Sant’Alessandro, martire
26 agosto 2020
La festa del martire Alessandro è per la nostra terra bergamasca un giorno glorioso. Non ricordiamo semplicemente un uomo, ma un soldato della fede. Alessandro, era sì un soldato dell’impero Romano vissuto nel III secolo, ma soprattutto un combattente per salvare la sua fede a costo di perdere la sua vita. Egli ha messo in pratica le parole che l’apostolo Paolo scrisse ai Filippesi: “Comportatevi da cittadini degni del vangelo, perché nel caso che io venga e vi veda o che di lontano senta parlare di voi, sappia che state saldi in un solo spirito e che combattete unanimi per la fede nel vangelo, senza lasciarvi intimidire in nulla dagli avversari”. Alessandro non si è lasciato intimidire dall’imperatore e dalle leggi dell’impero per il vangelo che professava, mettendo così in atto la parola di Cristo che ai suoi dice: «Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici». Il nostro patrono Alessandro, nella città di Bergamo, ha dato la vita per il vangelo perdendo la vita terrena.
Perdere la vita. In questo tempo così martoriato, più che la paura di perdere la vita per la fede abbiamo paura di ripiombare nel tragico periodo più funesto dell’epidemia che ha colpito la terra bergamasca flagellandola con la perdita di molti cari. Eppure in quel periodo tremendo e funesto, anche la terra più arida causata dal terrore che questa epidemia ha lasciato, ha permesso di vedere sbocciare i fiori della fede nelle nostre case, nelle nostre famiglie, nella Chiesa di Bergamo e nella Chiesa intera. Come non ricordare il miracolo di Alessandro, avvenuto dopo la sua morte, quando una matrona di Bergamo, Santa Grata, raccolse il capo di Alessandro, reciso dalla spada del boia, per dargli degna sepoltura nei suoi terreni appena fuori dalla città di Bergamo posta sul colle e, mentre Grata compiva questo nobile gesto, dalle gocce di sangue che cadevano a terra dalla testa del martire, nascevano gigli e rose, segno gli uni della purezza della fede e le altre dell’amore del soldato per il suo re, Cristo. Che bello se dall’arida terra che questo virus ha provocato continuassero a sbocciare i gigli della fede nelle nostre case e le rose dell’amore per il vangelo e tra mille restrizioni e pesantezze le nostre case divenissero sempre più chiese domestiche dove si prega e si medita la parola di Dio, dove i genitori diventano i primi catechisti che gettano semi di eternità nel cuore dei loro figli, nuovi gigli di un’umanità nuova basata sui valori fondamentali che il Signore ci trasmette e non più sulla prevaricazione e sull’indifferenza verso Cristo e il suo vangelo, sulla mediocrità della vita e sull’adeguarsi alla mentalità di oggi, dove tutto è lecito e tutto è consentito, tranne che testimoniare con coraggio la propria fede.
Beato Alessandro,
la Chiesa di Bergamo
che ti proclama suo patrono
si affida a te.
A te affida questo duro tempo
di passato tragico
di presente incostante
di futuro incerto.
La paura non ci abbandona
la fede ci sostiene
la testimonianza evangelica vacilla.
Noi ricorriamo a te, prode valoroso:
combatti con noi questa epidemia
difendici dal pericolo che incombe su di noi
donaci di difendere la fede come hai fatto tu
e di testimoniarla con la vita
nelle nostre famiglie
nelle nostre comunità
ai nostri giovani così troppo lontani da Dio.
Difendili da ogni male e sul tuo esempio
siano testimoni di Cristo nella loro vita
anche quando è più difficile e implica coraggio.
Difendici dal contagio della cattiveria e dell’odio
e aiutaci a portare il vessillo dell’amore
in un mondo oscuro e tenebroso.
Allontana dalla tua terra
ogni pericolo e ogni epidemia
e donaci la certezza che uniti a Dio
saremo vittoriosi come te
contro il male che ci assale.
Amen.