Messa di Ringraziamento

31 dicembre 2019

Quando il tempo fu pieno, Dio mandò il suo Figlio. Il tempo fugge, il tempo stringe, il tempo è denaro. Sembra, nella nostra mentalità, che il tempo ci sia dato ma nello stesso momento non sia percepito, perché vorremmo averne sempre di più per fare molte più cose di quante già ne facciamo. Non abbiamo mai tempo, diciamo, eppure il tempo è una costante di cui non possiamo farne a meno. E in questa sera ci troviamo nella casa del Signore per dire a lui il nostro grazie per questo anno trascorso. Eh già, anche questo anno se n'è andato, è passato, finito troppo in fretta. Il tempo che ci sfugge di mano, che passa inesorabile porta con sé anche i ricordi belli o brutti. Ed è in queste ore che riavvolgiamo il nastro di questo anno e andiamo a rivedere con la mente ed il cuore i momenti salienti della nostra vita. Cosa è successo? Cosa ci è capitato? Il primo ricordo va sicuramente alle persone incontrate, a quelle con cui abbiamo stabilito una relazione o abbiamo stretto una semplice amicizia. Il pensiero va alle persone che in questo anno hanno costituito una nuova famiglia e per le quali ci siamo rallegrati e abbiamo con loro gioito ed esultato per il dono delmatrimonio. Nelle nostre case avrà bussato la cicogna come si suol dire e la vita nuova di figli o nipoti ha portato una ventata di entusiasmo, di gioia, di serenità. Il tempo che è passato ci ha regalato anche soddisfazioni sul lavoro o per il lavoro dei nostri figli o nipoti; essi stessi sono stati, nelle loro scelte, motivo di soddisfazione, perché ciò che in famiglia hanno appreso di valido e di santo è diventato realtà nelle decisioni prese, anche piccole, ma molto significative per una vita buona e corretta. La vita familiare ci ha riservato sorprese piacevoli in questo anno che non possiamo e non vogliamo dimenticare, come non vogliamo dimenticare ogni istante passato con le persone più care che sono parte integrante della nostra vita e senza le quali la vita non sarebbe la stessa. Il tempo che passa ci ha anche fatto incontrare momenti di sofferenza, di dolore e abbiamo sperimentato la crudeltà della morte. Eppure, benché il tempo sia un tiranno che mai si ferma, non può cancellare dal nostro cuore i ricordi: come dimenticare il vero significato del verbo "ri-cordare"? Esso significa: portare nel cuore. I ricordi sono custoditi nel nostro cuore, come Maria custodiva nel suo cuore gli eventi meravigliosi che stavano succedendo attorno a quella mangiatoia. E custodire nel cuore le persone che ci hanno lasciato ci permette di sentirle ancora vive in noi e accanto a noi, mentre ci sostengono, ci incoraggiano, ci aiutano a capire le cose importanti della vita anche attraverso quella che è stata la loro malattia e la loro sofferenza. Abbiamo bisogno di ricordare i momenti passati, ma soprattutto abbiamo bisogno di ringraziare il Signore per averceli donati, belli o brutti che siano, perché Egli in ogni momento della nostra vita ci è accanto e ogni istante è un motivo in più per accrescere la nostra fede in colui che custodisce la nostra vita, in colui che ci permette di vivere momenti indimenticabili, perché belli, ma anche momenti tristi, perché non è venuto al mondo per toglierci la sofferenza, ma per aiutarci, attraverso la fede, a superarla. Questa allora è la pienezza del tempo, perché ogni momento il tempo va vissuto in pienezza, al meglio, sorretti dal Signore che ci riempie di sé e della sua benedizione. Ogni momento deve essere riempito di Dio, come il Bambino di Betlemme ci ricorda, perché Egli, venuto nella pienezza del tempo, è colui che riempie il nostro tempo e le nostre relazioni, i nostri momenti belli e meno belli, riempie i nostri pensieri, gli avvenimenti lieti e tristi. Chissà se mettendoci davanti al calendario dell'anno trascorso saremmo in grado di ricordare un avvenimento al giorno che ha segnato questi 365 giorni. Tra tutti vorrei ricordarne uno: il 29 giugno. Nella solennità delle colonne della Chiesa e della nostra fede, gli apostoli Pietro e Paolo, il nostro vescovo Francesco ha inaugurato e benedetto il nostro oratorio. Un giorno che non potrò scordare, ma solo portare nel cuore, come spero ciascuno di voi. Un evento racchiuso in un giorno di grande festa e commozione che tuttavia deve segnare il tempo della nostra comunità educante per il presente e per il futuro, per i nostri ragazzi e giovani, per famiglie e nonni. Un evento che il tempo ci ha fatto vivere, ma che deve richiamarci a un luogo dove crescere in età, sapienza e grazia, anche in controtendenza a questo mondo. Che la gioia di quel giorno si estenda a tutta la comunità per nuovi e fruttuosi tempi. E cosa ci riserveranno i prossimi 366 giorni? Chi può saperlo. Possiamo solo affidarli al Signore, perché il tempo che ci donerà sia, come un'anfora, ricolmo della sua benedizione. E a proposito di tempo: “Quando un uccellino è vivo, mangia le formiche. Quando l’uccellino è morto, le formiche mangiano l’uccellino. Il tempo e le circostanze possono cambiare ad ogni momento. Non sottostimare o ferire nessuno nella vita. Puoi essere potente oggi, ma ricorda: il tempo è più potente di te. Un albero serve a creare un milione di fiammiferi, ma basta un solo fiammifero per bruciare milioni di alberi. Perciò sii buono e fai cose buone”. Questo piccolo aneddoto non può che aiutarci a riflettere su come abbiamo impiegato il nostro tempo, ma anche a chiederci: «Come ho intenzione di impiegarlo?».