II di Avvento A

Immacolata Concezione della B. V. Maria

8 dicembre 2019

 «Mi sono nascosto», disse Adamo a Dio. E quando ci si nasconde? Quando si ha paura. Di quante cose abbiamo paura? Delle malattie, della morte, della bancarotta, dei fallimenti. Abbiamo paura di perdere una persona cara e non solo fisicamente, ma abbiamo il terrore di perdere la sua amicizia, il suo affetto, la sua vicinanza. E non sono paure effimere o di poco conto. Abbiamo paura di essere scoperti a fare qualcosa di illecito e di illegale, abbiamo paura di uscire allo scoperto quando denunciamo qualcosa o qualcuno che ha commesso degli sbagli più o meno gravi, abbiamo paura di essere giudicati quando viviamo la nostra vita in santità o compiamo qualcosa di bello o ci battiamo per una giusta causa. Quando abbiamo paura che ilnostro malfatto venga scoperto, scarichiamo sugli altri la responsabilità di tutto senza risponderne in prima persona: ha fatto così Adamo incolpando Eva ed Eva scaricando la colpa sul serpente. I ragazzi, quando vengono sorpresi a fare qualcosa di sbagliato, danno colpa ai compagni, mentre gli adulti, che non sono da meno, lanciano il sasso e nascondono la mano. Abbiamo paura e ci nascondiamo perché non ci fidiamo di noi stessi, degli altri e di Dio; ci inventiamo scuse che ci preservino; ci imboschiamo quando non vogliamo affrontare un discorso o quando abbiamo paura di vedere dentro di noi ciò che possiamo migliorare o ciò che non va; abbiamo paura di correggerci, perché crediamo di essere apposto, giusti, perfetti o forse perché sarebbe un fallimento vederci imperfetti. Abbiamo vergogna quando ci mettono a nudo, ovvero quando ci viene mostrato un difetto, un limite o ci viene contestato ciò che riteniamo corretto. Abbiamo paura o vergogna perché non abbiamo fiducia in noi stessi e nella nostra capacità di cambiare, di migliorare, di essere ciò che siamo veramente. Abbiamo paura o vergogna perché ci manca la fiducia negli altri e li vediamo solo come un ostacolo alla nostra libertà e a ciò che riteniamo incorreggibile. Abbiamo paura perché non ci fidiamo di Dio e non lo vediamo come colui che ci guarda con occhio di misericordia, ma solo come un giudice che ci cerca per chiederci: «Uomo, dove sei?», per castigarci. Quante volte mia nonna, quando mi facevo male, mi ricordava che Dio mi stava castigando per lo sbaglio fatto. In realtà, Dio non ci cerca per castigarci, ma per correggerci, per perdonarci, per amarci. Nelle coppie di sposi, nei fidanzati, nelle persone che si amano questo diventa evidente: non ci si cerca per giudicarsi o castigarsi, ma per amarsi e correggersi a vicenda. Possiamo davvero vedere nella coppia di sposi, o futuri sposi, l'amore di Dio che corregge perdonando e perdonando ama. Purtroppo si perde la fiducia quando l'altro ci tradisce, quando ci racconta menzogne e falsità, quando nasconde qualcosa che compromette la relazione. Chi ha visto fallire il proprio matrimonio e la propria unione sa bene quanto si faccia fatica a fidarsi dopo essere passati dal tradimento e la paura di fidarsi ancora di qualcuno o degli altri si avverte sulla pelle. Guardiamo allora a Maria, che non è la donna perfetta solo perché immacolata e quindi preservata dal peccato originale per accogliere in sé il Figlio di Dio, ma è la donna che si lascia mettere in discussione da Dio - «Come è possibile, non conosco uomo?» -, decidendo però di fidarsi di Lui, di fidarsi di un progetto sponsale con Dio oltre che col suo futuro marito. Ed è proprio fidandosi di Dio che si lascia guidare da Lui anziché dal suo istinto e accoglie non senza fatica un disegno che mai si sarebbe immaginata. Penso sia la fatica di molti giovani oggi che hanno paura del "per sempre" pronunciato davanti al Signore per accogliere la propria sposa o il proprio sposo come dono di Dio. Non sempre, ma spesso anche le forme di convivenza hanno il sapore della mancata fiducia in sé e nella capacità di vivere la vita coniugale senza incorrere in fallimenti. Maria è colei che non sapeva nulla dell'evoluzione della sua vita con Giuseppe e con ciò che Dio aveva in riserbo per lei, ma si fida di Dio e quel "per sempre" aveva già un nome: Gesù Cristo. Del resto il "per sempre" che un uomo e una donna si promettono davanti al Signore si manifesta nell'amore che genera e un figlio diventa il "per sempre" da crescere, accudire, alimentare, educare, che in una parola si dice amare. Ma senza lasciarci riempire di fiducia, come ha fatto Maria, la nostra vita sarà improntata tutta sulla paura: paura di non essere all'altezza, paura di non farcela, paura che qualcuno o qualcosa ci metta il bastone tra le ruote, paura di fallimenti e di tradimenti. Che soddisfazione sentire qualcuno che apre il proprio cuore perché si fida, perché sa di avere una mano sicura su cui contare: ecco il nostro Dio, che con mano potente e braccio teso ci sostiene nelle prove della vita, sostiene gli sposi e i giovani fidanzati anche nei momenti più faticosi e di incomprensione rendendoli capaci di fidarsi l'uno dell'altra e viceversa, per diventare l'un l'altra immagine di Dio che sostiene, incoraggia, conforta, e non giudica, non accusa, non castiga. E allora comprenderemo che non ci sarà bisogno di buttarsi addosso le colpe a vicenda per sbagli o turbamenti, non ci sarà bisogno di ripicche e vendette, soprattutto quando a pagarne poi le conseguenze sono i figli, non ci sarà bisogno di aver paura del futuro, perché quando la nostra vita, come un'anfora, sarà ricolma di fiducia, sarà Dio, con l'altro o con l'altra, ad accompagnarci in questo grande mistero che è la vita.