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III di Quaresima A

15 marzo 2020

È strano pensare che Gesù incontri la donna Samaritana presso il pozzo di Giacobbe. È strano, perché, come dice il Vangelo, tra Giudei e samaritani non correva buon sangue. È strano, perché mentre siamo qui ad ascoltare il racconto di un incontro speciale, abbiamo il divieto di incontrarci e di uscire di casa, se non per spese necessarie. Forse, questa nostra situazione così pesante e infernale ci aiuta a comprendere meglio quell’incontro, là, presso quel pozzo. È attorno ad un pozzo che nella storia della salvezza raccontata nella Bibbia avvengono gli incontri più inaspettati, gli incontri di amore tra Dio e l’uomo, gli incontri d’amore tra un uomo e una donna: a Isacco Dio concesse di trovare Rebecca, sua futura sposa, presso un pozzo (Gen 24); Giacobbe incontrò Rachele, sua moglie, presso un pozzo (Gen 29); Mosè incontrò la figlia di Madian, Sipporà, presso un pozzo (Es 2); la tradizione vuole che Maria stessa incontrò una prima volta l’angelo Gabriele presso un pozzo, benché nei vangeli canonici non sia raccontato; infine Gesù incontrò la samaritana a Sicar presso l’antico pozzo di Giacobbe. Quella donna, come sappiamo, va al pozzo per prendere acqua e a lei Gesù si rivolge chiedendole acqua. Interessante il dialogo che si instaura: ripercorriamolo. Le dice Gesù: «Dammi da bere». La donna samaritana gli chiede: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva». Gli dice la donna: «Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest’acqua viva?». Gesù le risponde: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna». «Signore – gli dice la donna –, dammi quest’acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua». Da questo scambio di battute si può capire come Gesù cerca l’acqua come scusa per iniziare un dialogo, come movente per tirar fuori da quella donna la vera sete che teneva nascosta nel suo cuore; al contrario la donna si limita a restare superficiale: chiede a Gesù di darle quell’acqua che zampilla in continuazione solo per non far la fatica di venire ogni giorno al pozzo. Ma chi è quella samaritana? Come abbiamo sentito essa è una donna con una vita sentimentale un po’ travagliata. Quando il Signore le chiede di andare a chiamare suo marito la smaschera ed essa confessa di non aver marito ma di aver frequentato molti uomini, senza trovare in loro l’amore vero. Cosa c’entra tutto questo con quel pozzo? Semplice: quella donna si limitava a parlare del pozzo come fonte di acqua che disseta il corpo, Gesù parlava di sé come il pozzo vero che disseta la nostra sete di amore vero, sul quale si devono fondare le nostre relazioni di coppia e familiari. Solo chi non ama sarà continuamente in cerca di qualcosa che soddisfi la sua sete e non troverà nulla e nessuno in grado di dissetarla. Chi ama, come Cristo ci ama, allora troverà nell’amore la fonte vera dalla quale attingere per la vita. Tuttavia dobbiamo oggi capire quale sia la nostra sete e di cosa abbiamo sete, cosa disseta i nostri rapporti e le nostre famiglie. Quella donna aveva solo un pozzo per attingere acqua, noi abbiamo gli scaffali dei supermercati pieni di bevande di ogni tipo. Ma cosa disseta veramente il nostro organismo? Così, anche nella nostra vita, vale la stessa domanda: di cosa abbiamo sete? Ci sono infatti bibite che, oltre a non dissetare, sono superflue e questo lo capiamo ancor di più ora che non possiamo più permetterci lo sfizio del bar, del ristorante, della pizzeria. Non me ne vogliano a male gli esercenti di questa categoria, ma queste restrizioni necessarie ci aiuteranno, anche attraverso le semplici consuetudini di ogni giorno, a tornare all’essenziale e a capire di cosa abbiamo veramente sete, di cosa hanno bisogno le nostre relazioni di coppia, i nostri rapporti familiari, i nostri stessi figli ai quali dobbiamo far capire, attraverso questo tempo calamitoso, che tornare all’essenziale ci farà bene. Tutti stiamo pregando che questo tempo passi presto, anzi subito, ma chiediamo al Signore che non passi invano: ci aiuti a capire cosa possiamo permetterci e ciò di cui possiamo fare a meno. Quanto è vero che si può rinunciare all’aperitivo o alla bevanda doc di un ristorante, piuttosto che alla birretta che si sposa bene con la pizza, non possiamo rinunciare all’acqua che più di qualsiasi bevanda disseta. Non rinunciamo dunque all’acqua, non chiediamo al Signore, come quella donna, di darci lui l’acqua così da non dover più far spesa – motivo in più per restare a casa –; chiediamogli piuttosto di capire sempre più e sempre meglio che le nostre famiglie hanno bisogno di riscoprire il loro stare insieme e stare unite; che i ragazzi hanno bisogno di passare più tempo in famiglia per apprendere il grande valore dell’amore, anche se le pareti di casa stanno strette, e che a volte un buon libro, un film intelligente, un gioco in scatola con i fratelli “disseta” molto di più che girovagare a vuoto cercando bevande che non dissetano, ma sfasciano lo stomaco. Chiediamo al Signore che i genitori possano passare del tempo con i figli; gli sposi tra loro si rilassino sul divano di casa per godersi del tempo insieme; i fidanzati, anche attraverso la distanza, possano avvertire sempre più il sentimento di amore che li unisce veramente, per guardare al futuro e desiderare di costruirlo insieme, con l’aiuto di Dio, nell’ottica di quel “per sempre” che si desidera e si capisce quando il tempo sembra non passare più. Chiediamo per tutti noi che questo inferno finisca e che ci lasci una sola cosa: la voglia di dissetarci di Dio attraverso il pozzo mai vuoto della preghiera.