II di Avvento C

9 dicembre 2018

Dopo il monito di Gesù Cristo a stare attenti che i nostri cuori non si appesantiscano in quelle dissipazioni che ci portano a una sfiducia in noi stessi e nelle nostre buone capacità e che ci impediscono di accogliere la chiamata del Signore, ecco la voce di Giovanni il Battista che, come una pacca sulla spalla, ci invita alla conversione. Convertirsi, sappiamo bene, significa cambiare rotta, cambiare direzione. E la voce di Giovanni, in quel deserto arido, risuona proprio per farci capire che abbiamo bisogno di cambiare, fidandoci di quanto coloro che ci sono accanto ci suggeriscono. Sì è vero che non sempre bisogna fidarsi ad occhi chiusi, ma è pur vero che coloro che desiderano il nostro bene sono accanto a noi per metterci una mano sulle spalle e chiederci di dar loro fiducia, fiducia che quanto ci consigliano non è così sbagliato. Spesso corriamo il rischio di fidarci di quel tu che abbiamo a fianco solo quando ci dice ciò che vogliamo sentirci dire. Questo avviene spesso nei ragazzi, ma anche negli adulti. I ragazzi ascoltano e si fidano di chi li asseconda nei loro desideri, ma anche gli adulti non sono molto distanti da questa logica. Quante volte infatti tagliamo la faccia a chi ci ha detto qualcosa di diverso da come la pensavamo? Se pensiamo poi alla vocazione sacerdotale e religiosa questo atteggiamento è ancora più marcato. Proporre infatti a dei ragazzi di pensare alla vocazione di speciale consacrazione oggi è molto difficile, si rischia di perdere contatti con gli interessati e con le loro famiglie. Sembra di proporre qualcosa di assurdo o di illegale, poi fa niente se le cose illegali e assurde i ragazzi di oggi le hanno tra le mani già in tenera età. Perché fa così paura la chiamata del Signore? Perché manchiamo di fiducia in coloro che propongono ai nostri ragazzi una vocazione così alta, sì, ma nello stesso momento così bella? Di cosa non ci fidiamo? Siamo sicuri del fatto che non sia una vocazione che dà certezze, che non promette momenti facili, ma anche nel buio dell'incertezza il Signore non manca di mostrare quella stella che illumina la rotta e indica la via. Anche nei momenti più oscuri, quando l'incertezza porta a fare di testa propria, il Signore ci guida con la stella della sua parola messa in bocca a persone fidate e delle quale fidarsi, non perché brave, ma perché chiamate da Dio ad essere un punto luminoso e splendente per indicare la via a chi è perso nei propri pensieri, nei propri dubbi, nelle proprie convinzioni e non vede chi ha davanti e lo incoraggia a seguire la volontà di Dio. Quante volte mettiamo le mani sulle spalle dei nostri ragazzi per incoraggiarli al bene, per sostenerli nel cammino di discernimento vocazionale, o per star loro vicino correggendoli se sbagliano o se ciò che pensano di fare potrebbe avere altri risvolti? Certamente però non dobbiamo aver la pretesa di sapere noi se il sacerdozio o la vita consacrata sia una vocazione da escludere categoricamente perché non si addice al proprio figlio, figlia o nipote. Non devo nemmeno disinteressarmi se non è mio figlio, mia figlia o nipote che sia. Gli adulti nelle nostre case devono diventare quelle stelle che brillano della parola del Signore, capaci di indicare le vie del Signore, anche se esse - come diceva Giovanni Battista, riprendendo il profeta Isaia - devono essere raddrizzate, consolidate, sistemate. E i giovani oggi non devono tagliare la faccia a coloro che dimostrano di voler e desiderare il loro bene, solo perché hanno il coraggio di mostrare loro una stella più luminosa, qual è la parola del Signore che chiama, chiama e non smette di chiamare. Devono fidarsi di quei tu che hanno davanti, siano essi genitori o allenatori, nonni o insegnanti, amici o educatori. No, non possono perdere la fiducia in coloro che cercano il loro bene. Perdono forse fiducia i pescatori quando di notte sanno orientarsi grazie a un cielo stellato dove la stella polare brilla più di tutte? Perderanno fiducia quando le nebbie e le nubi chiudono il cielo. Ma fino a quando la parola del Signore illumina e guida la nostra rotta e le scelte dei nostri ragazzi, stiamo sicuri che nessuno si perderà, anche se il mare è a volte in burrasca e le vie a volte tortuose. Ma vale la pena fidarsi e dire: «Signore sulla tua parola mi fido di quel tu che mi hai posto a fianco e che per il mio bene mi indica la giusta direzione da seguire». Scriveva il card. Martini: “Nei giorni che precedono il Natale noi costruiamo presepi; i bambini li costruiscono con amore, con pochi o molti personaggi, in maniera modesta o più solenne, artistica; quando contempliamo il presepe possiamo notare che è composto da diversi personaggi, ma tutti si dirigono verso Gesù, o sono relativi a Lui, o partono da Lui”. Che bello se tutti gli adulti, genitori in particolare, diventassero quella stella che porta a Gesù, a scoprire la sua chiamata e ad accogliere il suo progetto. Che bello se tutti i giovani e ragazzi, scorgendo nei genitori e negli adulti quella stella che porta a Cristo potessero dire: «Mamma, papà e tu adulto che mi vuoi bene: io mi fido di te, perché in te sento la voce del Signore, in te vedo la Stella che guida la mia vita alla felicità vera, perché questa stella so bene che è Cristo».