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Natale 2019 

Carissimo Bambino di Betlemme,

sono qui ancora una volta a scriverti per dirti il mio sincero grazie per la tua nascita e perché attraverso essa ci dici che Dio non è lontano dalla terra, ma si incarna nelle nostre storie e desidera porre la sua tenda in mezzo a noi. Sì, Dio in questa notte pone la sua tenda, come nell’antico popolo dell’alleanza, quando la riempiva della sua gloria, della sua presenza. La tenda ci richiama l’instabilità della vita, perché la nostra vita è instabile e la nostra dimora non è certo qui su questa terra che tu vieni ad abitare per ricordarci che non sei venuto come un elemento in più, ma per portarci tutti con te nella dimora eterna, dove il Padre ci attende per donarci vita vera e gioia senza fine. Se la vita è instabile, Bambino, non sono da meno le nostre relazioni che in questa vita instauriamo, tanto da chiederti con forza di riempirle di te che sei Dio, perché, se le lasciassimo alla nostra fragile umanità, conoscerebbero solo l’opportunismo e l’istinto di sopravvivenza. Abbiamo bisogno che tu riempia la tenda della nostra vita come a Canatu facesti riempire di acqua quelle anfore per una bevanda così succulenta che veniva valutata oltre ogni aspettativa, in quel giorno di festa, a quel matrimonio che stava perdendo la sua gioia. E tu, oggi, sigilli l’unione di Dio con l’umanità, per riempirci di gioia e di amore vero.

Splendido Bambino, come hai riempito di meraviglia il cuore dei pastori, così riempi di stupore le nostre relazioni, perché possiamo accorgerci ogni giorno di più delle bellezze di cui Dio, tuo e nostro Padre, ci ha fatto dono. Purtroppo nel nostro mondo le bellezze che guardiamo sono di altro genere. I ragazzi, i giovani, ma anche gli adulti, si fermano a quelle esteriori e nei loro discorsi, spesso beceri e banali, si esprimono con volgarità nel valutare una persona solo per il suo aspetto esteriore, ricamandoci pensieri assurdi, bramosie infinite, espressioni che rasentano l’indecenza. Per non parlare delle oscenità che circolano in rete, sugli schermi dei nostri telefonini e dei mezzi di comunicazione. Siamo arrivati a un punto di mercificazione, dove non si desidera più conoscere un ragazzo o una ragazza perché si è attratti dalla bellezza interiore, ma solo perché ci colpisce il fisico esteriore. Pensa che in alcuni casi i nostri giovani si ritrovano per “rimorchiare”, così dicono, manco fosse il punto di incontro tra autoveicoli addetti al trasporto merci. Chissà invece come Maria, la bella e giovane Maria, tua Madre, avrà conosciuto Giuseppe, cosa ci avrà visto in lui, da cosa si sarà lasciata abbagliare?

Maria. Maria è la ragazza bella dentro, perché prima di lasciarsi catturare dal fascino di quell’uomo, si è lasciata riempire di fiducia da Dio e verso Dio, accettando il suo progetto di diventare tua Madre. Sono sicuro, Bambino, che non sarà stato facile per lei trovarsi davanti alla proposta di Dio con un matrimonio in programma. E pur avendo dubbi e domande, non ha esitato a mettersi nelle sue mani, sapendo che i disegni divini sugli uomini sono sempre migliori dei nostri. Noi invece abbiamo paura di Dio, abbiamo paura che ci chieda una vita troppo santa e non ci sentiamo all’altezza, temiamo di deludere e restare delusi. Ed è così che i fidanzati di oggi fanno fatica a mettere su casa con te, perché sembri un po’ il terzo incomodo. Sanno bene che quando ci sei di mezzo tu non si scherza e il per sempre che Maria ha detto a Dio spaventa, come spaventa il per sempre che il sacramento matrimoniale richiede, perché ogni sacramento è il “per sempre” di Dio sulla nostra esistenza. Così sfiduciati in questo mondo, scelgono vie più leggere, come la convivenza, il provare a stare insieme, le unioni o patti civili che hanno la possibilità di sciogliere qualora il patto venga meno. Tu invece sei il per sempreche Maria ha detto a Dio per la salvezza dell’umanità.

