Immacolata Concezione

della Beata Vergine Maria

8 dicembre 2018

Chi più di Maria ci mostra cosa significa prendere il largo sulla parola di Dio? Chi più di lei ci fa capire cosa significa fidarsi? Chi più di lei, chiamata da Dio ad adempiere una grande vocazione, ci sprona a metterci nelle mani di Dio per realizzare un'esistenza? Certamente la prima vocazione per Maria, preservata per singolare privilegio dal contagio della colpa originale iniziato con il peccato di Adamo ed Eva, potrebbe sembrare quella di essere Madre del Salvatore. Dice bene il prefazio di questa liturgia: “Tu [o Dio] hai preservato la Vergine Maria da ogni macchia di peccato originale, perché, piena di grazia, diventasse degna Madre del tuo Figlio”; tuttavia la prima vocazione che Maria ha adempiuto è stata quella di mettersi davanti a Dio come discepola, come colei che ascolta la voce del suo Signore, divenendone Madre grazie alla sua pronta risposta e al suo cuore libero da ogni pesantezza che il peccato porta. Maria prima di essere madre di Cristo è stata discepola di Dio e scrutatrice del suo progetto. Dunque Maria non è davanti a noi come modello irraggiungibile o come prima donna vanitosa, perché a lei è toccata in sorte un così grande privilegio, al contrario è colei che ci mostra che per essere felici nella realizzazione della propria vita occorre spalancare le braccia al Signore e dirgli: «Sia fatta la tua volontà». Maria non è la ragazza sprovveduta, come molte di oggi; non è nemmeno l'adolescente dai facili costumi che accetta qualsiasi proposta, come avviene molto spesso oggi. Maria è colei che, guardandosi in faccia allo specchio, prima di fidarsi di Dio che la chiamava a così grande responsabilità, si è chiesta se era nelle condizioni e non solo per quanto riguarda un puro atto fisico da consumare con un uomo, il suo Giuseppe. Al saluto dell'arcangelo  Gabriele ella rimase così turbata da chiedersi che senso avesse un'irruzione così forte nella sua vita, portandola a domandare legittimamente: «Come è possibile?». Questa domanda anche noi ce la poniamo spesso. È bastato accendere il telegiornale questa mattina per chiedermi: «Come è possibile che cinque ragazzini siano morti in una discoteca e con loro la madre di uno di questi che dopo la mezzanotte lo stava accompagnando a questo concerto di musica del rapper preferito, a quattordici anni? Sì, come è possibile che avvengano queste tragedie e perché erano lì e a quell’ora in età così giovane?». Comprendo bene la domanda di Maria quando si resta spiazzati dalla vita e da Dio stesso che piomba in casa e cambia le carte in tavola. Dio è così, entra bruscamente nella vita delle persone, la stravolge, la cambia totalmente. Proprio quando pensava di avere una vita tranquilla con il falegname di Betlemme nella sua cittadina di Nazareth, Maria si trova a fare i conti con Dio. Mi sembra di risentire la monaca francescana di clausura incontrata pochi giorni fa nel ritiro con i ragazzi. Aveva la sua bella vita, una famiglia, un ragazzo che amava, pensava di mettere su casa e famiglia percorrendo la via matrimoniale e poi... Poi senza spiegarsi come, quella vita e quei sogni hanno subìto una mutazione, ritrovandosi a fare i conti con il Signore che la chiamava a consacrare totalmente la sua vita a lui. Sembra proprio di poter dire che il Signore dà e il Signore toglie. Ma c'è una cosa che il Signore non ha tolto dalla vita di questa suora: la felicità. L'avrà privata di una vita sentimentale, benché non sia senza sentimenti, l'avrà tolta alla sua famiglia, l'ha tolta dal mondo, ma non le ha tolto il grande dono di sentirsi realizzata in questo mondo. Anzi, questo suo sì nelle mani di Dio le ha donato tutto, tutto ciò che desiderava per essere veramente felice. Diventare sacerdote o religiosa non è una privazione, ma una realizzazione. Dio sa di cosa abbiamo bisogno e vuole che anche noi lo capiamo. Ma come? Ponendoci la stessa domanda che si è posta Maria: «Come è possibile?». Dio non vuole fare di noi dei supereroi, ma degli uomini e delle donne vere. Non vuole fare di noi e dei nostri figli degli oggetti da manovrare come vuole, ma delle persone realizzate che collaborano con la propria vita al suo disegno di salvezza in piena libertà. E non è cosa da poco. Tuttavia, creandoci lui stesso, sa bene che siamo fatti di pregi e di limiti, di capacità che spesso abbiamo paura a tirar fuori e di difetti che si vedono chiaramente. Ma il Signore è così: gli piacciamo per quello che siamo realmente, vuole aiutarci a fidarci un po' più di noi stessi per essere persone che liberamente scelgono di seguire la sua voce e adempiere la sua chiamata, come quella suora di clausura, come Maria. Dio non vuole burattini, ma uomini e donne che alla sua parola sanno rispondere fidandosi di se stessi e delle proprie qualità per fidarsi totalmente di lui e della sua grazia. E se il peccato e la fragilità umana ci spingono a nasconderci da Dio, Maria oggi ci spinge ad uscire allo scoperto e a mostrare la nostra fiducia, ciascuno in se stesso e tutti in Dio.