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Immacolata Concezione della B. V. Maria

8 dicembre 2020

Ecco una parentesi nel cammino di Avvento per soffermarci su due figure particolari nella festa di Maria concepita senza peccato originale. Sì, il soggetto è certamente Maria, la quale arriverà tra qualche giorno ad occupare il suo posto nel presepio e quindi nella nostra riflessione. Soffermiamoci per una volta su coloro che portano i messaggi: per Dio è l’angelo Gabriele, per il diavolo è il serpente.

Ripartiamo dal presepio: un paradiso nel quale uomini e donne vivono la loro vita, immersi nella natura, tra il muschio fresco e qualche albero spoglio. Un po’ come avvenne per Adamo ed Eva all’interno del primo giardino, l’Eden. E se i personaggi del presepio ci stanno aiutando a comprendere come essi si sono lasciati riempire dei doni di Dio incontrandolo nel futuro nascituro, là a Betlemme, Adamo ed Eva ci riportano alle nostre origini, quando l’uomo e la donna, creati a immagine e somiglianza di Dio, si sono lasciati conquistare dalla lingua biforcuta di un serpente: è il peccato originale, dal quale Maria, nel suo immacolato concepimento, è stata preservata per grazia di Dio.

Ma noi il peccato originale l’abbiamo avuto addosso e ci ha lasciato un bel segno: siamo fragili non solo perché impastati di terra, ma perché anziché seguire il Signore, preferiamo seguire il Maligno, il quale, per sua “professione” cattura l’uomo e la donna con allettanti proposte, false visioni, parole suadenti e li conduce non dove Dio desidera, ma all’opposto.

Nel giardino dei tempi delle origini, come nel presepio dei tempi nuovi, troviamo il serpente e l’angelo. Sembrano due personaggi marginali, eppure, in questa festa, sono al centro della scena. Il primo, il serpente, viscido e strisciante, giunge all’improvviso, senza fare troppo rumore, si attorciglia sul tronco di una pianta alzandosi dalla terra fino a superare l’uomo, così che l’uomo non lo guardi più dall’alto al basso, ma dal basso all’alto, come segno di sottomissione a colui che con la sua doppia lingua persuade l’uomo a vedere cosa buona e bella anche ciò che non lo è. È l’esperienza che ognuno di noi fa attraverso il peccato: il Maligno ci cattura con le sue smanie mostrandoci positivo anche ciò che è negativo, facendo in modo che noi, abbagliati da così grande prestigio, cadiamo inciampando nel suo corpo che striscia tra le nostre gambe. Quante volte abbiamo fatto esperienza di peccato, quante volte siamo caduti a terra, pensando di fare cosa buona e giusta e accorgendoci solo dopo che tutto questo era solo uno sbaglio.

L’angelo del Signore, al contrario, non porta notizie false o apparentemente tali, ma solo messaggi veri, autentici, grandiosi, che non si rivelano un fallimento, ma una pienezza. Il nominativo “angelo” significa appunto messaggero. Andiamo a vedere cosa scrive un padre della chiesa, il grande Gregorio, a proposito degli angeli e in particolare dell’arcangelo Gabriele: Quelli che recano annunzi ordinari sono detti angeli, quelli invece che annunziano i più grandi eventi son chiamati arcangeli. Per questo alla Vergine Maria non viene inviato un angelo qualsiasi, ma l'arcangelo Gabriele. Era ben giusto, infatti, che per questa missione fosse inviato un angelo tra i maggiori, per recare il più grande degli annunzi. Ad essi vengono attribuiti nomi particolari, perché anche dal modo di chiamarli appaia quale tipo di ministero è loro affidato. Nella santa città del cielo, resa perfetta dalla piena conoscenza che scaturisce dalla visione di Dio onnipotente, gli angeli non hanno nomi particolari, che contraddistinguano le loro persone. Ma quando vengono a noi per qualche missione, prendono anche il nome dall'ufficio che esercitano. A Maria è mandato Gabriele, che è chiamato Fortezza di Dio; egli veniva ad annunziare colui che si degnò di apparire nell'umiltà per debellare le potenze maligne dell'aria. Doveva dunque essere annunziato da «Fortezza di Dio» colui che veniva quale Signore degli eserciti e forte guerriero.

Non solo: potremmo dire che è giusto che l’angelo del Signore, anzi l’arcangelo, chiamato “Forza di Dio”, sia colui che porta a Maria un messaggio forte, la quale deve trovare una grande forza per non tirarsi indietro, diversamente da Adamo ed Eva, che al sentire i passi di Dio nel giardino, hanno avuto paura e si sono nascosti. Per rispondere a Dio occorre una grande forza, ma ancor prima occorre averla per non lasciarsi abbindolare dal Maligno che, quanto mai furbo, cerca sempre di arrivare prima di Dio per rubargli il posto. E Dio lo concede? Sì, perché desidera che noi siamo forti e capaci di controbattere alle sue seduzioni. Dio non ci mette sotto una campana di vetro, lascia fare e permette che ci sporchiamo di peccato, per poter fare ancor più abbondante esperienza della sua misericordia. Non l’ha concesso a Maria, perché il suo corpo fosse specchio della sua anima, e non poteva che prendere forma in un cuore purissimo il Figlio dell’Altissimo.

Eccoci dunque a un bivio: lasciarci sedurre dal Maligno che ha come suo messaggero un serpente dalla lingua doppia, che ci mostra buono anche ciò che è malvagio, oppure seguire Dio che attraverso un suo messaggero, un angelo, ci indica sempre la strada buona da seguire, quella che,passo passo, ci porta ogni giorno ad incontrare il Signore nella nostra vita, come i personaggi del presepio che giorno dopo giorno, seguendo la giusta strada, sono arrivati ad incontrare il Figlio di Dio, nato da grembo purissimo di una giovane fanciulla preservata da Dio dal peccato originale?