II di Avvento B

6 dicembre 2020

Sembrano parole fatte apposta per noi quelle che Dio rivolge al profeta Isaia per il suo popolo:

«Consolate, consolate il mio popolo.
Parlate al cuore di Gerusalemme
e gridatele che la sua tribolazione è compiuta,
la sua colpa è scontata».

E subito dopo aggiunge:

Una voce grida:
«Nel deserto preparate la via al Signore,
spianate nella steppa la strada per il nostro Dio».

A noi, in cerca di consolazione per il forte trauma subìto, il Signore sembra proprio dirci di non mollare, di non cedere allo sconforto e alla rassegnazione, ma ci invita a rimboccarci le maniche e a non cadere nell’apatia e nello stallo.

Queste parole vengono riprese dall’evangelista Marco, all’inizio del suo Vangelo, presentandoci la figura del Battista come il precursore, mandato da Dio a preparare la venuta del Messia.

Se da una parte, dunque, cerchiamo consolazione, dall’altra non dobbiamo lasciarci andare e dobbiamo fare in modo che la nostra vita non assomigli a cocci di anfore rotte. Rimettersi in carreggiata per appianare la strada al Signore che viene è quello che ci aspetta, ma perché questo avvenga abbiamo bisogno di riempire le anfore della nostra vita di una caratteristica fondamentale: la costanza.

Questo elemento essenziale per non mollare lotroviamo anche quest’anno nella donna che cammina nel presepio, dalla casa alla fontana, ogni giorno, anche più volte al giorno, carica delle sue anfore, per attingere acqua pura e fresca per dissetare lei e l’intera sua famiglia. Anche le nostre famiglie hanno bisogno di acqua fresca e come non pensare alle mamme e ai papà che con costanza ogni giorno lavorano con grande passione per non far mancare nulla ai propri figli, alle proprie mogli, ai propri mariti e anche ai genitori anziani, bisognosi di cura e di attenzione; come non pensare ai figli che studiano con grande impegno anche in questo momento di distanziamento e non si lasciano andare ai divertimenti del mondo venendo meno nella maturazione personale, culturale e relazionale; come non pensare ai giovani che stanno costruendo, non senza fatica, il proprio futuro attraverso l’università o in cerca di un lavoro, se già non l’hanno trovato.

La costanza è una caratteristica troppo importante anche nella vita di fede: nei figli come nei genitori; nei fidanzati che vogliono costruire un domani insieme e che magari questa epidemia ha frenato, ma non ha smorzato sicuramente l’amore tra questi giovani che hanno solo rimandato la data delle nozze; nelle giovani coppie che stanno sentendo dentro di sé tutto l’entusiasmo dell’inizio; nelle famiglie che incontrano sicuramente non poche difficoltà, ma che sanno affrontare e superare con costanza,anche grazie alla fede vissuta e condivisa insieme.

Sì, la fede: non sembra, ma è quell’elemento portante per la vita matrimoniale e familiare. La fede non risolve il problema, o per dirla con un’immagine, non porta l’acqua in casa, ma dona la forza per andare a prenderla e portarla a casa, ovvero per superare anche i momenti più faticosi affidandosi a quel Dio che nel Messia si è fatto uomo, perché l’uomo nella vita non sia solo ad affrontare anche i pesi più imponenti.

Perché la fede diventi ogni giorno una colonna portante per la vita di tutti, permettendo al Signore di entrare sotto la tenda della nostra vita, così fragile e bisognosa di Dio, dobbiamo preparare il nostro cuore, aprirlo e spalancarlo attraverso la preghiera.

Se abbiamo perso questa opportunità possiamo sempre riprenderla; certo: ci vorrà costanza anche nella preghiera, come in tutte le altre cose, ma siamo certi che proprio grazie alla relazione con il Signore nella preghiera quotidiana, anche le gioie, i dolori, le fatiche, le speranze acquistano un senso nuovo, perché ognuno avvertirà la consolazione del Signore nella fatica, nel dolore, nella prova, ma anche la gioia della sua presenza nei momenti più belli, quando è facile non accorgersi della sua presenza.

A questo proposito anche l’apostolo Pietro, a modo suo, ci invita a lasciarci riempire la vita di costanza, quando scrive che mentre tutto passa non deve venire meno la vostra vita nella santità della condotta e nelle preghiere, mentre aspettate e affrettate la venuta del giorno di Dio. Egli ci invita alla perseveranza nella vita spirituale, così bandita dalla nostra società, ma noi, che siamo tenaci e forti, non faremo mancare la preghiera alla nostra vita personale, di coppia e familiare, perché ogni momento della vita, felice o triste, gioioso o sofferto, sia affrontato con quella marcia in più che è la forza che viene da Dio, che ci permetterà di portare anche l’anfora più pesante, ma non ci consentirà di mollare. Mai.