VI del tempo ordinario C

17 febbraio 2019

Sembra proprio che Gesù, dopo aver chiamato i suoi primi discepoli a seguirlo, voglia mettere in chiaro subito le cose. Sì, ha detto a Pietro e agli altri che limiti e sbagli fan parte della vita e che proprio perché nessuno è perfetto tutti possono seguire il Signore, ma la prima questione tosta che pone innanzi a loro è la distinzione tra l'essere felici e l'essere infelici o, se vogliamo, tra l'essere realizzati e l'essere insoddisfatti. E cosa propone loro? Le due vie, quelle che il profeta Davide cantò nel Salmo 1: "Beato l'uomo che non segue il consiglio degli empi, non indugia nella via dei peccatori e non siede in compagnia degli stolti; ma si compiace della legge del Signore, la sua legge medita giorno e notte. Perché sarà come un albero piantato lungo i corsi d'acqua, che darà frutto a suo tempo e le sue foglie non cadranno mai; riusciranno tutte le sue opere. Mentre gli empi sono come pula che il vento disperde, la via degli empi andrà in rovina". È proprio il caso di dire che quando siamo chiamati a seguire il Signore dobbiamo fare i conti con un bivio: metterci dietro a lui con tutto ciò che ne comporta, oppure seguire la mentalità corrente, spesso fatta di empietà. Certamente il Signore non vuole nasconderci nulla e a modo suo ci dice chiaramente che seguirlo non è facile. Per fare questo ci parla di coloro che saranno beati se in questa vita hanno faticato non poco, hanno subito umiliazioni, sono passati attraverso la sofferenza e dall'altra parte ci mette in guardia da coloro che sembrano essere felici perché la vita ha riservato loro ricchezze, onori, benevolenze, ma che in realtà sono fatui, godono per cose terrene e materiali e poi basta un inghippo nella vita, una malattia, un consenso fallito che subito si abbattono, vanno in crisi, se la prendono col mondo e cadono nella miseria interiore. Coloro invece che cercano il bene, ma senza confidare nelle cose terrene e negli onori materiali, faticheranno di più ma saranno beati, saranno soddisfatti, saranno davvero felici. Come non tornare a Pietro e ai suoi amici che, abbattuti per il fallimento della pesca, fidandosi della parola del Maestro hanno raccolto pesci in quantità così grande da mollare barca e pesci e seguire Cristo. È strano questo atteggiamento: proprio nel momento in cui potevano godere del loro lavoro e arricchirsi con quella quantità smisurata di pesci, mollano tutto e accettano di diventare pescatori di uomini. Questo ci insegna che la vera beatitudine non è avere tutto tra le mani, ma avere le mani colme del tutto, che è Cristo; avere, cioè, la capacità di non guardare alle gioie passeggere di questa terra, ma di scegliere ciò che è bene sempre e in ogni momento, anche quando costa fatica, anche quando il bene richiede sacrifici, rinunce e a volte sofferenza. Se Pietro e i suoi soci avessero saputo già da prima come sarebbe andata a finire la vita terrena del maestro, non si sarebbero lasciati lusingare da quella chiamata. L'hanno capito pian piano, nel momento più duro lo hanno anche abbandonato, ma poi sono tornati per iniziare una nuova sequela che li avrebbe portati a dare tutto se stessi, fino al sangue versato. Anche noi se avessimo davanti il trailer della nostra vita sapremmo cosa scegliere, e invece è un mistero, è il gioco della fede che Paolo scrive: a cosa serve credere in Cristo se non è vivo perché risorto? A cosa serve scommettere la nostra vita su Cristo se ciò che ascoltiamo sono parole morte? A cosa serve fidarsi di Cristo se la beatitudine promessa è tutta una farsa? Sì, seguire Cristo costa fatica, per scegliere la via del bene e rifiutare quella del male ci vuole impegno e coraggio, confidare nelle promesse del Signore è più difficile che acconsentire alla mentalità del mondo di oggi: ma i nostri ragazzi, i nostri giovani, noi stessi, che cosa cerchiamo? La vera realizzazione rispondendo alla chiamata del Signore, o le gioie passeggere che lasciano il tempo che trovano e l'amaro in bocca? Perché non conta ciò che si ha, la fama, le ricchezze, gli onori; conta solo ciò che si è e si sceglie di essere: persone belle o persone empie.