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XXIX del tempo ordinario C

20 ottobre 2019

Giornata Missionaria Mondiale 

Mosè disse a Giosuè: «Scegli per noi alcuni uomini ed esci in battaglia contro Amalèk. Domani io starò ritto sulla cima del colle, con in mano il bastone di Dio». Con queste parole Mosè si preparava ad affrontare la battaglia contro gli Amaleciti, diventando sostenitore della lotta contro il nemico del popolo di Dio attraverso la preghiera. Egli infatti salì sul colle e quando Mosè alzava le mani, Israele prevaleva; ma quando le lasciava cadere, prevaleva AmalèkOggi, in ogni parte del mondo, vi sono guerre e battaglie, alcune purtroppo anche in nome di Dio generate dagli orribili fondamentalismi che mietono terrore e incendiamo violenza, altre invece solo per una questione di egemonia, di potere, di brama mai sazia di conquistare la terra. Ma vi è anche una buona battaglia da combattere ogni giorno: quella della fede. Le parole di Mosé a Giosuè – Scegli per noi alcuni uomini ed esci in battaglia – ci permettono di pensare a tutti coloro che Dio stesso sceglie come suoi soldati per invadere il mondo e vincere i nemici dell’indifferenza alla sua Parola, dell’odio contro l’amore che Cristo ha portato in terra, dell’ignoranza riguardo alle Scritture che vogliono fare di ogni popolo una nazione santa, amata da Dio. Ma perché questo avvenga occorre lasciarsi scegliere e chiamareda Dio per essere portatori di questo annuncio di salvezza e di amore, come avvenne per il nossesePietro Balzi, da tutti conosciuto come Padre Pedro, del quale ricorre quest’anno il decimo anniversario dalla sua morte. Egli, giunto a Teresina, nella parte nord-orientale del Brasile il 14 marzo 1987, proprio nel terzo anniversario della morte della mamma, coincidenza che vedeva come motivo di protezione, scriveva: “Vi scrivo qui dalla mia capanna, dove mi sento bene e con tanta gioia nel cuore, perché posso vivere in mezzo alla gente più bisognosa”. E in un'altra lettera annotava l’importanza della missione: “La formazione completa della persona umana, sia socio-culturale che morale e spirituale, è l’ideale che ci spinge ad operare, con la grazia di Dio e la protezione della Vergine Maria”. Accanto alla sua figura troviamo oggi molti missionari che lasciarono la loro terra per combattere la buona battaglia con le armi della fede e della Parola di Dio, molti uomini, molte donne, molte coppie di sposi come ad esempio Pietro e Lucille Corti, che il 1° maggio 1961 arrivarono in Uganda come medici e missionari d’amore per quelle povere popolazioni. L’opera missionaria affonda le sue radici in Cristo che mandò i suoi apostoli ad annunciare il Vangelo. Certamente i primi secoli videro duri contrasti e persecuzioni, ma che non indebolirono l’evangelizzazione, anzi la resero più forte e coraggiosa. Scrive Papa Benedetto XV nella lettera apostolica Maximum illud, esattamente 100 anni fa, sull’attività svolta dai missionari nel mondo: La Chiesa di Dio, memore del divino mandato, non cessò mai, attraverso il corso dei secoli, di inviare per ogni dove banditori e ministri della divina parola che annunziassero l’eterna salvezza recata al genere umano da Cristo. Persino durante il periodo dei primi tre secoli del cristianesimo, quando la furia delle persecuzioni, scatenate dall’inferno, pareva dovesse affogare nel sangue la Chiesa nascente, la voce del Vangelo fu bandita e risuonò fino agli estremi confini dell’Impero Romano. E quando poi furono concesse pubblicamente alla Chiesa la pace e la libertà, assai maggiori furono i suoi progressi compiuti con l’apostolato in tutto il mondo, per opera specialmente di uomini insigni per zelo e santità. Ma perché evangelizzare? Dio desidera raggiungere tutti i cuori con la sua Parola, per insegnare ad ognuno la strada della vera gioia, della felicità, ma anche la strada giusta per la propria santità. La Parola di Dio non può essere tralasciata e anche Paolo al carissimo amico Timoteo scrive affinché non venga meno in lui l’ardore missionario: “Ti scongiuro davanti a Dio e a Cristo Gesù, che verrà a giudicare i vivi e i morti, per la sua manifestazione e il suo regno: annuncia la Parola, insisti al momento opportuno e non opportuno, ammonisci, rimprovera, esorta con ogni magnanimità e insegnamento. A queste parole fa eco quanto Benedetto XV scrive: Con questi intendimenti e propositi, il Missionario, sull’esempio di Cristo Signore e degli Apostoli, s’accinge fidente a compiere il suo mandato: ma si ricordi di riporre ogni sua fiducia in Dio. È tutto un lavoro divino, come dicemmo, la propagazione della sapienza cristiana, poiché Dio solo sa penetrare nelle anime, illuminare le menti con lo splendore del vero, accendere nei cuori la fiamma della virtù, e apprestare all’uomo le opportune energie perché possa abbracciare e seguire ciò che egli ha conosciuto come vero e buono. Quindi se il Signore non aiuterà il Ministro affaticato, sarà vano ogni suo sforzo. Malgrado tutto ciò, proceda egli pure animosamente nel suo lavoro, confidando nel soccorso della grazia divina, la quale non viene mai negata a chi la invoca. Grande importanza per chi annuncia il Vangelo è il sostegno di tutta la Chiesa attraverso la preghiera, ed è ancora Benedetto XV a sottolineare l’importanza della preghiera come primo aiuto al missionario: Il primo [aiuto] è alla portata di tutti, ed è di rendere loro propizio il Signore per mezzo della preghiera. Già più di una volta abbiamo osservato che l’opera dei Missionari sarà sterile e vana se non verrà fecondata dalla grazia divina; come diceva di sé Paolo: «Io piantai, Apollo innaffiò; ma è Dio che ha fatto crescere». Per impetrare poi questa grazia non vi è che un modo: esso consiste nella perseveranza della preghiera umile, avendo detto il Signore: «Qualsiasi cosa domanderanno, sarà loro concessa dal Padre mio». Né vi può essere dubbio riguardo all’esaudimento di questa preghiera, trattandosi di una causa così nobile e così accetta agli occhi di Dio. Perciò, come un giorno Mosè in cima al colle, alzando le mani al cielo, impetrava il divino aiuto a favore degli Israeliti che combattevano contro gli Amaleciti, così tutti i cristiani devono, pregando, levare aiuto ai banditori del Vangelo, mentre questi sudano nella vigna del Signore. E poiché appunto a tale scopo è stato istituito l’Apostolato della preghiera, noi qui lo raccomandiamo vivamente a tutti i fedeli, augurandoci che nessuno si rifiuterà di appartenervi, ma che tutti, anzi, vorranno, se non di fatto, almeno con il cuore partecipare alle sante fatiche apostoliche. Non venga mai meno la preghiera del popolo santo di Dio, non venga mai meno la nostra preghiera insistente, come ci ha ricordato Gesù nel Vangelo attraverso l’insistente preghiera della vedova verso quel giudice; non venga mai meno il nostro sostegno missionario e verso i missionari, perché in ogni parte del mondo non si dica: «Non hanno vino», ma il vino buono della Parola di Dio e della salvezza attraverso i sacramenti giunga fino agli estremi confini della terra.