Cristo Re dell'universo

26 novembre 2017

Chi cerca apparenza e non sostanza, chi nasconde i talenti e non li porta a frutto non potrà essere giudicato degno del regno di Dio. Non saremo infatti giudicati sulla nostra bellezza o bravura, non saremo giudicati sui voti presi a scuola o sui consensi umani che abbiamo ricevuto. Non saremo giudicati degni del regno di Dio se nella vita abbiamo fatto tante opere o ci siamo accaparrati gli elogi di tante persone. Tutte queste cose passano come ci ha fatto capire l'apostolo Paolo nella lettera ai Corinzi: “Come infatti in Adamo tutti muoiono, così in Cristo tutti riceveranno la vita. Prima Cristo, che è la vita, poi quelli che sono di Cristo. Poi sarà la fine, quando egli consegnerà a Dio Padre il regno, dopo aver ridotto al nulla ogni principato e ogni potenza e forza”. L'allusione di San Paolo è chiaramente all'impero romano del tempo. Oggi queste parole diventano per noi un forte appello, poiché non solo passerà la scena politica di questo mondo alla quale molte persone sono troppo legate per una questione di soldi e di guadagni spropositati, ma anche per quei principati, potenze e forze che sono proprie dell'uomo contemporaneo. L'avidità, la ricchezza, il potere, la ricerca di gloria terrena, il consenso: non sono forse cose che cerchiamo su questa terra e che ci portano anche alla cattiveria più assoluta? E non si vedono solo nel mondo politico alla televisione, ma possiamo intravederle anche nel nostro cuore se davvero ci mettiamo ad esaminarlo attentamente e con schiettezza. Ma queste cose ci serviranno per presentarci davanti a Dio un giorno? O forse non sarà proprio per queste cose che ci sentiremo dire: «Via, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli»? Purtroppo è lampante che il mondo di oggi, di cui facciamo parte, non si preoccupa più del giudizio di Dio dal quale, è bene ricordarcelo, non potremo scampare. Questo perché siamo più preoccupati di apparire davanti agli uomini piuttosto che a Dio. E proprio perché a Dio non si può scampare, ricordiamoci bene quello che ci ha detto Gesù raccontandoci questo Vangelo. Affamato, assetato, forestiero, nudo, malato, in carcere: poco importa adesso esaminare una ad una queste situazioni per vedere se in pratica abbiamo assistito qualcuno che le ricopriva una sola o tutte. Ci deve interessare di capire se un giorno preferiremo sentirci dire: «Venite, benedetti dal Padre mio, perché ogni piccolo gesto d'amore che avete fatto anche ad uno solo dei miei fratelli, l'avete fatto a me», oppure al contrario sentirci allontanati dalla gioia eterna per essere consegnati al fuoco eterno per essere purificati da ciò che su questa terra ha chiuso il nostro cuore rendendolo cattivo e insensibile. Certo che l'apostolo Paolo ci ha detto che tutto passa, ma ci ha anche prospettato la vita in Cristo. Cosa significa questo? Significa che la vita eterna non ci viene concessa in regalo solo per bontà del Signore, ma dobbiamo guadagnarcela non con i seggi elettorali, non con i posti d'onore, non con gli applausi della gente, ma solo ed esclusivamente vivendo la nostra vocazione cristiana e personale secondo lo spirito del Vangelo che è lo spirito dell'amore. Analizziamo allora alcune vocazioni: potrei essere prete se mi dimenticassi degli ammalati che aspettano la consolazione di Cristo nel suo Corpo? Potrei fare molte cose a livello strutturale, catechistico, pastorale e aggregativo per i ragazzi e adolescenti e per l’intera comunità, ma se solo mi dimenticassi dei più bisognosi di visita, come gli ammalati, che prete sarei? Potrei presentarmi in tutta tranquillità davanti a Dio? Potrebbe una coppia di genitori essere tale se si dimenticasse di essere attenta alla formazione e all'educazione dei propri figli? Anche qualora non facesse mancare niente e li ricoprirebbe di ogni ben di Dio, ma non insegnasse loro i valori grandi della vita e a fare scelte giuste, che genitori sarebbero? Come potrebbero presentarsi davanti a Dio in tutta serenità? Potrebbe un insegnante o un medico esercitare la sua professione senza tener conto che davanti a sé ha prima di tutto una persona più che la fonte del proprio guadagno? Potranno aver insegnato tutti i teoremi o aver salvato molte vite, ma se l’avessero fatto solo per guadagno e non per amore alla vita a cosa servirebbero i loro titoli di studio? E come si presenterebbero davanti a Dio? Potrebbe forse un educatore, un allenatore, un catechista, un volontario della parrocchia o di qualsiasi associazione vivere una speciale vocazione senza essere attratto dal servizio per i fratelli anziché dall'interesse personale? Cosa direbbe loro Dio? Ma possiamo pensare anche a un architetto, un geometra, un muratore, un impresario, un'impiegata, un elettricista, un idraulico, una casalinga, un falegname: se tutti agissero solo per interesse e non per contribuire al bene della nostra umanità, cosa resterebbe di questo mondo? La risposta sta tutta nel fatto che dipende che cosa cerchiamo. Aiutiamoci a vicenda ad essere cercatori di vocazioni sante, aiutiamo i nostri ragazzi e giovani a cercare vocazioni che li realizzino perché realizzano il Vangelo dell’amore, del donarsi per il bene di chi ci sta intorno, per il bene di un’umanità stanca dell’apparenza e bisognosa di sostanza.