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IV di Quaresima A

22 marzo 2020

Siamo ormai stanchi di sentire che dobbiamo lavarci le mani spesso e questa sarà una delle usanze che ci resteranno in mente di questo periodo. E siamo stanchi di sentire che non dobbiamo portare le mani agli occhi, perché il virus può propagarsi in ciascuno anche attraverso gli occhi. Siamo stanchi, non perché siano consigli inutili, tutt’altro, ma perché siamo esausti di questa condizione. Eppure sugli occhi del cieco nato Gesù spalma del fango fatto con la sua stessa saliva, e gli chiede di andare in un luogo che ad oggi, e chissà ancora per quanto,non possiamo frequentare: la piscina, le terme, il centro benessere. Anche questo Vangelo sembra provocare noi, uomini del terzo millennio, che toccavamo il cielo con un bagno termale e che avevamo di che vantarci per la frequentazione di palestre e piscine come un trofeo di buon tempo ed ora ci sentiamo dire che i fanghi termali li ha fatti Gesù sugli occhi di quel cieco e che il centro benessere se lo può permettere solo lui oggi. Un po’ di invidia ci viene. Ma noi, che abbiamo gli occhi accecati da immagini dell’altro mondo per la condizione tragica della nostra terra bergamasca, oggi cerchiamo di guardare e di far luce sulla nostra esistenza, perché il Vangelo è la luce che mette in chiaro la nostra vita e ci aiuta a riflettere anche a partire dalle vicende di ogni giorno e ci aiuta a interpretare i segni che tocchiamo con mano anche in questo momento. Perché il Signore ci chiede questo? Perché ci mette davanti la scena di questo uomo che, dopo i fanghi curativi si può permettere anche di immergersi nell’acqua della piscina di Siloe e noi no? Cosa possiamo permetterci allora? Sono convinto che non tutto il male viene per nuocere, anche se questo male ci sta nuocendo assai e non vediamo l’ora che passi; eppure anche questa immagine dell’acqua di quella vasca o dell’acqua in generale ci richiama a verità ben più alte, che probabilmente se fossimo in un clima disteso, come ci auspichiamo di esserlo presto, non comprenderemmo così profondamente. Dunque: il Signore a quell’uomo ridona la vista con del fango spalmato sugli occhi, a noi dona di ritornare con il pensiero alla creazione di Dio che con del fango crea l’uomo e dona a lui la vita; a quell’uomo concede di vedere ciò che lo circonda, a noi dona di vedere ciò che abbiamo dentro nel nostro cuore, nelle nostre relazioni, nella nostra vita di coppia o familiare; a quell’uomo dona l’acqua di quella piscina per purificarsi, a noi ha donato l’acqua del Battesimo per rigenerarci. E allora di cosa abbiamo bisogno perché le nostre relazioni siano buone, le nostre coppie siano salde, le nostre famiglie siano unite e la vocazione matrimoniale sia ancora una possibile via di santificazione? Abbiamo bisogno di centri benessere, piscine e palestre o abbiamo bisogno di riscoprire l’acqua del nostro Battesimo che ci ha rigenerati come figli di Dio?E proprio in noi Dio ha messo il suo amore che genera attraverso l’amore di un uomo e una donna e ci dona la famiglia come segno tangibile di questo amore di Dio. Che poi, si sa, nei film o nella realtà, quei centri benessere e palestre e piscine sono da sempre oggetto di battute spiritose o che nascondono una certa verità nell’essere luogo dove si fanno nuovi incontri ediventano l’inizio della fine di relazioni coniugali; ma vogliamo pensare che siano solo luoghi comuni, battute che passano e non hanno senso se non per mettere quella sana gelosia nel cuore del proprio marito o della propria moglie. Pensiamo piuttosto a quella piscina dove allenarsi: immergiamoci con lo spirito nell’acqua del nostro Battesimo e nuotiamo, nuotiamo per diventare campioni di santità, per essere forti nello spirito più che nel corpo, per conseguire la vittoria della fede da portare in casa come trofeo di gloria, quella eterna che ci aspetta più che quella umana che cerchiamo e che oggi c’è e domani più nessuno se ne ricorda. Cerchiamo quel centro benessere che è la vita cristiana che non ci fa perdere la testa per il preparatore atletico o la bagnina di turno, ma che ci permette di essere uomini e donne capaci di vivere la fede e trasmetterla ai propri figli non come un qualcosa che ci hanno trasmesso e che per obbligo trasmettiamo, ma come un dono della Grazia di Dio perché la nostra vita sia una vita bella, una vita piena, una vita felice. Cerchiamo l’acqua che ci rigenera nello spirito e purifica il cuore più che il corpo e allora anche noi, come quel cieco, vedremo qualcosa di nuovo, perché vedremo le nostre famiglie ricche di Dio e non di successi, gloria e ricchezza; vedremo l’uomo e la donna con gli occhi dell’amore e non con gli occhi offuscati del possesso bramoso fine a stesso; vedremo i nostri figli con gli occhi della semplicità e della vita vera e non con quelli della carriera o dell’indifferenza, purché stiano bene; vedremo i nostri genitori con gli occhi dell’affetto che provano per noi anche quando ci educano con i loro “no” o con il loro incitamento a fare qualcosa di buono e di bello per noi e per la comunità. Ma perché tutto questo avvenga e i nostri occhi vedano il Vangelo nella vita di ognuno, occorre immergerci nell’acqua del nostro Battesimo e lasciarci rigenerare per vedere l’altro, l’altra, gli altri familiari e non solo con gli occhi di Dio.