Venerdì Santo

Via Crucis

2 aprile 2021

 

Era mezzogiorno, quando si fece buio su tutta la terra.

Così gli evangelisti descrivono il Venerdì Santo nei loro vangeli. E oggi, proprio verso mezzogiorno, quando il sole splendeva in tutta la sua calura quasi estiva, mentre uscivo in macchina, ho incontrato un ragazzino che col suo monopattino saliva la via che conduce verso l’oratorio; mi fermo, abbasso il finestrino e, con il sorriso sul volto, ma con il rammarico nel cuore per non averlo visto alla preghiera per i ragazzi, gli dico: «È un po’ che non ti vedo più»; mi risponde: «Sono stanco». Mi sono sentito un po’ sbalordito da quella risposta, visto che con tutta la sua forza e con grande foga si stava divertendo a cavalcare il suo monopattino e per giunta in salita. L’ho lasciato con un sorriso incitandolo a tornare e ho continuato per la mia strada. Pochi minuti dopo incontro un altro ragazzino in sella alla sua bici: «Ti aspettavamo stamattina alla preghiera – gli ho detto con il sorriso sulle labbra, e non è da me –; sei rimasto a letto? Ho detto a tutti che fino a quando non saresti arrivato non avremmo iniziato» (non è vero che ho pronunciato tali parole davanti a chi era presente alla preghiera). Mi guarda un po’ perso, non sapendo cosa rispondermi. Anche a lui ho rivolto il mio saluto con un sorriso, raccomandandogli di stare attento con la bici per strada. Mi ha risposto che l’avrebbe fatto e le nostre strade si sono divise.

Mi chiedo perché i nostri ragazzi, adolescenti, giovani e perché i genitori stessi non riescono a comprendere quanto sia bello vivere da cristiani questi giorni accanto al Signore; perché a poche famiglie importa di celebrare questi giorni santi? Perché non comprendiamo che i ragazzi sono in vacanza dal Giovedì Santo, non per una strana o casuale modulazione del calendario, ma perché possano vivere intensamente i giorni del Triduo Pasquale? Se penso che una catechista, che sicuramente interpreta i sentimenti degli altri, mi dice: «Sai don, non capisco perché i nostri ragazzi non ci sono. Magari è colpa nostra che non sappiamo coinvolgerli. Scriviamo ai genitori per ricordare questi bei momenti, ma nessuno ci risponde, e questo avviene da tempo; abbiamo mandato due volte gli auguri per la Pasqua e ci ha risposto soltanto un genitore». Beh, che dire: oltre all’indifferenza, c’è l’aggravante nei genitori della maleducazione.

E fin qui una mia solita predica moralista e pessimista. Altro che il buio che si fece sulla terra il giorno della morte di Cristo, questo buio è quanto mai fitto e drammatico se penso a cosa siamo arrivati. (Poi guarda caso – e questo lo aggiungo adesso mentre trascrivo quanto ho pronunciato a braccio al termine della Via Crucis, senza aver preparato nulla – guarda caso quei genitori che manco si ricordano dove sia la chiesa, sono proprio quelli che stressano per i sacramenti dei propri figli, perché vogliono sia fatto come dicono loro; ma va beh, non mi dilungo e lascio perdere… d’altronde).

Poi, mentre scendo da Ponte Selva verso Ponte Nossa portando la croce, accompagnato solo da due giovani, questi fanno a me la predica più bella che mai potessi scrivere; dopo qualche parola di circostanza su come procedevano questi giorni santi, mi dicono: «Don, hai voglia di dire una decina? Tanto il tempo l’abbiamo» (mi sono commosso profondamente nel pronunciare queste parole). Rispondo: «Anche tutto il Rosario, se volete». E così abbiamo fatto. In mezzo a quel buio di cui sopra, ho visto l’anticipazione della Pasqua, ho visto la luce del Risorto che spacca le tenebre e ho pensato: se in molte case manca l’acqua e la terra è divenuta arida, basta una goccia del sangue di Cristo che cada dalla Croce per fecondare questa terra. E questa goccia, qui, è davvero caduta e c’è ancora la possibilità che dal pozzo profondo dei nostri giovani e delle nostre famiglie non si tiri su acqua, ma quel vino buono che dona gusto alla nostra vita. Ci sono ancora giovani e ragazzi che non seguono le scemate del mondo – proprio così ho detto – ma hanno nel cuore il dono grande della fede, che come acqua pura sgorga dalla terra abbeverata dal sangue di Cristo, che come vino buono è custodito nelle botti stagne del loro cuore. Sì, c’è ancora speranza, che viene proprio da loro e da chi come loro non ha paura a seguire Cristo.

E mentre lungo il cammino mi guardavo intorno, vedevo tantissimi lumini sulle finestre delle nostre case. Mi son detto: «Allora c’è ancora un po’ di fede». Ne sono certo, la fede c’è ancora, abbiamo solo l’urgenza di trasmetterla. Ricordo quando mia mamma, nel rifare il mio letto, sistemava sotto al mio cuscino il mio pigiama, bello in ordine (e mia nonna la figura della Madonna, aggiungo adesso). Proviamo a portare a casa i libretti di questa Via Crucis, della Veglia Eucaristica di questa notte, i diversi sussidi che stiamo utilizzando e utilizzeremo in questi giorni per le celebrazioni e la preghiera (li troviamo anche sul sito del santuario www.santuariopontenossa/liturgia), infilateli sotto il cuscino dei vostri figli o dei vostri nipoti: saranno come gocce di Sangue di Cristo che cadono dalla Croce in terra arida e voi sarete quel secchio che dal pozzo, che è Cristo, tirerete su il vino buono che dona gusto alle nostre famiglie.