Cena del Signore

29 marzo 2018

«Capite quello che ho fatto per voi? Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi». Lui è il Maestro, noi i discepoli. Lui il Maestro che ci ha detto «Venite e vedete il Cenacolo» e in questo luogo ci ha introdotto questa sera per mostrarci questa sala, al piano superiore, con i tappeti, dove consumare la cena pasquale. Il piano superiore non sta ad indicare solo un luogo rialzato, ma innanzitutto una condizione: dobbiamo elevarci nella nostra vita, dobbiamo superarci, dobbiamo puntare a qualcosa di più alto se vogliamo essere veri discepoli che seguono il Maestro. Vedere il Cenacolo per noi, questa sera, non deve essere solo una pura curiosità, ma occorre farlo con gli occhi della fede. Vedere e credere vanno di pari passo. Vedere e confermare la nostra fede nel Signore diventa per noi un’esigenza che non ci può lasciare indifferenti. Cosa vediamo in questo luogo? Cosa vediamo al piano superiore dove il Signore ci ha condotto? In questo luogo troviamo due piani ulteriori: la terra e il tavolo. Gesù infatti, dopo essere salito con i suoi al piano superiore, dimostra loro cosa significa essere superiori nella vita e lo fa in modo paradossale: egli si abbassa fino a terra, si china sui piedi dei suoi amici, li lava, li asciuga, li bacia. Poi si rialza, si mette a tavola e consuma la cena pasquale, istituendo il sacramento dell’amore prima di salire ancora di un piano, sull’altare della croce. Sul tavolo di quella sala prende il pane, lo spezza, lo dona loro dicendo: «Questo è il mio corpo offerto in sacrificio per voi» e così fa lo stesso con il calice. Ditemi: non è forse un piano sopra al nostro modo di intendere l’amore? Chi di noi sarebbe disposto a donare la propria vita in cambio di quella di qualcuno? Chi sarebbe disposto a dire: «Prendi la mia vita»? Certamente un genitore nei confronti dei propri figli, una moglie o un marito nei riguardi del proprio coniuge. Prendiamo ad esempio il caso di quel poliziotto francese che nei giorni scorsi si è trovato faccia a faccia con un terrorista che aveva in ostaggio una giovane signora: egli ha saputo rendere attuale il Vangelo, quando a quel vigliacco, pazzo e squilibrato ha detto: «Lascia andare lei, prendi piuttosto la mia vita». E così è stato. Non è forse una pagina di Vangelo scritta ai nostri giorni? Al piano superiore di quell’edificio, nel Cenacolo, Gesù ha mostrato ai suoi cosa significa essere discepoli e al giorno d’oggi ci sono ancora persone che, anche se non attraverso atti eroici, nella quotidianità, compiono azioni che ritraggono ciò che è avvenuto in quella sera al piano superiore di quella casa. Nella nostra vita succedono sempre quegli imprevisti che ci permettono di comprendere ancor di più cosa ha fatto Gesù per noi. È il caso di questo poliziotto che forse non avrebbe mai pensato di trovarsi in quella situazione, o magari ha pensato che fossero altri a dover affrontare situazioni del genere; è il caso di Pietro, che si trova imbarazzato davanti al Signore chinato sui suoi piedi, tanto da dirgli: «Tu non mi laverai». È il caso di tutti gli apostoli che, benché avvisati, non comprendevano ancora le parole di Gesù dette a tavola: «Uno di voi mi tradirà», chiedendosi chi fosse quello. Quante cose ci fa vedere il Signore conducendoci nel cenacolo, ma tutte possono essere riassunte in una parola: opportunità. Sì, stando con il Signore nel cenacolo abbiamo l’opportunità di trasformare gli imprevisti della vita in possibilità di carità, di amore, di bene che possiamo fare per gli altri; stando con il Maestro nel Cenacolo possiamo imparare che nel viaggio della vita non ci sono solo momenti programmati, ma anche situazioni inattese che possono diventare per noi occasione di bontà, di generosità, di affetto sincero, di amore fraterno. E sono proprio quelle situazioni che non aspettavi a spiazzarti, ma sono quelle che più di tutte ti fanno accedere al piano superiore, ti aiutano ad elevare la tua dignità di uomo, di fratello, di figlio di un Dio che proprio nel cenacolo ha saputo abbassarsi sui nostri piedi per elevarsi al tavolo dove ha spezzato il suo pane, preludio della sua vita. Non stupirti, o uomo, se questa notte il Signore ci ripete: «Venite e vedete il Cenacolo, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi. Io, infatti, vi ho dato un esempio».