XXVI del tempo ordinario A

27 settembre 2020

Di fronte alla protesta sindacale dei lavoratori della vigna chiamati dal padrone alle prime ore del giorno, il Signore nostro Dio sembra voler continuare il discorso. Già il padrone della vigna aveva risposto a quell'operaio che si era fatto portavoce del malcontento per l’ingiustizia ricevuta: «Tu sei invidioso perché io sono buono?». A dire il vero la risposta non era stata molto soddisfacente, ma se quella parabola ci ha aiutato a capire che la bontà del Signore paga chi si converte con tutto il cuore in ogni ora del giorno, abbandonando l’iniquità per tornare a Dio, il Signore stesso sembra non volerci lasciare con le nostre perplessità, solo perché i suoi modi di ragionare non sono come i nostri. E aggiunge, attraverso la bocca del profeta Ezechiele: “Voi dite: «Non è retto il modo di agire del Signore». Ascolta dunque, casa d’Israele: Non è retta la mia condotta o piuttosto non è retta la vostra?”. Ecco, di fronte a questa domanda cosa rispondiamo? Siamo disposti a continuare la nostra rivolta contro il Signore o forse abbiamo compreso che la sua giustizia è fondata sulla misericordia verso chi si converte? A questo riguardo Egli aggiunge: “Se il malvagio si converte dalla sua malvagità che ha commesso e compie ciò che è retto e giusto, egli fa vivere se stesso. Ha riflettuto, si è allontanato da tutte le colpe commesse: egli certo vivrà e non morirà”. Anche questo modo di fare del Signore non segue sempre i nostri schemi. Tuttavia dobbiamo comprendere che Dio non cerca la vendetta, ma la conversione per usare misericordia. Ora, la conversione è fondamentale: non basta pensare che scusando il male si possa ottenere qualcosa di buono. E forse questo punto diventa per noi basilare. Non possiamo scusare l’iniquità commessa, come se niente fosse; non dobbiamo però pensare che dopo l’iniquità commessa non ci sia altro che la repressione; tuttavia se dopo l’iniquità commessa – come ci ha detto Dio – c’è una seria e autentica conversione, ecco che la misericordia diventa quanto mai pedagogica e aiuta chi si è allontanato dal male a cambiare stile di vita. La conversione tuttavia è importante, perché senza quella la misericordia diventa occasione per continuare a perseverare, mentre il Signore non vuole dirci questo. Egli desidera per tutti noi un cambiamento, un serio ragionamento che ci porti alla conversione: “Ha riflettuto, si è allontanato da tutte le colpe commesse”. Insomma, per chi commette il peccato c’è sempre una nuova possibilità di riscatto, la possibilità di una vita nuova, ma perché questo avvenga occorre indispensabilmente una seria riflessione che non sia fine a se stessa ma porti a conversione. E questo vale per tutti, perché tutti, chi più, chi meno, siamo peccatori e bisognosi di riflettere sulla nostra vita e ancor più bisognosi della misericordia di Dio che ci sproni a convertirci.

San Paolo riassume lo stile di Dio, invitandoci ad avere in noi gli stessi sentimenti di Cristo, che sulla croce ci ha mostrato l’amore immenso del Padre, perdonando anche i suoi crocifissori. Egli ha donato la sua vita per noi e noi dobbiamo imparare ad avere l’amore come metro di misura. Non è facile, soprattutto quando in noi prevale la rabbia a causa dell’ingiustizia per i crimini o i torti non puniti. Le vicende del mondo che continuano a sconvolgerci e che neanche questa epidemia ha arrestato, così come le ingiustizie che ogni giorno avanzano, ci stanno rendendo arrabbiati come quell'operaio della vigna, che anziché ringraziare il padrone per averlo chiamato a lavorare, sta ancora a recriminare sulla sua paga.

Cosa fare allora? Lasciare che le iniquità restino impunite? Fare finta di niente e pensare che vada tutto bene? Non adirarci per le ingiustizie e i torti subiti? No: ma occorre sapere andare oltre e fare in modo che la misericordia di Dio non resti un pretesto per abusarne, ma occasione per una seria e profonda conversione. Pensiamo agli operai dell’ultima ora: nessuno li aveva presi a giornata, ma la possibilità che il padrone ha dato loro li avrà spronati a tornare il giorno dopo? E i figli del padrone: uno disse di non aver voglia, poi pentitosi ci andò a lavorare nella vigna, mentre l’altro, il furbo, acconsentì al lavoro, ma poi se la svignò. Chi dei due ha agito bene? Colui che pur non avendo voglia, si pentì e a lavorare nella vigna ci andò. Vedete, il Signore non dice che tutti e due sono stati bravi e non ha detto che bisogna fingere che vada tutto bene: ha elogiato chi si è pentito ed è tornato sui suoi passi. Questa è la conversione che ci aiuterà a cambiare vita. La furbizia invece no. Poiché, se il giusto si allontana dalla giustizia e commette il male e a causa di questo muore, egli muore appunto per il male che ha commesso, dice il Signore; ma chi si pente e si converte vivrà in eterno. Perché quella è la paga che dobbiamo attendere a alla quale dobbiamo aspirare: la ricompensa eterna, perché quella terrena prima o poi svanisce.