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XXVII del tempo ordinario C

Festa della Madonna del Rosario

6 ottobre 2019

I discepoli chiesero a Gesù: «Accresci in noi la fede!». E il Signore rispose loro: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe». La fede è come un granello di senape, che piantato nel nostro cuore diviene un albero tanto grande – dice Gesù in un altro passo del Vangelo – che è il più grande degli alberi di questa terra. Nello stesso momento ci dice che la fede in noi ci permetterebbe di spostare anche un gelso, una pianta molto grande, perché non serve avere una fede enorme, ma una fede autentica per credere nel Signore. I paradossi che egli usa ci permettono di comprendere che la questione della fede non deve essere calcolata come fosse il salario in busta paga e come facevano gli apostoli chiedendo che la aumentasse in loro. La fede è nascosta come un granellino di senape nella terra, quasi impossibile a vedere ad occhio nudo, ma una volta cresciuto produce la sua pianta, maestosa, forte, bella. Ecco: queste sono le caratteristiche di una vita che la fede produce. Non è questione di avere tanta o poca fede, è questione di avere fede, quella stessa che porta il granellino a diventare un arbusto immane. Così anche noi, se abbiamo fede la nostra vita diventerà come quella pianta: maestosa, forte, bella. Queste caratteristiche però non vengono mostrate all’apparenza, che è ciò che il mondo ci insegna a ricercare; queste caratteristiche sono dentro di noi. Ecco perché i discepoli chiedono che fosse aumentata la fede in loro. Sì, in loro: perché la fede non è questione di apparenza, ma di sostanza e deve essere esteriorizzata solo dai frutti che produce, proprio come una pianta. I semi, guardandoli, possono apparire tutti uguali, ma si comprende se sono buoni dalla pianta e dai frutti che produce. Così è la nostra vita: se dentro, al suo interno, nel cuore, avrà la fede diun granello di senape, allora i frutti si vedranno dalle sue scelte, dalle sue opere, dalle sue parole. In pratica, la fede nascosta dentro di noi, ci permetterà di fare cose grandi, ma soprattutto cose sante, perché come la pianta per dare frutto ha bisogno di essere ben radicata in terra, cosìaccade in noi se siamo ben radicati attraverso la fede nel Signore. Tuttavia quando pensiamo a cose grandi non dobbiamo pensare a chissà cosa. Ce lo ha detto Gesù, parlando dei doveri che quel servo ha assolto: nella vita comunitaria, sociale, familiare, lavorativa non ci viene chiesto di fare cose grandiose, ma grandi nella loro normalità. Un servo che obbedisce ai comandi del suo padrone cosa fa di straordinario? Nulla. Eppure quel servizio svolto nella normalità è un servizio ben fatto e lo gratifica. Uno studente che si impegna più per la passione alla cultura che non per il risultato, cosa fa di straordinario? Nulla. Eppure il suo impegno è un servizio umile alla sua persona, ma anche un apporto alla cultura e alla ricerca di oggi. Uno sportivo che vive per passione lo sport praticato nel rispetto delle regole e degli avversari, cosa fa di straordinario? Nulla. Eppure quello che impara e che vive nel suo corpo lo allena a crescere nei valori della vita. Un lavoratore che lavora onestamente e si batte per un lavoro onesto, cosa fa di straordinario? Nulla. Eppure il suo lavoro contribuisce al miglioramento della società e al mantenimento della sua famiglia. Un genitore e un figlio che vivono bene nella loro famiglia, si rispettano e si danno da fare cosa fanno di straordinario? Nulla. Eppure questo crea armonia in famiglia e una sana crescita del giovane o ragazzo con non poche soddisfazioni. La fede, grande come un granellino di senape, non porta la vita ad essere straordinaria in chissà che cosa, ma nell’ordinarietà porta ad una santità che merita di essere vissuta. Non pensiamo che la fede stravolga il mondo, ma che il mondo possa essere stravolto dal bello che ognuno vive sì, perché di questa bellezza ha bisogno il nostro mondo, del bello che c’è in noi e che la fede ci porta a vivere, perché siamo radicati nel Signore, come una pianta sana nella terra. E allora, grazie a quel granellino di fede che abbiamo dentro possiamo ravvivare il dono di Dio, che è in noi – come scrive Paolo – perché Dio infatti non ci ha dato uno spirito di timidezza, ma di forza, di carità e di prudenza. Non vergogniamoci dunque di dare testimonianza al Signore nostro, ma, con la forza di Dio, portiamo nel mondo il Vangelo. E alla fine cosa ne ricaveremo? Avremo fatto qualcosa di straordinario? No, avremo servito il Signore da buoni cristiani e non ci resterà che dire: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”, ma ciò che abbiamo fatto con semplicità, umiltà e senza straordinarietà farà di noi persone sante anche senza apparenze vistose in questo mondo. Guardiamo a Maria, serva umile del progetto di Dio che con la sua semplice fede e la sua adesione alla volontà del Padre ha cambiato la storia dell’umanità, donando a noi il Salvatore. Invochiamo Maria nella preghiera del Rosario perché interceda per noi e ci insegni ad essere umili servitori della Chiesa e di questo mondo con la nostra fede, con la nostra semplicità e con la nostra umiltà.