XVII del tempo ordinario A

30 luglio 2017

Se il Signore dicesse a noi come al re Salomone: «Chiedimi ciò che vuoi che io ti conceda», cosa risponderemmo? La salute, la custodia per la famiglia, che l’economia andasse meglio, di accompagnare i nostri cari. Proviamo a fare un sondaggio tra i nostri conoscenti. A parte chi non ha nulla da chiedere al Signore, perché poco gli importa, troveremmo in molti risposte di questo genere. E noi cosa chiediamo al Signore nelle nostre preghiere? Non chiediamo forse queste cose? Salomone oggi ci spiazza: egli non chiede potere, non chiede denaro, non chiede nemmeno la salute per sé o per i suoi cari. Chiede il dono della saggezza per governare al meglio il popolo che Dio gli ha affidato. Noi avremmo il coraggio di chiedere il dono della saggezza? Anzi: siamo in grado di chiedere per noi, per i nostri figli e per i nostri cari il dono della saggezza per governare al meglio la vita che il Signore ci ha donato? Salomone ci insegna di cosa davvero abbiamo bisogno e cosa chiedere al Signore, perché la nostra vita sia saggia, sia sapiente, abbia il buon gusto di essere vissuta al meglio. Troppo spesso, forse umanamente, ci fermiamo alle cose materiali o fisiche. Non che esse non siano importanti, ma certamente se tutti chiedessimo un po’ di più il grande dono della saggezza, sono certo che la vita di tutti sarebbe migliore. Sì, perché ciascuno, nelle proprie mansioni, nei propri ruoli familiari o sociali, nella vita stessa si lascerebbe guidare dal Signore e non solo dal proprio istinto. Certamente con questo non voglio dire che tra di noi non ci siano persone sagge, ma dico solo che sarebbe bello se tutti, ma proprio tutti, avessimo l’umiltà di chiedere al Signore il dono grande della saggezza: sicuramente anche le piccole o grandi scelte della vita sarebbero più al sicuro se guidate dalla volontà di Dio che ci fa dono della saggezza. Penso a quanti giovani si rovinerebbero di meno la vita se usassero il dono della saggezza; quanti ragazzi eviterebbero di lasciarsi trascinare nelle stupidate; quanti genitori non starebbero solo a guardare come si evolvono i fatti nelle loro case giudicando quelle altrui; quanti politici farebbero scelte per il bene della società anziché per il loro interesse. E anche io sarei migliore se ogni giorno chiedessi al Signore la saggezza per vivere al meglio il mio ministero sacerdotale. Saremmo come quei pescatori che tirano la rete a riva, si mettono a sedere, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi, perché attraverso il dono della saggezza sapremmo distinguere il bene dal male. Non solo. Saremmo come il saggio del vangelo che, come dice il Signore, dal suo tesoro sa trarre cose antiche e cose nuove. Le cose antiche, quali i valori della vita che la rendono stabile, forte, capace di fuggire alla sciocchezze e le cose nuove che sono tutte quelle idee, quelle iniziative, quelle scelte personali o di gruppo che danno il gusto della novità; non serve infatti affossarsi nel passato, ma dal passato occorre saper trarre quel tocco di novità che rende bella la vita. Che bello se i giovani sapessero divertirsi in modo nuovo, ma rispettando la vita di sempre; se i politici sapessero essere attaccati ai valori di sempre, ma con leggi nuove che vadano incontro ai bisogni della gente; che bello se le famiglie riscoprissero la gioia di collaborare nell’educazione dei figli come si faceva una volta, anziché difenderli sempre come si fa adesso, e scoprissero le nuove forme di una collaborazione attiva. Che bello se i preti dessero nuovo vigore alla pastorale senza essere attaccati solo ai soliti schemi che chiudono le porte anziché aprirle. La perla preziosa l’abbiamo nel campo del nostro cuore: è Gesù Cristo che nascondendosi in noi dà valore al nostro campo, alla nostra vita, alle scelte che facciamo. Solo con lui la nostra vita acquista valore, perché i valori saranno nascosti in noi e sapremo tirarli fuori al tempo opportuno, quando il Signore stesso ce lo indicherà attraverso l’azione del suo Spirito che opera in noi. Purtroppo facciamo fatica a pensare a Cristo come al tesoro della nostra vita, a quella perla preziosa che è nascosta nel nostro cuore. Quando si parla di tesoro chissà perché l’uomo pensa solo alle ricchezze, alle cose materiali, al benessere fisico dimenticandosi di Dio? Noi oggi chiediamo il dono della sapienza perché la nostra vita sia saggia, gustosa, saporita; sia una vita che vale perché ricca di valori da vivere, trasmettere, testimoniare senza paura lasciandosi guidare da Dio. E allora se il Signore ci dicesse: «Chiedimi ciò che vuoi che io ti conceda», cosa risponderemmo?