XIX del tempo ordinario C

11 agosto 2019

Per fede: ma cos’è la fede che ha caratterizzato gli antichi padri, che ha dato vita a molti santi e che oggi è l’elemento fondamentale di molte persone? Come si può leggere: Per fede, Abramo, messo alla prova, offrì Isacco, e proprio lui, che aveva ricevuto le promesse, offrì il suo unigenito figlio, del quale era stato detto: Mediante Isacco avrai una tua discendenza”? Chi dei padri, oggi, avrebbe il coraggio di sacrificare i propri figli per Dio? Se ci fermiamo alla lettera è da pazzi immolare un figlio come Dio aveva chiesto ad Abramo. E di questi pazzi al mondo ce ne sono ancora oggi. Tuttavia Dio non chiede questo, tant’è che persino Abramo fu fermato da Dio e fu trovato fedele a lui. La sua fede, germinata in lui quando Dio lo chiamò dal sul suo paese ad emigrare in un luogo sconosciuto, fu un vero e proprio abbandono in Dio culminato nell’adesione alla richiesta di Dio di immolare il figlio della promessa, segno di una fede totale nel Signore. Oggi lo chiameremmo fanatismo eccessivo. Ma cosa ci dice questo atto di Abramo? Esso ci rivela la piena disponibilità degli antichi padri all’obbedienza a Dio, non alla sottomissione. Non dobbiamo infatti confondere questi termini: sottomettersi significa avere l’incapacità di pensare e ragionare con la propria mente, mentre l’obbedienza – lo dice la parola stessa – porta ad ascoltare la richiesta, a farla propria aderendo in totale abbandono, sapendo che ciò che ci viene richiesto nasconde qualcosa di grande. Forse ai nostri occhi l’offerta di Isacco da parte del padre Abramo non nasconde un disegno divino tanto grande, visto che la domanda che sicuramente ci portiamo dentro non può che essere: come può Dio desiderare la morte di un figlio? Infatti Dio non desiderava la morte di Isacco, ma semplicemente mettere alla prova la fede di Abramo. È per la sua fede che Dio si è rivelato a lui e gli ha concesso quella lunga discendenza che lo ha portato ad essere anche per noi cristiani padre nella fede. Dalla sua discendenza infatti nacque il popolo di Israele, ma anche grandi uomini, come il re Davide, e dalla stessa discendenza si giunge fino all’incarnazione di Cristo, dal quale e per il quale ha inizio la nuova ed eterna alleanza. Sulla fede di un uomo solo, provata e riprovata perché fosse stabile, è stata costruita una lunga genealogia che arriva fino a noi oggi. Ancora: per fede Maria si mise a completa disposizione di Dio, non immaginando certamente quale progetto avesse in mente su di lei chiamandola a diventare la madre del Salvatore, ma si è fidata e ha donato completamente la sua vita a Dio regalandoci così la redenzione e la salvezza eterna che Cristo ci ha guadagnato a prezzo del suo sangue. L’«Eccomi» detto a Dio da Maria ha cambiato la storia dell’umanità, benché il mondo di oggi sembra non prendere in considerazione questo particolare avendo dimenticato Dio. Proviamo per un momento a pensare a questa giovane mamma, come abbiamo pensato ad Abramo: Maria chiamata da Dio a diventare la madre di Cristo, del figlio di Dio, si troverà appesa ad un patibolo, la croce, il suo steso figlio e tutto sembrava già predestinato: davvero ci viene da chiederci perché Dio sia così crudele. Ad Abramo chiede di sacrificare il figlio Isacco, a Maria chiede di diventare madre di un figlio, il suo tra l’altro, che poi le toglierà. Tutta questa storia, che noi chiamiamo “della salvezza”, cosa significa per noi oggi, cosa ci dice? Sicuramente ci interpella a chiederci quanto ci fidiamo di Dio e come rispondiamo alla sua chiamata; in secondo luogo ci porta ad interrogarci su quanto siamo disposti a sacrificare noi stessi e i nostri figli donandoli al Signore, non come vittima sull’altare della morte, ma come uomini e donne del domani che guidati da Dio sapranno cambiare questo mondo in meglio, sapranno fare della loro vita un disegno magnifico rispondendo alla vocazione a cui Dio li chiama. Ma come è possibile questo se i genitori hanno paura a mettere i propri figli nelle mani di Dio col terrore che li chiami alla vita religiosa, sacerdotale e consacrata? Come è possibile se i genitori di oggi aspirano solo al fatto che i propri figli diventino piccoli e poi grandi campioni del pallone? Davvero i genitori di oggi dovrebbero guardare ad Abramo e agli antichi padri, ma soprattutto a Maria, per prendere esempio della totale fiducia in Dio. La nostra devozione a Maria non è niente se non la imitiamo nella fede. Potremo ricorrere a lei per i tanti problemi che incontriamo nella vita, ma se non ci mettiamo la stessa fede che lei ha riposto in Dio, la nostra sarà solo una pura superstizione e non una vera devozione. Dio quando chiede è esigente, quando chiede domanda tutto, ben sapendo che quel tuttodiventerà qualcosa di straordinario: ecco cosa ci insegna la storia della salvezza, ecco cosa ci insegna Maria, ecco cosa ci insegnano i grandi santi. E allora cosa facciamo: staremo qui ancora ad accendere candeline alla Madonna ma senza imitarla nella fede, oppure sapremo affidarci a Dio ed affidare al suo disegno i nostri figli, i nostri ragazzi e giovani perché Dio trasformi la loro vita in un capolavoro di santità?