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Sant’Alessandro martire

26 agosto 2019

«Ora domina la superbia e l’ingiustizia, è il tempo della distruzione e dell’ira rabbiosa. Ora, figli, mostrate zelo per la legge e date la vostra vita per l’alleanza dei nostri padri», raccomanda Mattatia ai figli, come testamento spirituale prima di morire. In questi giorni agostani le parole legge e alleanze ci hanno tenuto compagnia nella calda politica estiva. Sui social i politicanti da sbaraglio hanno detto la loro, pieni di fervore o di ira rabbiosa. Ma nessuno di questi politici virtuali scende in campo nel proprio paese, nessuno di questi si candida quando si tratta di metterci la faccia governando il proprio territorio: tutti capaci nella teoria, ma nessuno nella pratica. Ora, stiamo assistendo alla superbia che genera ira che porta alla distruzione. Lo zelo per la legge non significa solo prendere in mano un codice o una costituzione e mostrarla sulle piattaforme virtuali, ma cercare il bene comune che tutti deve unire e non dividere per un posto d’onore e per il gusto di insultare l’altra parte politica. Occorre trovare il bene pubblico non gli interessi di parte o fingersi attaccati al paese e al bene altrui restando invece attaccati a una poltrona che frutta buon denaro. L’apostolo Paolo parla ai Filippesi di avversari e di perdizione: fino a quando la politica sarà solo una partita tra vincitori e vinti, tra avversari e alleati il bene comune sarà solo una vaga teoria che aleggia sopra la testa di coloro che hanno in mano le sorti del paese, ma non respirano l’aria della pòlis, della città, del bene che va ricercato insieme e non nella separazione. Gesù, invece, ci parla di un comandamento nuovo, che va al di là di schieramenti politici e divisioni faziose: egli ci dona quel comandamento nuovo che è l’amore, l’amore per chi non la pensa alla stessa maniera, l’amore per la propria nazione e per la propria gente, l’amore che non porta a cercare consensi ma a stabilire un tempo di pace e una giustizia che non può essere lasciata al caso. L’amore non è virtuale, come i commenti dei beceri politicanti, l’amore non è un sentimento di amor proprio scaricato sul bene per il paese, l’amore non è lo sciocco relativismo del tutto è concesso e tutto è permesso per ottenere favoritismi. L’amore è la ricerca di ciò che è bene e giusto per i propri cittadini, è l’amore di una madre e di un padre per ciò che è giusto per il proprio figlio e non ciò che gli piace fare e ciò che vuole. Alessandro, che la nostra terra celebra oggi, in questo giorno glorioso d’estate, come soldato romano sa bene cosa siano i nemici, gli avversari, la legge e le alleanze; oggi risplende davanti a noi e ai nostri politici come colui che ha combattuto il male per vincere nel bene, che ha cercato l’alleanza con Dio detestando la vita e gli idoli pagani del successo e del potere, che ha vissuto l’amore per Dio annientando se stesso. Non ha temuto il gladio, la spada, del suo carnefice, perché il suo cuore, puro come un giglio, ha saputo mantenersi fedele a Dio e non all’uomo, a Dio e non a una poltrona comoda, a Dio e non alla ricerca del prestigio. Ecco, il grande Alessandro oggi interceda per noi e per il nostro paese, interceda per noi e per la nostra terra, perché coloro che sono posti alla guida governativa non virtuale si lascino ispirare da Dio e combattano ogni forma di ricerca di potere, sappiano perdere la testa per il bene comune e non per gli interessi personali o di parte.