XXII del tempo ordinario C

1 settembre 2019

Il contraccambio. Se la logica del baratto economico è passata da tempo, quella del “do ut des”, ti do perché tu mi dia, è ancora valida nei nostri rapporti, anzi talvolta è fondamentale. Siamo un popolo che invoca la gratuità, ma nulla si fa per niente. Un detto bergamasco, ma anche italiano, dice che il cane non scondinzola per nulla, ed è vero. Così anche noi, spesso, non facciamo favori per il gusto di concederli gratuitamente. Siamo infatti pronti a rinfacciare favori passati per ottenerli al presente. Questa però non è la logica del Vangelo, carta magna del cristiano. Gesù ci dice: «Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio»: ce lo dice perché conosce bene i pensieri del nostro cuore e la mentalità dell’uomo, la logica del “do ut des”. Ci piace vedere la parola “gratis” scritta a caratteri cubitali su oggetti da prendere, ma la gratuità è ben altra. La gratuità ce la insegna Gesù Cristo dalla croce, là dove era diretto mentre insegnava ai suoi discepoli queste parole. La gratuità è propria di Dio, che non guarda in faccia alle persone nell’elargire la sua grazia, che non guarda a chi è seduto al primo posto o a chi è seduto all’ultimo. Egli però ci insegna che cercare i primi posti per sentirsi importante porta in sé una vanità che non ci avvicina a Dio, ma ci allontana da lui e dagli altri, mentre l’umiltà di chi si reputa ultimo ci fa apprezzare da Dio e da coloro che ci circondano. Egli stesso ci ammonisce: “Figlio, compi le tue opere con mitezza, e sarai amato più di un uomo generoso. Quanto più sei grande, tanto più fatti umile, e troverai grazia davanti al Signore. Molti sono gli uomini orgogliosi e superbi, ma ai miti Dio rivela i suoi segreti”. La superbia e l’orgoglio non piacciono a Dio. Egli, canta Maria nel Magnificat, disperde i superbi e innalza gli umili, ricolma di beni gli affamati e rimanda i ricchi a mani vuote. Ma a pensarci bene anche ciascuno di noi non sopporta gli altezzosi, non guarda di buon occhio gli arroganti, non tollera i superbi. Perché allora dovremmo esserlo noi? La gratuità di Dio, che non chiede a noi il contraccambio, ci insegna che la generosità, la mitezza, l’umiltà e la semplicità sono le caratteristiche dei fratelli che non cercano di prevalere sugli altri, che non pretendono in cambio qualcosa solo per aver fatto un favore, che non pensano di essere migliori; queste caratteristiche ci insegnano che l’amore è gratuito, altrimenti si chiama interesse e gli interessi li pongono come condizione coloro che vogliono guadagnarci qualcosa. Dio, al contrario, non vuole guadagnarci qualcosa per averci dato tutto nel suo figlio, Gesù Cristo, se non noi e la nostra salvezza di uomini e donne che vivono questa vita liberi dagli schemi dell’opportunismo e capaci di amare gratuitamente, come lui ha fatto e fa con noi. Lasciamoci allora incontrare dall’amore gratuito di Dio, per liberarci dalla logica dell’interesse e vivere nella gratuità propria dei figli di Dio, perché grande è la potenza del Signore e dagli umili egli è glorificato, ricordandoci sempre che il cuore sapiente medita le parabole, un orecchio attento è quanto desidera il saggio.