Piccolo Bambino, se la vita è come una tenda, insicura e instabile e rispecchia le nostre relazioni, ti confessiamo che è fragile quanto una giara che con tenacia le donne andavano a riempire alla fontana per dissetarsi, cucinare, lavarsi e pulire casa; ora più che mai abbiamo bisogno che tu riempia le anfore dei nostri cuori di una caratteristica tanto rara al giorno d’oggi: la costanza. La paura di non farcela ci porta ad essere poco tenaci, a credere poco che la vita in due possa durare per sempre e questa incostanza, ti confessiamo, ci porta anche a tradire noi stessi e coloro che amiamo. No, non sto parlando solo di scappatelle tra i boschi o nei campi, ma di quella costanza che spesso viene meno anche nelle relazioni familiari, quando diamo più importanza al lavoro che alla famiglia, quando l’apparenza verso gli altri porta a non educare i figli all’essenzialità e ai valori più grandi della vita e a prendere la strada giusta per non rovinarsi con le proprie mani, o quando per fare bella figura come genitori chiediamo troppo ai figli. Bambino, una di queste sere, confessando fuori paese un ragazzino, mi sono commossoquando mi ha confidato il suo sentirsi inadeguato nel profitto scolastico e questo solo perché le sorelle, che frequentano il liceo e l’università, hanno un profitto molto alto, mentre lui, oppresso da questo senso di inadeguatezza, non ce la fa. Mi sono profondamente commosso quando una lacrima si è staccata dai suoi occhi finendo a terra, come a terra era il suo morale, perché schiacciato da chi, forse i suoi, continua a pretendere che sia uguale alle sorelle. Mi sono permesso di dirgli che lui non deve uguagliarsi a loro, ma con forza e costanza deve essere se stesso, tirar fuori la grinta e non fare confronti. Quanto poco ci vuole per tradire qualcuno, anche in famiglia, e anziché infondere coraggio e costanza nella prova, diventiamo capaci di raccogliere solo cocci caduti a terra dalle nostre stesse mani.

Tenerissimo Bambino, entrando in silenzio nel presepio, scorgo da lontano tuo padre adottivo, Giuseppe. Che uomo! Eccolo, mentre abbraccia Maria, tua e nostra Madre, le accarezza le spalle mentre ti stringe e ti depone in quella culla di paglia, perché per voi un posto nella locanda non c’era. Chissà se almeno nel nostro cuore c’è? Io spero di sì, e lo spero anche per le nostre famiglie, per le coppie di sposi, per i fidanzati che hanno paura ad affrontare l’argomento del matrimonio; spero ci sia posto per te nel loro cuore e nel cuore di tutti, perché solo obbedendo al tuo disegno sulla nostra vita, anche le paure più nascoste, i timori più pesanti, le incertezze più palesi si trasformino in tanta grazia. Bambino, vorrei che mi aiutassi a dire ai giovani che vivono una relazione d’amore vero, che Giuseppe è per loro un grande esempio: chissà cosa avrà pensato quando Maria, la sua amata Maria, gli ha comunicato che attendeva un bambino per opera di Dio? Eppure, sommessamente, senza far clamore, non l’ha ripudiata, ha vinto sicuramente paure e momenti di crisi e di sconforto, perché l’amore per Dio e per quella donna era più grande dei suoi dubbi. Mi chiedo: perché spesso i giovani non si lasciano guidare da questa grande coppia, i tuoi genitori, non per essere perfetti, ma per essere al sicuro nelle mani di Dio?

Grazie Bambino, grazie per essere sceso suquesta fredda terra, che come un’anfora ha bisogno di essere riempita di te, che sei l’amore fatto uomo, ha bisogno dell’acqua nuova del tuo Spirito per vincere l’occasionalità e vivere d’amore nelle relazioni. Bambino, ancora una volta ti chiediamo di non lasciarci soli, di prendere per mano i nostri giovani, i fidanzati, le coppie di sposi e tutte le famiglie con i loro figli: sì, prendi tutti per mano e facci percorrere i nostri presepi, le nostre storie, le nostre vite e conducici a te, perché solo con te riempiremo d’acqua buona la nostra esistenza e la colmeremo d’amore. E quando la vita ci spaventerà, come ci spaventa il peso di un’anfora colma d’acqua, siamo certi che con te saremo capaci di portare anche il carico più pesante e lo sentiremo sempre più leggero.

 

Buon Natale Bambino.