Pentecoste

23 maggio 2021

 

Che Babilonia quel giorno, in quella casa, quando le lingue di fuoco la invasero e si posarono sugli Apostoli rendendoli capaci di parlare linguaggi diversi.

Sembra di entrare nelle nostre case, nelle nostre famiglie, quando la casa è sottosopra e spesso si parlano linguaggi diversi. Genitori che cercano di capire i figli; figli che tentano di lasciasi guidare dai genitori con un occhio sul mondo esterno. Genitori che non ci capiscono nulla della velocità di questo mondo e figli che vogliono stare al passo coi tempi.

Che Babilonia!

La realtà della Chiesa nascente nella Pentecoste insegna alle nostre piccole chiese domestiche quanto sia indispensabile parlare la stessa lingua e lasciarsi guidare dallo Spirito per comprendere lingue e modalità differenti; tuttavia, dentro questo apparente caos, siamo chiamati ad annunciare il Vangelo senza correre dietro a un tempo che ci sfugge, ma cercando di presentarlo in modo che possa giungere dritto al cuore di tutti i componenti della famiglia.

Nella babele delle nostre case ci sono tante dinamicità, ma è bello entrare in quelle famiglie dove i fratelli litigano, ma si vogliono davvero bene; è bello entrare in quelle famiglie dove i genitori sono persone semplici, ma nello stesso tempo trasmettono i valori grandi della vita; è bello sedersi alla tavola dove è servito il pane dell’affetto e il vino della felicità e dove il Maestro di Tavola, Cristo, non può che benedire quelle piccole chiese domestiche dove si parlano lingue antiche ma sconosciute al mondo, come l’affetto, l’affiatamento, il servizio, la disponibilità, la cura gli uni per gli altri, il perdono dopo ogni battibecco, la sincerità e l’onestà, il rispetto e la fedeltà, il coraggio di scelte controcorrente e la fede che spinge all’annuncio evangelico senza paura; in una parola, è bello entrare nelle case dove c’è l’amore. È bello entrare in quei cenacoli animati dallo Spirito che scompiglia e sistema le cose, che fa urlare e tacere, ma soprattutto è bello, anche per me prete, entrare in quelle realtà familiari dove si vede lo Spirito Santo che opera meraviglie, dove ci si rivolge al Signore nella preghiera intorno alla tavola e dove non si va a dormire senza aver invocato il Signore. Sì, è bello per me, per noi sacerdoti imparare dalle famiglie il gusto e l’importanza della preghiera, perché è lì che si vede la Chiesa nascente che ricalca la prima Chiesa, dove gli apostoli con Maria erano riuniti in preghiera in attesa dello Spirito proprio là dove avevano consumato la Cena con il Signore, attorno alla mensa del pane e della parola, del dialogo e dell’amore sincero. È bello per me prete che spesso vivo il mio ministero di preghiera, ma fatta troppo per abitudine e poco col cuore; è bello che sia proprio la famiglia ad aiutarmi a pregare, a fermarmi dall’addentare un buon boccone per ringraziare il Signore per i doni ricevuti. Questa è la Chiesa che nella vita matrimoniale e familiare vive e si fortifica.

Lasciamoci dunque guidare dal dono dello Spirito, lasciamo che nelle nostre famiglie abiti lo Spirito ed entri come nel cenacolo nel giorno di Pentecoste, ci faccia parlare lingue diverse, ma con un unico messaggio: il Vangelo di Cristo. Non abbandoniamo la preghiera nelle nostre case, perché sarà quella a tenere vivo il senso dell’unione matrimoniale e familiare; preghiamo spesso insieme, genitori e figli, perché è la preghiera quotidiana a tenere aperte le porte e le finestre della vita per far sì che lo Spirito soffi su di noi e ci doni la stessa forza e la stessa gioia di essere i discepoli di Cristo in questo tempo.

«Portatene al banchetto», disse Gesù ai servi alla festa di nozze a Cana, e lo ripete a noi oggi: portiamo al banchetto della celebrazione domenicale della Messa le nostre famiglie, sediamoci insieme, figli e genitori, a questa tavola sponsale che Cristo risorto ogni domenica imbandisce per noi e scopriremo che l’amore che qui si respira è lo stesso che anima le nostre case, che saranno anche una babilonia, ma nelle quali si parla il vero linguaggio dell’amore che tutti unisce, nessuno divide, e che malgrado le incomprensioni saprà far regnare in noi quell’amore immenso che tutto vince e da compimento ad ogni cosa.