VI del tempo ordinario B

14 febbraio 2021

 

Il lebbroso colpito da piaghe porterà vesti strappate e il capo scoperto; velato fino al labbro superiore, andrà gridando: «Impuro! Impuro!». Sarà impuro finché durerà in lui il male; è impuro, se ne starà solo, abiterà fuori dell'accampamento. Cosa c’è di diverso da noi che viviamo questo periodo così buio della nostra esistenza? Niente! Il lebbroso doveva essere messo in quarantena allora, come chi purtroppo è colpito da questa lebbra che oggi ha colpito il mondo: cambia il nome del morbo, ma non la pratica.

Chi ha il male non poteva stare nella comunità allora, come adesso; doveva essere allontanato  e posto in isolamento fino a quando il male non fosse passato e la persona non fosse guarita, così da non contagiare più quanti le stanno intorno.

Insomma, davvero non è cambiato nulla.

Ma quali sono i morbi infettivi che ci devono tenere lontani dalla gente e messi in quarantena per non divulgare il contagio?

Passiamo da un piano pandemico a uno spirituale.

Ci sono molti morbi che sono infettivi e che ci contagiano assai: pensiamo alle malelingue. È abbastanza che qualcuno additi una persona raccontando vita, morte e miracoli per appiccicarle tutti i mali di questo mondo. Ora, mi chiedo: il vero morbo o virus o lebbra che dir si voglia, sono i mali che abbiamo appiccicato addosso alla tal persona o non piuttosto le nostre lingue che parlano troppo e spesso inutilmente?

Compiamo questo per rabbia, invidia e gelosia e facciamo passare per lebbrose persone che non lo sono, che hanno sbagliato, ma per le quali c’è redenzione. O forse pensiamo di essere così in buona salute da poterci permettere di allontanare gli altri dalla comunità solo per qualche piccolo sbaglio?

Il Signore, guarendo il lebbroso, ci insegna che c’è per tutti la possibilità di redenzione, di conversione, di purificazione. Infatti, leggiamo nel Vangelo, come da Gesù venne un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi purificarmi!». Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!». Non gli chiede di essere guarito, ma purificato. Questo fa al caso nostro: non abbiamo bisogno di essere guariti dal Signore per mali fisici, per quelli ci sono i medici, ma per un male meno visibile e spesso più grave, se non letale: quello delle chiacchiere.

Un’altra grave piaga che dilania soprattutto tra i ragazzi e adolescenti è il bullismo: persone che si credono forti, ma che in realtà vogliono solo farlo credere. Sono fragili e per apparire attaccano i compagni per uscirne vincenti. In realtà non lo sono e costruiscono castelli, roccaforti per nascondere fragilità o per paura di non essere accettati. Questa non è la soluzione, ma una questione da affrontare nelle nostre famiglie, per insegnare che non si è qualcuno di importante a scapito dei più deboli, ma si è davvero forti quando si vince questo morbo e si accettano gli altri per quello che sono, imparando ad accettare se stessi per quello che si è e per quello che Dio ci dona di essere.

Lasciamoci purificare il cuore non per far finta di niente, ma perché, se una persona sbaglia, possa essere corretta e non allontanata dalla vita sociale, come avesse lebbra o virus o mali contagiosi. Non contagiamo gli altri con i nostri giudizi e pregiudizi, pensiamo piuttosto a correggere noi stessi e chi sbaglia per il bene nostro, di quella tal persona e della società intera.

Chi è malato deve essere messo in quarantena e non venire a contatto con altre persone: siamo alla vigilia della quaresima, tempo proficuo per mettere in quarantena le nostre lingue, per digiunare di parole offensive e arroganti. Sperimentiamo l’isolamento del cuore perché resti solo con il Signore ed Egli possa in questo tempo particolare purificarlo, così da arrivare alla Pasqua pronti a risorgere con Lui e ad aiutare anche gli altri a risorgere, facendoci prossimi.

Questo vale per me, che non mi tiro indietro quando c’è da giudicare, ma anche io ho bisogno di essere corretto da chi mi ama, senza essere allontanato, senza allontanare.