senza la domenica! Mai più senza la domenica resa sacra dall’Eucaristia!