II di Pasqua B

Domenica del Battesimo

11 aprile 2021

 

«Metti qua il tuo dito nel segno dei chiodi, immergi la tua mano nel mio costato». Come il Risorto ha detto al nostro gemello (Didimo) Tommaso, così ripete a noi oggi: immergiamoci in quel costato dal quale è scaturito quel fiume di sangue ed acqua, simbolo dei sacramenti che celebriamo e che sono il segno più tangibile della presenza di Cristo Risorto nella Chiesa, sua e nostra famiglia. Tocchiamo anche noi con mano il corpo del Risorto e tocchiamolo proprio nella partecipazione ai Sacramenti, per poter dire: «Mio Signore e mio Dio!».

Immergiamoci in quell’acqua diventata vino, in quel vino diventato sangue; immergiamoci nell’acqua e nel sangue come siamo stati immersi nel fonte battesimale all’inizio della nostra vita, quando i nostri genitori ci hanno portato al fonte per ricevere il primo dei segni sacri, incorporandoci in Dio e nella sua famiglia, la Chiesa.

Entrando in chiesa abbiamo la consuetudine di immergere la nostra mano nell’acqua santa e tracciare sul nostro corpo il segno di Cristo, il segno della croce, il segno del cristiano, il segno della nuova rinascita, perché dalla croce sgorgò acqua e sangue, acqua che purifica e sangue che dona vita. Ogni volta che compiamo questo semplice gesto, noi vogliamo ricordarci di essere immersi nel Battesimo, inseriti nella Chiesa nella quale siamo incorporati, proprio come la mano dell’apostolo Tommaso nel corpo di Cristo. Il corpo mistico di Cristo Risorto siamo noi, sua Chiesa: ognuno di noi è una parte importante di questa famiglia, come lo è della propria.

Portare i bambini al fonte battesimale perché ricevano il sacramento del Battesimo, significa renderli partecipi della salvezza che il Signore ci ha promesso, quando disse ai suoi apostoli: «Andate in tutto il mondo e battezzate le genti nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo». Nella Trinità Santa vediamo la famiglia della quale entriamo a far parte con il Battesimo; nel costato di Cristo Risorto contempliamo la porta della nostra salvezza dentro la quale stare al sicuro nel cuore stesso di Dio. Siamo stati immersi nel Signore come venivano immersi nell’acqua battesimale i primi cristiani: essi scendevano tre gradini e si immergevano nella vasca per significare la morte al peccato e, riemergendo, attraverso altrettanti gradini, venivano rivestiti del nuovo abito, albis, appunto, l’alba, la veste bianca, ma anche l’alba di una nuova vita che mai tramonterà; così anche oggi, dopo aver ricevuto il Battesimo, i bambini vengono rivestiti di questa nuova vita, simboleggiata dalla vestina bianca della quale vengono rivestiti. Quel numero tre simboleggia il numero dei giorni che Cristo passò sotto terra, sotto le grandi acque, per riportare in vita gli antichi padri e tutti noi; quel numero tre ci riporta alle persone della Trinità che formano un tutt’uno come noi con la Trinità che ci ha redenti per la morte e la risurrezione di Cristo donandoci una vita nuova, eterna, mediante il Battesimo che dalla Pasqua scaturisce: la nostra mente ci rimanda al passaggio dell’antico popolo dalla schiavitù alla libertà attraverso il passaggio nelle acque del Mar Rosso.

Che bello sentire i genitori che, alla domanda «Che cosa chiedete per i vostri bambini?», rispondono: «il Battesimo». È il desiderio di non trattenere le loro creature solo per sé, ma le riconoscono come dono di Dio e a Dio le affidano, perché sanno che Lui è nostro Padre e, chiedendo per i loro figli il Battesimo, chiedono per loro il dono della fede, quella che Dio solo può donare, ma che ha bisogno dei genitori e dei padrini e delle madrine perché resti viva come la fiamma che viene da loro attinta al cero pasquale durante il rito: una fiamma, quella della fede, che niente e nessuno, nemmeno il tempo, può spegnere.

Immergiamoci dunque nel costato di Cristo Risorto, perché mediante il Battesimo diventiamo figli di Dio e ricordiamoci di questa Grazia ogni volta che immergiamo la nostra mano nell’acqua santa quando entriamo in chiesa. Siamo immersi in Cristo e nella sua Chiesa che, come Madre, genera sempre nuovi figli di Dio, fratelli in Cristo, perché anche noi siamo “cristi”, cioè consacrati a Dio mediante il sacro Crisma.

E come avviene per ogni circostanza felice, quale la celebrazione dei sacramenti, stappiamo nelle nostre famiglie una bottiglia di vino buono per festeggiare il Battesimo: ecco, quel Vino Buono è proprio Cristo, che attraverso i suoi sacramenti, rende buona tutta la nostra esistenza, ci dona la gioia di appartenere a Dio, nella sua e nostra famiglia che è la Chiesa: per questo ci dona di gustare la gioia di essere cristiani non in solitaria, ma tutti insieme legati dal vincolo della fede.