VI di Pasqua C

26 maggio 2019

Domenica del Matrimonio

Gli apostoli, insieme agli anziani del popolo, si rivolsero ai primi cristiani scrivendo loro: “È parso bene, infatti, allo Spirito Santo e a noi, di non imporvi altro obbligo al di fuori di queste cose necessarie: astenersi dalle carni offerte agl’idoli, dal sangue, dagli animali soffocati e dalle unioni illegittime. Farete cosa buona a stare lontani da queste cose. State bene!”. Quanti idoli anche nella vita dei cristiani di oggi e spesse volte proprio nelle nostre famiglie, tra i coniugi stessi. Il lavoro, il desiderio di guadagno, la carriera propria e dei figli diventano motivo dioffuscamento nella vita matrimoniale e familiare, a volte anche di disappunto, peggio ancora di divisione. È lo Spirito del Signore risorto che insegna la rotta giusta da seguire, che purifica il cuore da quelle forme di idoli che minano la famiglia e la vita di coppia. Gesù stesso ha detto ai suoi e lo ripete con insistenza a noi oggi: «Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi». Il mondo sventola bandiere che dicono pace, cortei per strada in nome della pace, muri e piazze inneggiano alla pace. Ma se nelle nostre famiglie e tra gli sposi non regna e non si vive la pace, ogni manifestazione esteriore è e resta sterile. La pace che il Signore da non è semplice assenza di guerra, la pace è un sentimento che porta le famiglie di oggi a stare bene, che porta i coniugi a vivere il matrimonio cristiano sentendo la viva presenza di Gesù vivo che ai suoi discepoli dona la pace per superare anche quei conflitti e quegli idoli che separano la coppia o che mettono la famiglia in secondo piano. Il mondo di oggi non ci parla mai di questa pace, si limita solo a tollerare l’assenza di ostilità tra paesi, ma questo non basta. La pace dobbiamo lasciarla entrare nelle nostre case attraverso il Signore che viene a noi con il suo Spirito: bruci in noi l’amore vero, tolga da noi i motivi di divisione, ci aiuti a superare i momenti di prova, ma soprattutto ci conceda di non seguire quegli idoli che abitano nelle nostre case, nei nostri cuori e riempiono le nostre stanze. Gli idoli dobbiamo temere, perché sono proprio essi a minare la stabilità di un rapporto cristiano tra uomo e donna, sono essi a minare la vita dei figli quando i genitori non diventano veri e autentici pescatori di uomini, ma di ragazzi e giovani in cerca solo di carriera, quando anziché il dialogo vige la regola della casa tranquilla dove ognuno si fa gli affari suoi e cresce come meglio crede. Ma quanto stanno bene oggi i nostri sposi? Quanto stanno bene i nostri giovani che cercano di metter su casa? Quanto stanno bene le nostre famiglie? L’augurio degli apostoli ai primi cristiani, “State bene”, è l’augurio che rivolgiamo a tutti i coniugi e a tutte le famiglie. Siano forti, siano coraggiosi i coniugi, siano capaci di far abitare il Signore dentro le proprie mura, quelle stesse di cui l’apostolo Giovanni ci parla nel libro dell’Apocalisse illustrandoci la città santa: “Le mura della città poggiano su dodici basamenti, sopra i quali sono i dodici nomi dei dodici apostoli dell’Agnello”. Le mura delle nostra case devono fondarsi su solide fondamenta e questefondamenta sono la fede che gli apostoli ci hanno trasmesso, la pace che il Risorto dona e soprattutto l’amore che il Signore ci ha offerto per imparare a donarcelo a vicenda. Ed è proprio nel sacramento del Matrimonio che questo amore diviene immagine dell’amore di Cristo per la Chiesa, di Dio per la sua sposa, l’umanità redenta dal sangue dell’Agnello. Abbiamo bisogno di stabilità e coloro che celebrano il ricordo di molti anni di matrimonio ci aiutano a comprendere chenon c’è una ricetta particolare e nemmeno la persona giusta da incontrare, ma solo l’amore, la pace e la fedeltà al di là di ogni incomprensione, al di là di ogni ricerca di successo, al di là di ogni idolo che mina la stabilità di queste mura. Abbiamo bisogno di esempi grandi e semplici nello stesso momento, che aiutino i coniugi più giovani a capire la bellezza del Matrimonio come presenza del Signore risorto che lega la vita di un uomo e una donna e la porta a donare frutti nei figli che non sono burattini da lanciare sul palcoscenico del mondo e nemmeno la propria gloria personale di un prodotto riuscito bene. Abbiamo bisogno di mariti e di mogli, di mamme e di papà che nei momenti belli della vita coniugale come nelle difficoltà matrimoniali sappiano stare uniti, perché remare insieme, sulla stessa barca, seguendo la stessa rotta, una volta preso il largo, siano davvero pescatori di uomini, innanzitutto per i propri figli, insegnando loro a seguire la vocazione a cui il Signore chiama, fosse anche quella sacerdotale e religiosa. State bene.