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Cristo Re dell’universo C

24 novembre 2019 

C'è un "oggi" biblico che tante volte non consideriamo. È il caso, ad esempio, dell'incontro tra Gesù e Zaccheo, al quale il Signore dice: «Scendi subito [dall'albero], perché oggi devo fermarmi a casa tua»;  e ancora: «Oggi – dice Gesù – la salvezza è entrata in questa casa». Ma non solo a Zaccheo Gesù parla di un oggi: anche al ladrone pentito sulla croce Gesù parla di una salvezza che non è distante nel tempo, ma che "oggi" gli verrà donata con l'accesso in paradiso. Quando sentiamo parlare di "oggi" non significa soltanto un arco di tempo che sta in ventiquattro ore, ma è ben di più, è un adesso che non dura un attimo, ma che inizia in quel momento e non terminerà più. Torniamo a Zaccheo: quell'oggi significava che da quel momento Gesù sarebbe entrato nella sua vita e da lì non sarebbe più uscito, così come di conseguenza la salvezza della sua vita. L'oggi detto da Gesù al buon ladrone sulla croce, sul suo trono regale, altro non voleva dire se non che solo attraverso la sua morte sarebbe entrato nella vita eterna, una vita che non è più soggetta al tempo, ma per l’appunto eterna. L'oggi di Dio è il nostro oggi, perché anche per noi, come per Zaccheo prima e il buon ladrone poi, c'è un oggi che è questo momento e questo momento è il susseguirsi di tutti i momenti, gli attimi, gli istanti della nostra vita; infatti ogni singolo secondo di vita è un tempo opportuno per noi per lasciare che il Signore entri nella nostra casa, nella nostra esistenza e la cambi, la converta, come ha fatto con Zaccheo prima e col buon ladrone poi. Anche noi siamo Zaccheo, anche noi siamo il buon ladrone, perché anche a noi è data la possibilità di entrare nella gioia eterna del paradiso se accogliamo il Signore come nostro re, non però come un monarca capace soltanto di dare ordini e comandi da eseguire, ma come colui che ha donato la sua stessa vita a coloro che non sono per lui sudditi, ma amici. Nella parola amici è racchiusa la parola amore, ovvero ciò che egli ha donato a noi, perché – ci ha detto – «non vi chiamo servi, ma amici, perché quanto ho udito dal Padre mio l'ho fatto conoscere a voi». E aggiunge: «voi siete miei amici se farete tutto ciò che io vi comando». Ma cosa ci ha comandato? Nell’ultima cena, dopo aver lavato i piedi ai suoi discepoli egli dice loro: «Capite quello che ho fatto per voi? Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi. In verità, in verità io vi dico: un servo non è più grande del suo padrone, né un inviato è più grande di chi lo ha mandato. Sapendo queste cose, siete beati se le mettete in pratica». Ecco dunque chi è il nostro re: colui che ci ha insegnato cosa significa regnare, ossia amare, oggi, senza aspettare quel domani che mai arriva; è colui che ci ha insegnato che amare significa servire, oggi e non domani; è colui che ci ha detto che servire significa dare la vita e non toglierla, donarla e non tenerla per sé, oggi e non domani. Aveva ragione la nonna quando diceva: «Non fare domani quello che puoi fare oggi», perché se Gesù avesse aspettato un domani ignoto per entrare da Zaccheo, quello non si sarebbe convertito e avrebbe continuato la sua attività di ladro, così come se Cristo non avesse adempiuto il compimento della salvezza sulla croce, il buon ladrone non sarebbe mai entrato in paradiso. Se Cristo avesse pensato di scendere dalla croce, non ci sarebbe stato l'oggi della salvezza, ma quello ieri che avrebbe fatto raccontare l'evento di un uomo che, inchiodato ad una croce, si sarebbe liberato per chissà quale forza, ma sarebbe rimasto solo un puro racconto di macabra cronaca. Ieri non sarebbe diventato oggi e l'oggi non diventerebbe eternità. Se anche noi, unti con l'olio crismale perché consacrati a Dio nel nostro Battesimo, vogliamo appartenere a Dio per l'eternità, accogliamo oggi il Signore nelle nostre case, impariamo ad amare come lui ci ha amato mettendo in pratica i suoi comandamenti e saremo beati, perché solo così entreremo in quel tempo, in quell’oggi che non avrà mai fine. Oggi e in ogni momento dobbiamo essere disposti a chiedere al Signore: «Ricordati di me». E il Signore, che non si dimentica di noi, ci dirà: «Oggi sarai con me in paradiso». Se quella è la meta che vogliamo raggiungere, non lasciamo vuote le anfore della nostra esistenza, non lasciamole prive di quel vino che è il desiderio di eternità, ma lasciamoci riempire della grazia di Dio, come già ci ha riempiti con l'olio santo che ci ha resi suoi per sempre. Questo lo chiediamo per i giovani fidanzati che stanno pensando al matrimonio, lo chiediamo per le coppie di sposi, lo chiediamo per le intere famiglie: lo chiediamo oggi senza aspettare domani.