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II dopo Natale

5 gennaio 2020

Che cos’è la sapienza? Forse è una domanda troppo complicata. Meglio parafrasarla con altre più semplici: è qualcosa di astratto o di concreto? È una teoria o qualcosa di pratico? La risposta più immediata, si sa, è la prima: qualcosa di astratto e teorico. Il libro del Siracide ci mostra invece come la sapienza non sia solo qualcosa di astratto e teorico, ma una persona concreta. Leggiamoinfatti: La sapienza fa il proprio elogio, in Dio trova il proprio vanto, in mezzo al suo popolo proclama la sua gloria. Nell'assemblea dell'Altissimo apre la bocca, dinanzi alle sue schiere proclama la sua gloria, in mezzo al suo popolo vieneesaltata, nella santa assemblea viene ammirata. Chi può aprire la propria bocca o può essere ammirata se non una persona? Chi può proclamare la propria gloria in mezzo al popolo se non chi ha carne ed ossa? La Sapienza descritta dal Siracide non può non portarci con la mente ed il cuore al Prologo del Vangelo di Giovanni, là dove l’evangelista scrive: E il Verbo si è fatto carne e ha posto la sua dimora in mezzo a noi. La Parola di Dio si fa carne e abita in mezzo a noi. Si fa carne, perché noi possiamovedere e non solo sentire, toccare con mano e non avvertire Dio lontano. Troppo spesso, infatti, sentiamo il nostro Dio lontano da noi, i giovani e i ragazzi non lo prendono nemmeno in considerazione perché non sanno cosa farsene di un Dio come il nostro – quando effettivamente hanno già altre divinità da adorare –, quando la sofferenza si fa viva anche gli adulti si chiedono dove sia Dio? Eppure Dio si è fatto carne per non restare lontano da noi, Dio si è fatto uomo nel Bambino di Betlemme perché l’uomo non continuasse a sentire Dio come una teoria, ma come una persona al suo fianco. Ma potremmo osare di più. Dio non è solo al nostro fianco; Egli ha posto la sua tenda in mezzo a noi. Troviamo ancora nel Siracide: «Allora il creatore dell'universo mi diede un ordine, colui che mi ha creato mi fece piantare la tenda e mi disse: "Fissa la tenda in Giacobbe e prendi eredità in Israele, affonda le tue radici tra i miei eletti". Nella tenda santa davanti a lui ho officiato e così mi sono stabilita in Sion». Ecco, Dio ha posto la sua tenda in mezzo a noi, Dio si è stabilito con il suo popolo attraverso l’incarnazione della Sapienza, della sua Parola, del Figlio suo Gesù Cristo. Il pensiero va dunque all’antico popolo dell’alleanza: Abramo, chiamato dal Signore, lasciò Ur dei Caldei, la sua casa, la sua stabile dimora, per dirigersi verso una terra promessa, ma sconosciuta e lo fece con la sua tenda, strumento per ripararsi e in cui abitare nel suo pellegrinaggio terreno; il popolo d’Israele, dopo aver attraversato il Mar Rosso uscendo dall’Egitto sotto la guida di Mosè, incontrava Dio nella tenda del convegno quando Dio stesso la riempiva della sua gloria attraverso la nube e poteva farlo solo nella tenda, perché il popolo non poteva costruire a Dio un tempio in quanto ancora in cammino verso la terra promessa; la tenda dunque non era altro che un luogo posticcio nel quale abitare e attraverso il quale incontrare Dio. Anche noi, se ci pensiamo bene, abbiamo la nostra tenda: è la vita stessa, perché posticcia. È instabile la nostra esistenza: oggi c’è e domani chi lo sa; abbiamo le nostre case sicure, ma nessuno sa se domani ci saranno ancora; non vogliamo essere così tragici, benché non si compia reato a pensare alla propria morte come fine di questo pellegrinaggio terreno e ingresso nella casa del Padre come meta definitiva….allora pensiamo al lavoro: oggi c’è e domani chi lo sa; anche le nostre relazioni, le nostre amicizie, persino quelle più solide, oggi ci sono e domani possono svanire. Il matrimonio: vogliamo parlarne o basti guardare alla realtà dei fatti? La vita è come una tenda: posticcia, ma non per questo Dio non se ne cura, Dio ne è lontano. Quanto sentiamo Dio presente nella vita? Siamo entrati nel presepio in questi giorni di grazia e ci siamo avvicinati ai diversi personaggi per comprendere quanto essi si siano lasciati riempire di Dio e magari proprio loro stessi lo sentivano lontano tanto quanto lo sentiamo lontano noi, oggi di più, ieri di meno e domani chi lo sa? Solo se apriremo il nostro cuore e lasceremo che prenda carne in noi la Sapienza di Dio nel Verbo fatto uomo, Cristo Gesù, non sentiremo Dio lontano, ma in mezzo a noi e non come una tenda canadese che si usa in montagna da posizionare ora qui, ora là, in mezzo ad altre per escursion, ma in mezzo a noi, dentro di noi, per dare senso e sapore alla nostra vita, per darle sempre più gusto per le cose belle e sante. Lasciamoci dunque riempire l’anfora della vita da Dio e della sua Sapienza, quella non astratta, ma umana e che ha solo un nome di cui non dobbiamo mai vergognarci: Gesù Cristo, Signore nostro.