IV di Pasqua B

Domenica della Riconciliazione

25 aprile 2021

 

«Il Buon Pastore da la vita per le pecore».

Ci bastino queste parole per comprendere tutto l’amore e la misericordia che il Signore ha per noi. Non solo: «Ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare», dice il Signore. Come non ricordare le sue parole, mentre – a proposito di gregge e di pecore – racconta la parabola di quella smarrita? Cosa fa il Buon Pastore? Va in cerca di quella che si era perduta e la riporta all’ovile.

Il Buon Pastore che fa tutto questo non può che farlo per amore, un amore così sconfinato da perdonare la pecora che si è persa, quella che si è staccata dal gregge, la pecora nera che fa sempre di testa sua in modo differente dalle altre. Tutte sono sue pecorelle e tutte facenti parte di quel gregge che il Signore risorto desidera riunire nella cinta della sua Chiesa.

Siamo noi quelle pecorelle di cui parla; siamo noi nel gregge della Chiesa e in questo nostro gregge c’è chi si perde, chi fa la pecora nera, chi si allontana e non trova più autonomamente la strada per il recinto; e c’è anche chi vuole andarsene volontariamente. Siamo noi queste pecorelle che, tuttavia, beneficiamo dell’amore misericordioso del Signore e, malgrado il nostro comportamento ostile, siamo rivestiti di misericordia più che di lana.

Il Buon Pastore, dice ancora il Signore citando il profeta, è colui che si prende cura della pecora malata, fascia le ferite a quella zoppa, nutre quella gracile e per tutte ha un occhio di riguardo. Il Buon Pastore chiama le sue pecore per nome, perché le conosce una ad una, come conosce il nostro cuore e sa bene che, malgrado il nostro peccato, la sua misericordia ne è la cura più efficace.

Non ci obbliga il Buon Pastore a stare nel suo recinto, ma poiché sa bene che fuori ci faremmo solo del male, egli viene a cercarci con la sua Grazia e, se il peccato ci ha ferito, Egli versa sulle nostre ferite il vino buono che disinfetta e l’olio che cicatrizza. È la sua misericordia questo vino buono che purifica le ferite lasciate dalla nostra caduta in quei crepacci che sono sempre dietro l’angolo o a portata di mano; è la sua misericordia a purificare quelle sbucciature che il peccato provoca quando vogliamo percorrere strade che ci appaiono più belle, più sicure, più facili, ma che in realtà si manifestano le più ostili. È il Sacramento della Riconciliazione il vino buono che il Signore versa sulle ferite che il male ha inferto in noi, perché l’abbiamo scambiato per sommo bene.

Il Signore, Buon Pastore, non sta a valutare se l’entità della nostra colpa merita o no il suo perdono e non sta nemmeno a dosare quel vino buono per paura di sprecarlo. Siamo noi a calcolare sempre tutto, siamo noi che, di fronte ai torti subiti o alle offese ricevute, andiamo a calcolare se sia il caso di sprecare vino prezioso per disinfettare le ferite che a vicenda ci siamo procurati, attenti a far valere sempre e solo le nostre ragioni per dimostrarci sempre superiori.

Che belle le parole della preghiera per la famiglia che abbiamo adottato in questo cammino pastorale di riflessione e di preghiera per la vocazione matrimoniale e familiare:

Rendici capaci di tacere e di parlare

al momento opportuno e con il tono giusto,

perché le discussioni non ci dividano

e il silenzio troppo lungo

non ci renda estranei l’uno all’altro.

Il Sacramento della Riconciliazione ci aiuti a tornare al Signore sapendo che Lui non ci aspetta con la verga, ma con il vino buono, per fasciare le nostre lesioni e per far festa per il nostro ritorno a casa, come avvenne per il figlio minore della parabola del padre misericordioso; il Sacramento della Riconciliazione ci aiuti a tornare nell’ovile, sotto la guida del Buon Pastore che si prende cura di tutte le sue pecorelle, anche se ci sentiamo un po’ come la pecora nera; il sacramento della Riconciliazione ci aiuti a sperimentare l’amore misericordioso di Dio che anche noi siamo chiamati a versare, come fosse vino buono, per brindare al perdono, alla misericordia e alla riconciliazione che ci fa riallacciare legami lacerati, spesso per stupidaggini o battute senza alcun valore, che ci fa ritrovare volti amati e spesso allontanati per sciocchezze o cose di poco conto, che ci fa tornare a ridere e a scherzare, manco ci fossimo scolati una bottiglia di vino, quello buono, che ci permette di riabbracciarci come il padre riabbracciò il figlio e come il Buon Pastore prende in braccio le sue pecorelle.