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Giovedì Santo

Cena del Signore

1 aprile 2021

 

L’acqua.

Sui piedi dei Dodici apostoli il Signore e Maestro versa l’acqua, lava i loro piedi, quei piedi sporchi dalle impurità della strada. Versa acqua abbondante, perché l’amore non viene dosato col contagocce, ma è un’inondazione senza paragoni. In questo gesto inizia a far capire ai suoi discepoli, e a noi oggi, che l’amore nelle nostre famiglie, tra sposi e tra genitori e figli non ammette limiti, ma dona tutto. È l’amore di chi si prende cura dell’amato e dell’amata, dei figli e dei fratelli. E perché questo amore fosse perpetuato nelle nostre piccole chiese domestiche, Egli stesso dice ai suoi e ripete a noi oggi: «Capite quello che ho fatto per voi? Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi»

 

L’acqua diventa vino.

Il vino nella cena è il segno della festa. L’incontro con il Signore nell’Eucaristia diventa per le nostre famiglie il segno della gioia che l’amore fa scaturire. Non è il vino che inebria, che fa perdere coscienza, che fa dimenticare: è il vino dell’amore che tutti fa inebriare, perché l’amore che viene vissuto in una coppia di sposi e in una famiglia è il segno più grande dell’amore che Dio dona a noi. Se non vogliamo restare senza l’amore che tutti unisce, le nostre famiglie non devono mai restare senza l’Eucaristia. In ogni Eucaristia ci presentiamo con la nostra vita, con le nostre speranze, con le nostre attese, con i nostri desideri di bene, ciascuna moglie per il proprio marito, ciascunmarito per la propria moglie, entrambi per i propri figli. Chi non desidera il bene per i propri cari? Nella celebrazione eucaristica presentiamo questi nostri desideri, insieme alle nostre fatiche lavorative, economiche, educative e ci uniamo all’offerta sacerdotale con la nostra stessa vita:

Benedetto sei tu, Signore, Dio dell'universo:
dalla tua bontà abbiamo ricevuto

questo vino, frutto della vite

e del lavoro dell'uomo;
lo presentiamo a te,

perché diventi per noi

bevanda di salvezza.

 

Il vino si fa sangue.

Il sangue è la vita e solo chi sa donare la vita, sa donare il sangue:

Prendete, e bevetene tutti:

questo è il calice del mio Sangue

per la nuova ed eterna alleanza,

versato per voi e per tutti

in remissione dei peccati.

A immagine e somiglianza di Cristo anche noi siamo chiamati a dare la nostra vita per i nostri figli e per i nostri genitori. Da chi impariamo questo segno di amore se non da Cristo che ha dato se stesso per noi? Se fossimo esseri viventi senza l’impronta di Dio in noi, ciascuno penserebbe alla propria sussistenza, come fanno gli animali che, messe al mondo le proprie creature per un istinto riproduttivo, poi le abbandonano per andare ognuno per la propria strada. Noi, diversamente, abbiamo il dono dell’amore che circola in noi come il sangue nelle vene. Abbiamo l’amore che ci lega per vincoli di sangue e per lo Spirito di amore che il Signore infonde in noi. Questo non è scontato, anzi: non possiamo fare a meno di amare i nostri cari. Il sangue, dunque, non è solo una questione biologica e questo ci aiuta a comprende il perché Cristo ci ha donato il suo sangue, aggiungendo: «Fate questo in memoria di me». L’Eucaristia alla quale prendiamo parte e dalla quale le nostre famiglie ogni domenica non possono astenersi dal parteciparvi, è la sorgente di questo amore, perché nel suo Corpo e Sangue che Cristo ci dona è racchiuso l’amore vero che ci porta a donarci la vita gli uni agli altri; senza Cristo questo amore non circolerebbe in noi.

Abbeveriamoci, quindi, all’acqua della cura e dell’affetto, ma inebriamoci del vino dell’amore e doniamoci il sangue della vita: Cristo ci ha datotutto ciò, perché come ci ama lui possiamo amarci tra noi. E sarà gioia vera, sarà felicità piena per la Chiesa tutta e per quella domestica che il Signore ci ha fatto dono di costituire.